Facebook continua a censurare l'arte: tre giorni di silenzio a Finestre sull'Arte per una fotografia


La nostra pagina Facebook e i nostri account personali sono stati bloccati per tre giorni a causa della pubblicazione di un post che parlava della mostra di Helmut Newton a Venezia.

Sembra che, da qualche tempo, chi voglia parlare d’arte su Facebook debba premurarsi di stare in guardia contro la censura, sempre più pressante, operata dal social network di Mark Zuckerberg. Dopo i casi del blog Arte a Modino, che si è visto bloccare un annuncio su Facebook perché il video che veniva promosso includeva, nella scenografia, un disegno con un nudo femminile, oltretutto in secondo piano, e della Casa dei Tre Oci di Venezia perseguitata da Facebook per le immagini della mostra su Helmut Newton che si terrà fino al mese di agosto, questa volta è toccato a noi di Finestre sull’Arte subire le pesanti ripercussioni della pruderie di Facebook.

Cosa è successo? Ieri pomeriggio, alle 16:18, abbiamo condiviso un articolo della rivista ArtsLife, che proponeva proprio una recensione della mostra di Helmut Newton alla Casa dei Tre Oci. L’anteprima del post conteneva il celeberrimo Autoritratto con moglie e modelle del 1981, forse la più famosa fotografia di Helmut Newton: e dal momento che una delle modelle è completamente nuda, dopo qualche ora abbiamo trovato un messaggio che ci informava del fatto che il post violava gli Standard della Comunità di Facebook. Risultato? Abbiamo dovuto rimuovere il post, e per tre giorni, a partire dalla notifica (che ci è arrivata all’incirca alle 19 di ieri sera), non potremo pubblicare aggiornamenti sulla pagina Facebook di Finestre sull’Arte, né potremo utilizzare i nostri profili personali, neppure per scrivere in gruppi chiusi, o addirittura per inviare messaggi privati ai nostri amici. Di fatto, per tre giorni potremo utilizzare Facebook soltanto in lettura: siamo stati ridotti al più totale silenzio. Ma non solo: nel caso in cui in futuro altre opere dovessero ricadere sotto la censura di Facebook, le “pene” saranno alzate, e potremo rischiare anche la cancellazione di pagina e account personali. È insomma chiara la dimensione del danno che la politica del social network ha causato a noi e al nostro pubblico.

Oltretutto, il post che abbiamo condiviso da ArtsLife è ancora presente nella sua forma originale sulla pagina della rivista: non capiamo dunque come si muovano i gestori del social network in questo ambito. Deduciamo (ma è solo una nostra supposizione) che qualcuno forse abbia segnalato il nostro contenutoal social network, e che qualche moderatore si sia attivato per censurarci: e se fosse andata in questo modo forse lo scenario sarebbe ancora peggiore, perché per colpa di qualche utente bigotto e moralista (oppure, e vogliamo davvero sperare che non sia questo il caso, per colpa di qualche utente deliberatamente intenzionato ad arrecarci nocumento) si privano migliaia di persone (perché tali sono i nostri numeri su Facebook) di uno strumento che ogni giorno porta loro informazione su ciò che accade in Italia nel settore dei beni culturali, divulgazione di qualità, notizie su mostre ed esposizioni, articoli d’opinione che aprono interessanti discussioni, e molto altro.

Il post che ci è stato censurato, nella versione originale sulla pagina di ArtsLife
Il post che ci è stato censurato, nella versione originale sulla pagina di ArtsLife

Viene poi da domandarsi secondo quali logiche Facebook considera un nudo offensivo per la sensibilità di certi suoi utenti. Leggiamo, infatti, nei tanto sbandierati “Standard della Comunità di Facebook” (che il social ci ha invitato a più riprese a leggere): “È permessa anche la pubblicazione di fotografie di dipinti, sculture o altre forme d’arte che ritraggono figure nude”. Poiché la fotografia è, almeno secondo il senso comune, una forma d’arte, i casi sono tre: o Facebook non considera una forma d’arte la fotografia, o i suoi gestori sono così ignoranti da non conoscere la figura di Helmut Newton, oppure anche Facebook decide di applicare o non applicare arbitrariamente le sue stesse regole, secondo logiche che sfuggono del tutto alla nostra comprensione (oltre che al buon senso).

Riteniamo che sia del tutto intollerabile la censura nei confronti dell’arte. Anche perché la mannaia del social questa volta si è abbattuta sull’opera di un artista universalmente riconosciuto come tale. Il tutto mentre su pagine e bacheche proliferano volgarità, bufale, disinformazione, annunci truffaldini, link che diffondono virus, e anche contenuti che spesso si configurano come reati penalmente perseguibili: ingiurie, diffamazione, calunnie, intimidazioni, apologia di fascismo, discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e via dicendo. Insomma: se l’arte non è libera di esprimersi su Facebook, significa che il social network deve iniziare a farsi qualche domanda. Cominciando col chiedersi se la presunta offesa al decoro pubblico è davvero insita nell’opera d’arte, o è piuttosto un’invenzione di chi, vestendo gli inopportuni panni del censore di artistiche nudità, considera l’opera offensiva. Noi cercheremo sempre, per quanto possibile, di batterci affinché Facebook possa diventare un luogo in cui ogni forma d’arte possa davvero esprimersi senza dover continuamente interrogarsi sulla conformità dei contenuti rispetto al moralismo del social e di molti dei suoi utenti. Perché l’idea di censurare l’arte è sbagliata, retrograda, anacronistica, ottusa, stupida e offensiva nei riguardi dell’intelligenza comune.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo



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