Il Duomo di Orvieto e i suoi tesori meravigliosi


Nel centro della città di Orvieto si erge maestosa la cattedrale di Santa Maria Assunta, capolavoro di architettura gotica pieno di meraviglie da scoprire.

Il magnifico Duomo di Orvieto si trova al centro della città di cui è simbolo. La Cattedrale racconta con ogni sua pietra secoli di storia: è infatti un prezioso scrigno che contiene innumerevoli tesori, dalla facciata agli affreschi, alle statue e tavole contenute all’interno. Nel 1290, in seguito alla decisione di costruire una grande cattedrale che sostituisse quelle già presenti sulla piazza, avevano inizio i lavori di edificazione del Duomo di Orvieto. Il cantiere partì sotto la direzione del capomastro Fra’ Bevignate, ma i lavori di costruzione durarono cinque lunghi secoli, in cui si susseguiranno numerosi architetti. Nel 1309 i lavori vennero affidato a Lorenzo Maitani, architetto e scultore senese, a cui si deve l’attuale facciata gotica. Dopo la sua morte venne nominato capomastro Andrea Pisano, al quale succedette Andrea di Cione detto l’Orcagna, che realizzò il magnifico rosone.

La cattedrale si presenta con una facciata in stile gotico, costituita da quattro contrafforti terminanti con guglie che la scandiscono in tre settori. I lavori sulla facciata cominciarono contemporaneamente a quelli del corpo di fabbrica, con forme romaniche, ma con la direzione di Maitani vennero inseriti elementi gotici. L’architetto e scultore realizzò insieme al figlio Vitale Maitani la marmorea Vergine col bambino, posta nella lunetta del portale centrale (attualmente conservata al Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto e sostituita in loco da una copia), e le quattro state poste sulla cornice dei piloni ai lati dei portali, che rappresentano rispettivamente l’Angelo, il Leone, l’Aquila e il Toro, ovvero i simboli dei quattro evangelisti (rispettivamente Matteo, Marco, Giovanni e Luca). Sono scolpiti sulla base dei quattro pilastri posti in facciata bassorilievi che raffigurano Storie del Nuovo e del Vecchio Testamento, seguendo la tematica della storia dell’umanità, dalle origini all’apocalisse. Nei primi due rilievi abbiamo le storie del Vecchio Testamento, mentre nel terzo storie del Nuovo Testamento con la Natività, la Flagellazione di Cristo, la Strage degli Innocenti, mentre nel quarto ed ultimo si trova il Giudizio Universale.

Il Duomo di Orvieto. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Il Duomo di Orvieto. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
La facciata del Duomo di Orvieto
La facciata del Duomo di Orvieto. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
La copia della Vergine col Bambino di Lorenzo e Vitale Maitani. Foto: Francesco Bini
La copia della Vergine col Bambino di Lorenzo e Vitale Maitani. Foto: Francesco Bini
L'aquila di san Giovanni. Foto di Giovanni Careddu
L’aquila di san Giovanni. Foto: Giovanni Careddu
L'angelo di san Matteo. Foto di Francesco Bini
L’angelo di san Matteo. Foto: Francesco Bini
Il leone di san Marco. Foto di Francesco Bini
Il leone di san Marco. Foto: Francesco Bini
Il toro di san Luca. Foto: Giovanni Careddu
Il toro di san Luca. Foto: Giovanni Careddu
Il rosone
Il rosone di Andrea Orcagna

Impreziosiscono la facciata del Duomo gli splendidi mosaici, realizzati su fondo oro, che rappresentano gli episodi principali della vita della Vergine, a cui è intitolata la cattedrale. Collocati nei timpani laterali si ammirano l’Annunciazione ad Anna, la Nascita della Vergine, la Presentazione al tempio, il Matrimonio con Giuseppe, mentre al centro sono raffigurati gli episodi che riguardano l’ascesa della Madonna dalla terra e il trionfo in paradiso. L’unico episodio che si distacca dal tema principale è il Battesimo di Cristo, che si vede sotto il timpano a sinistra. La decorazione musiva, molto costosa, era motivo di vanto per la città, e venne addirittura costruita una fornace nel cantiere per poter realizzare le tessere necessarie. Queste erano in origine trattate per somigliare all’alabastro, ma nei secoli sono state sostituite o hanno subito importanti restauri.

Cattura lo sguardo il rosone posto al centro dei mosaici, realizzato tra il 1354 e il 1380 dallo scultore e architetto Andrea Orcagna. Il volto di Cristo, posto al centro, è circondato da un registro di colone e archi intrecciati. Ai quattro angoli esterni il rosone è impreziosito da mosaici realizzati dal pittore Piero di Puccio, che rappresentano i quattro dottori della Chiesa Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo e Sant’Ambrogio. Il tutto è incorniciato da sculture e teste in travertino, mentre ai lateralmente le edicole realizzate da Petruccio di Benedetto da Orvieto ospitano 13 statue di profeti. Quelle superiori, realizzate dallo scultore Antonio Federighi, ospitano le statue dei 12 apostoli Per entrare nella cattedrale si attraversano le porte in bronzo dello scultore Emilio Greco, decorate con rilievi rappresentanti le Opere di Misericordia, che dal 1962 sostituiscono le originali in legno.

L’interno è molto sobrio, e la pianta si compone di tre navate suddivise da dieci colonne cilindriche e da due pilastri ottagonali. Il duomo è decorato da numerosi cicli di affreschi, come quello realizzato da Ugolino di Prete Ilario, con Storie della Vergine, collocato nell’abside. Vicino all’altare maggiore, dal 2019 tornata alla collocazione originaria nel Duomo, troviamo l’Annunciazione di Francesco Mochi, composta da due statue, ovvero l’Angelo annunciante, realizzato a grandezza naturale mentre scende in volo dal Paradiso, e la Vergine, di dimensioni maggiori rispetto alla scala naturale, ispirata alla statua di Rachele di Michelangelo, con dimensioni simili. Sempre nel 2019, a 122 anni dalla loro rimozione, sono tornate nel Duomo di Orvieto le monumentali statue dei santi e degli apostoli eseguite da diversi artisti (il Moschino, Raffaello da Montelupo, Ippolito Scalza, Giovanni Caccini, Pietro Francavilla, Francesco Mochi, Ippolito Buzi, Bernardino Cametti, Fabiano Toti) tra il 1556 e il 1722, e ricollocate a circa otto mesi di distanza dall’Annunciazione di Mochi. Spostandoci nel braccio sinistro della crociera si ammira a Pietà realizzata da Ippolito Scalza. Commissionata dall’Opera del Duomo tra il 1565 e il 1570. l’opera, realizzata ex uno lapide, è composta da quattro figure: la Vergine che sorregge il corpo di Cristo, Nicodemo e la Maddalena inginocchiata. L’artista, che firmò la statua sul basamento, ebbe il privilegio di scegliere lui stesso il soggetto, e realizzò questo gruppo con un’iconografia che si pone a metà tra una pietà ed un compianto sul Cristo morto. È evidente comunque l’ispirazione michelangiolesca sia nella scelta del tema sia nella realizzazione. Lo stesso Scalza realizzò il monumentale organo a canne collocate sopra l’arco d’ingresso della Cappella del Corporale.

Interno del Duomo di Orvieto. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Interno del Duomo di Orvieto. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Interno del Duomo di Orvieto. Foto: Finestre sull'Arte
Interno del Duomo di Orvieto. Foto: Finestre sull’Arte
Annunciazione di Francesco Mochi, la Vergine annunciata. Foto: Finestre sull'Arte
Annunciazione di Francesco Mochi, la Vergine annunciata. Foto: Finestre sull’Arte
Annunciazione di Francesco Mochi, l'angelo. Foto: Finestre sull'Arte
Annunciazione di Francesco Mochi, l’angelo. Foto: Finestre sull’Arte
Cappella del Corporale. Foto: Finestre sull'Arte
Cappella del Corporale. Foto: Finestre sull’Arte

Tra il 1350 e il 1356, sotto la direzione di Andrea Pisano, venne realizzata nel transetto sinistro la Cappella del Corporale. Edificata sugli archi rampanti realizzati da Maitani a sostegno dell’edificio, nacque per conservare un’importante reliquia, il corporale macchiatosi di sangue di Cristo durante il Miracolo della Messa di Bolsena. Il miracolo accadde quando un prete boemo, che aveva cominciato a nutrire dubbi sulla transustanziazione, si recò in pellegrinaggio a Roma nella speranza di chiarire i propri dubbi, e nel tragitto decise di celebrare una messa a Bolsena. Durante l’eucarestia il sangue stillò dall’ostia, fugando ogni dubbio del celebrante e macchiando il corporale.

Il Miracolo di Bolsena e il tema della transustanziazione sono i temi principali intorno a cui verte la decorazione pittorica della cappella, realizzata da Ugolino del Prete Ilario tra il 1357 e il 1364, con l’aiuto di collaboratori come Giovanni di Buccio Leonardelli, Petrucciolo di Marco, Domenico di Meo, Antonio di Andreuccio e Pietro di Puccio. La preziosa reliquia venne conservata nel reliquiario che il vescovo di Orvieto, Beltramo Monaldeschi, commissionò all’orafo senese Ugolino Vieri. Venne fatto realizzare quando si decise di riattivare la festività del Corpus Domini, il reliquario infatti sarebbe stato portato per le vie cittadine, con al suo interno l’ostia e il panno santo. Alto 139 centimetri e largo 63, il reliquario è realizzato in argento dorato e mercurio, e decorato con smalto traslucido su argento lavorato a sbalzo e impreziosito da grandi pietre tagliate a cabochon. È scandito da quattro pilastri esagonali, come la facciata del Duomo stesso. Nelle trentadue formelle di smalto dipinto troviamo il racconto del Miracolo eucaristico di Bolsena e le Storie della Passione di Cristo.

Nella cappella si trova anche la pala con la Madonna dei Raccomandati di Lippo Memmi, realizzata probabilmente prima del 1320. Prima conservata nella quarta cappella della navata destra, si trova nella Cappella del Corporale del 1573. La pala, di grande raffinatezza, raffigura la Vergine, vestita con un mantello di pelliccia di Vaio, che risalta sul fondo oro; al centro sei suoi piedi si osserva la firma dell’artista. Sotto il manto di Maria, alla sua destra, sono rappresentati gli uomini, mentre a sinistra si vedono le consorelle, tra cui due fanciulle nobili ornate da corone, a cui sono speculari i giovani vestiti con abiti borghesi e con copricapi di pelliccia. I 18 angeli sono disposti simmetricamente ai lati della vergine, e due di questi le sorreggono il mantello.

Cappella di San Brizio
Cappella di San Brizio. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Luca Signorelli, Il Finimondo
Luca Signorelli, Il Finimondo. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Luca Signorelli, La predica dell’Anticristo
Luca Signorelli, La predica dell’Anticristo. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Luca Signorelli, La Resurrezione dei corpi
Luca Signorelli, La Resurrezione dei corpi. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Luca Signorelli, I dannati
Luca Signorelli, L’inferno. Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Luca Signorelli, Il Paradiso
Luca Signorelli, Il Paradiso. Foto: Opera del Duomo di Orvieto

Nel Duomo trova posto, in posizione opposta alla Cappella del Corporale, la Cappella di San Brizio, realizzata a partire dal 1396. Inizialmente la decorazione venne affidata, nel 1447, al Beato Angelico e ai suoi collaboratori, tra cui era presente anche Benozzo Gozzoli. Vennero realizzati però solo il Cristo Giudice e i Profeti nella vela. Successivamente l’Opera del Duomo tentò di ingaggiare Perugino, ma dopo che questo ingaggio fallì la decorazione venne affidata a Luca Signorelli. Il primo contratto, del 5 aprile 1499, prevedeva che l’artista dipingesse la volta non completa seguendo i disegni dell’Angelico. Data la soddisfazione per il risultato e la velocità con cui era stato raggiunto, venne stipulato poi un secondo contratto, in cui Signorelli si impegnava a decorare tutta la cappella con un programma predefinito, frutto della collaborazione tra l’artista e i teologi della città. Sul soffitto vennero rappresentate, sulle vele dell’ingresso, i Martiri, la Vergine, i Patriarchi e i Dottori della Chiesa. Tra il 1499 e il 1504 vennero realizzate invece le Storie dell’Anticristo, il Finimondo, la Resurrezione della carne, l’Inferno, l’Antinferno, la Chiamata degli Eletti e il Paradiso, inserite dentro una grande e scenografica struttura architettonica.

Di grande impatto è la scena con gli Atti dell’anticristo, dove la fisionomia del diavolo ricorda molto quella del Cristo, se non per lo sguardo bieco, per la particolarità della scelta iconografica e del tema, che appartengono alla tradizione figurativa d’oltralpe. Nella cappella, tra scene che ci appaiono più vive che mai, ci troviamo in mezzo alla lotta tra eresia e fede, tra male e bene, e tra la paura e la compassione lo spettatore trova speranza grazie al messaggio di salvezza e di redenzione che è reso possibile dal sacrificio di Cristo.

Il Duomo si trova nel centro della città, e appena fuori dalla stazione ferroviaria si trovano la zona taxi, il punto informazione per gli autobus e la funicolare, che effettua corse ogni 15 minuti e ferma nella Piazza del Duomo. Per chi arriva in macchina è consigliabile parcheggiare fuori dal centro storico e proseguire a piedi. Per gli orari e i costi dei biglietti è possibile consultare il sito web ufficiale.


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