“Il desiderio dell'alchimista”: ricette di salute e bellezza di Caterina Sforza


Caterina Sforza raccoglieva ricette di salute e bellezza, per esempio per truccarsi: ne parla Meredith Ray in questo articolo tradotto da Ilaria.

Sapevate che Caterina Sforza collezionava ricette di salute e di bellezza? Ne parla Meredith Ray, docente della University of Delaware, nel suo articolo pubblicato nel sito Recipes Project e Ilaria lo ha tradotto per voi! Qui il link dell’originale. Buona lettura ;)


In questo post presenterò alcune notizie dal mio recente libro “Daughters of Alchemy: Women and Scientific Culture in Early Modern Italy" (Cambridge: Harvard University Press, 2015) [ndt. “Figlie dell’alchimia: Le donne e la cultura scientifica nell’Italia della prima età moderna]. Ho tratto queste notizie dal primo capitolo “Caterina Sforza’s Experiments with Alchemy” (Gli esperimenti di alchimia di Caterina Sforza) e dal terzo capitolo “Scientific Culture and the Renaissance Querelle des Femmes” (La cultura scientifica e la rinascimentale Querelle des Femmes: Moderata Fonte and Lucrezia Marinella). [ndt. La Querelle des Femmes è la disputa sulle donne e sugli uomini, ovvero sui rapporti tra i sessi].

Pagina degli Experimenti
Prima pagina dagli Experimenti di Caterina Sforza

Avete presente quella rivista Glamour che stavate leggendo all’aeroporto con i consigli su come prendervi cura della vostra pelle, applicando il make up giusto, e che vi farà sembrare più giovani di quello che siete? Quelle ricette hanno una storia molto più lunga di quanto possiate credere. Le ricette di bellezza e di salute costituivano un elemento importante nella cultura scientifica della prima età moderna, quando la curiosità sui “segreti della natura” si combinò con il crescente entusiasmo nel testare e perfezionare attraverso tecniche sperimentali.

Caterina Sforza (1463- 1509), signora di Forlì e di Imola in Romagna e progenitrice della dinastia dei Medici, è un esempio emblematico delle donne della prima età moderna che collezionarono ricette.

A cavallo del Cinquecento, Caterina registrò più di quattrocento ricette di bellezza e di salute – oltre a una sana infarinatura di formule alchemiche – in un manoscritto dal titolo Experimenti. Il manoscritto, ancora esistente in una trascrizione cinquecentesca realizzata da Lucantonio Cuppano (1507-1557), include indicazioni su come preparare rossetti, lozioni e tinture per capelli (con una chiara preferenza per il biondo e il rosso); indicazioni su come curare malattie, dalla febbre ed emicrania all’epilessia e alla sterilità; ricette per aumentare la libido e “recuperare” la verginità [si veda il mio articolo “Impotence and Corruption: Sexual Function and Dysfunction in Early Modern Italian Books of Secrets” (Impotenza e corruzione: Funzione e disfunzione sessuale nei libri dei segreti italiani della prima età moderna)]. Più preziose di tutte, le istruzioni per creare la pietra e quintessenza filosofale: l’elisir che si pensava curasse tutte le malattie, che proteggesse da tutti i mali e che prolungasse la gioventù (forse per sempre).

Prendiamo ad esempio questa ricetta per acqua di talco – una soluzione a base minerale prodotta attraverso la distillazione, usata dagli alchimisti della prima età moderna per vari scopi – che si dice faccia ottenere subito molti di questi obiettivi:

El talcho è stella de la terra et ha le scaglie lucide e se trova ne l’isola di Ciprij et il suo colore è simile al cetrino et guardandolo essendo insieme in massa dimostra verde e vedendolo verso l’aria dimostra come cristallo et ha le infracripte virtù senza le altre che non sonno in libro noctate quale seria el desiderio de li alchimisti saperlo: prima per fare le donne belle e levarsi omni segno o machia del viso de sorte che se una donna de sesanta annj la farà parere de vinti... ancora dicta acqua de talcho o vero polvere de esso chi ne bevesse in vino biancho guarisse uno che fusse avenenato et chi in quel giorno ne havesse preso in vino biancho serà sicuro di veneno et de omni morbo e peste... Ancora se fa mentione che dicta acqua fa de lo argento oro, et de le zoie false le fa perfecte et fine (dagli Experimenti de la Ex[ellentissi]ma S]igno]ra Caterina da Furlj Matre de lo inllux[trissi]mo S[ignor] Giovanni de Medici, in Caterina Sforza, ed. Pier Desiderio Pasolini, v. 3, 617-618, Roma: Loescher, 1893. La trascrizione cinquecentesca di Cuppano è conservata in un archivio privato).

Ricette sfaccettate come questa, ispirate dalla pratica alchemica, abbondavano nella cultura scientifica della prima età moderna. Circolavano in manoscritti e stampe, tra uomini e donne, oralmente e attraverso contatti epistolari, commerciali e di corte.

Dama dei Gelsomini e Pagina degli Experimenti
A sinistra, Lorenzo di Credi, particolare della Dama dei Gelsomini, probabile ritratto di Caterina Sforza (1485-90 ca.; Forlì, Musei San Domenico, Pinacoteca Civica); a destra, la pagina degli Experimenti con la ricetta per l’acqua di talco.

Privilegiando l’esperienza diretta, l’osservazione e l’applicazione sullo studio o l’insegnamento teorico, le ricette pubblicate negli Experimenti di Caterina Sforza riflettono il carattere empirico ed eterogeneo della scienza della prima età moderna. Come i libri dei segreti stampati che avrebbero raggiunto un’enorme popolarità nel primo Cinquecento (descritto in “Science and the Secrets of Nature” [La Scienza e i Segreti della Natura] di William Eamon , il manoscritto di Caterina oscilla tra l’alchimia e la medicina, il reale e l’occulto, la casa e la corte. La sua ricerca di segreti non era solo registrata nel suo manoscritto, che lasciò in eredità a suo figlio (il condottiero Giovanni dalle Bande Nere, padre di Cosimo I de’ Medici). Trattò di questo anche in lettere al suo farmacista, a spie, membri della famiglia e ad altri entusiasti dell’alchimia di tutta Italia.

L’attività degli Sforza l’annovera alle origini di un interesse dei Medici per l’alchimia e gli esperimenti che si sarebbe ben espanso nel Seicento, collocandola entro il più vasto panorama dell’attività scientifica delle donne della prima età moderna. Non fu l’unica in questa attività: l’impegno delle donne nella cultura scientifica fu ampio e vario, e il linguaggio delle ricette si dimostrò utile in molteplici contesti, compreso il dibattito rinascimentale sulle donne. Durante il 1600, Moderata Fonte, nel suo dialogo Il Merito delle donne, contrasterebbe l’efficacia e l’onestà di alcune ricette mediche e cosmetiche – in grado di curare malattie o trasformare l’aspetto – con l’impossibile compito di trovare una ricetta per insegnare agli uomini a rispettare e considerare le donne al loro pari.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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