Il Maradona dei Quartieri Spagnoli. Storia di uno dei murales più famosi d'Italia


È una delle opere di street art più famose d'Italia: è il murale di Diego Armando Maradona che si trova ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Ecco tutta la sua storia.

Si può ormai dire che faccia parte dei murales storici d’Italia: è quello che venne realizzato nel 1990 ai Quartieri Spagnoli di Napoli e che ritrae Diego Armando Maradona (Lanús, 1960 - Tigre, 2020), con la maglia numero 10 del Napoli (la storica maglia degli anni Ottanta, con lo sponsor Mars), sul petto lo scudetto appena vinto (quello del campionato 1989-1990, il secondo e per ora ultimo della storia della squadra partenopea: il primo è dal campionato 1986-1987, a due anni dall’arrivo di Maradona) e al braccio la fascia di capitano. Napoli ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il campione argentino, arrivato dal Barcellona nel 1984 e rimasto sulle rive del golfo nel 1991 per poi passare al Siviglia.

Il murale fu realizzato proprio per festeggiare il secondo scudetto del Napoli, per il quale il contributo di Maradona fu decisivo: per lui 16 gol in 28 partite, il più alto numero di reti che il “Pibe de Oro” ha segnato in un campionato fuori dall’Argentina, e anche la sua miglior media realizzativa con una squadra europea. Autore dell’opera un artista di soli ventitré anni, Mario Filardi, poi scomparso nel 2010 a Zurigo in circostanze ancora da chiarire. E quella di Filardi è a sua volta una storia nella storia: artista per passione, nella vita faceva tutt’altro mestiere, dal momento che per tutta la vita girò il mondo per fare il cameriere. La Svizzera, Londra, Madrid, l’Australia, Francoforte. Veniva da una famiglia in difficoltà economiche e fin da giovanissimo volle evitare di pesare sui familiari: tuttavia, quando tornava a Napoli, amava armarsi di colori per dipingere. E lo ha fatto anche nella tarda primavera del 1990, quando Napoli era in festa per la vittoria del suo secondo scudetto.

Per tracciare il disegno, Filardi si era basato su una piccola fotografia di Maradona. “Era tifosissimo di Diego”, ha raccontato sua sorella Teresa alla rivista Il Napolista in un’intervista del 2016. “Quel murale è nato per onorare Maradona perché ci aveva fatto vincere due scudetti. Quando vincemmo il secondo scudetto, tutti i ragazzi tifosi del Napoli, capitanati da Bostik, vennero a chiamare Mario perché era bravo e gli chiesero di fare il disegno. Lavorò per due notti e tre giorni, lo aiutarono tenendo i fari delle macchine accese per illuminare il muro mentre lui disegnava. Stava su quell’impalcatura precaria e io stavo sotto a guardare, senza neppure riuscire ad andare a dormire, perché avevo paura che cadesse lui e gli cadesse tutto addosso”. E si trattò di un’opera collettiva, perché alla realizzazione partecipò tutto il rione. Teresa Filardi racconta che c’erano persone che facevano compagnia a suo fratello Mario mentre dipingeva, altri che gli passavano il materiale e i tubi Innocenti, lei invece... gli preparava la merenda. Un lavoro enorme eseguito in tempi estremamente rapidi per un artista appassionato, che di mestiere faceva altro: “Se vedi la foto ha il viso stanco, si ammazzò per fare il murales”, ha ricordato la sorella.

Il murale di Mario Filardi in una foto d'epoca
Il murale di Mario Filardi in una foto d’epoca

Maradona, nel murale di Mario Filardi, veniva ritratto in corsa, stilizzato, quasi fosse un eroe dei fumetti: perché in fondo, questo è Maradona per Napoli. Una sorta di supereroe. Una divinità del pantheon popolare della città. Terminata l’opera, il cielo di Napoli fu illuminato da alcuni fuochi d’artificio che, com’è tradizione a Napoli, si usano per festeggiare un evento. E quel murale, lo si può dire, è entrato nella storia della città: ancora oggi tanti turisti si recano appositamente nei Quartieri Spagnoli, in via De Deo, per ammirarlo. E non sono soltanto tifosi o appassionati di calcio, dal momento che l’immagine di Maradona è ormai un’icona della napoletanità, per tanti è quasi impossibile scindere la città dal più grande calciatore che si sia mai visto da queste parti (e per molti è addirittura il più grande giocatore della storia).

Nel frattempo però l’opera aveva cominciato a deteriorarsi, e poi, verso la fine degli anni Novanta, sul muro fu aperta una finestra abusiva che cancellò il volto del Pibe. Il sogno di Mario era quello di ridipingere l’opera, sopra alla tapparella della finestra, in modo che l’equilibrio estetico del murale rimanesse il più integro possibile. Un sogno destinato a rimanere tale, perché il lavoro non gli fece trovare il tempo di portarlo a termine e, come anticipato, l’artista scomparve nel 2010, e perché il restauro aveva dei costi che Mario non poteva sostenere da solo. Abbandonata al più bieco degrado, l’opera, nel 2016, era quasi completamente sbiadita e si cercò quindi di restaurarla. Anche in accordo col nuovo proprietario dell’appartamento della famigerata finestra: un altro tifosissimo di Maradona che acconsentì a far dipingere la tapparella in modo da ricostruire il volto del campione.

L’iniziativa di restaurare il dipinto arrivò da un artista, Salvatore Iodice, anche lui un ragazzo dei Quartieri Spagnoli (la sua bottega di falegname si trova proprio nel rione), che si propose alla famiglia Filardi per ridipingere il murale che ormai era quasi completamente svanito: Iodice raccolse la somma necessaria per l’intervento (tremila euro), si fece aiutare anche dal Comune (che fornì un carrello elevatore), ottenne tutti i permessi del caso, e mantenne la struttura compositiva del murale di Mario Filardi, ma decise di reinterpretare la figura dell’attaccante argentino. Iodice aveva cercato di essere il più rispettoso possibile nei confronti dell’originale di Filardi, riproponendo il Maradona in chiave fumettistica dell’opera originale. Per Iodice si trattava di una sorta di omaggio, anche se gli abitanti dei Quartieri Spagnoli avrebbero preferito quello che si chiama “restauro artistico”, per donare al calciatore un volto più realistico: di conseguenza, si arrivò nel 2017 a un nuovo intervento, quello del noto street artist argentino Francisco Bosoletti, già autore di diverse importanti opere di arte urbana in alcune delle aree più problematiche del capoluogo campano.

Bosoletti si trovava in via De Deo per eseguire un murale in omaggio alla Pudicizia di Antonio Corradini, la statua dell’artista veneto che adorna la Cappella Sansevero. Inizialmente ebbe qualche titubanza a intervenire sul murale di un collega, ma poi Salvatore Iodice acconsentì, in rispetto ai desideri degli abitanti del rione, e così, nell’autunno del 2017, l’artista argentino ha donato a Maradona un viso dall’aspetto più naturale, lasciando inalterato però il resto del corpo. Così, scriveva Marco Perillo sul Mattino di Napoli alla fine dell’intervento di Bosoletti, “la ‘sua’ testa di Maradona campeggia da oggi su quel palazzo, a chiusura del cerchio di una storia di passione tutta argentino-napoletana”.

Salvatore Iodice al lavoro durante il restauro del murale di Mario Filardi. Ph. Credit @gioimprota
Salvatore Iodice al lavoro durante il restauro del murale di Mario Filardi. Ph. Credit @gioimprota


Il murale di Maradona restaurato da Salvatore Iodice. Ph. Credit @franclucas86
Il murale di Maradona restaurato da Salvatore Iodice. Ph. Credit @franclucas86


Il murale di Maradona dopo l'intervento di Bosoletti. Ph. Credit Accademia di Belle Arti Santa Giulia
Il murale di Maradona dopo l’intervento di Bosoletti. Ph. Credit Accademia di Belle Arti Santa Giulia

Oggi il murale del Maradona dei Quartieri Spagnoli è una sorta di attrazione, di icona, compare anche in diverse guide turistiche della città. Il riconoscimento al suo autore è arrivato postumo: nel 2016 il Comune di Napoli ha apposto una targa in via De Deo per ricordare l’artista che omaggiò Maradona con un’opera diventata famosa in tutto il mondo. Mario Filardi aveva preso a realizzare anche altre opere, sempre sui muri della sua città, e sempre quando le pause del lavoro glielo consentivano. Purtroppo non è mai riuscito a intraprendere una carriera “ufficiale” o blasonata, ma poco importa. Nella storia della street art italiana c’è un posto anche per lui.


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