In mostra a Napoli i dipinti di Van Gogh rubati dalla camorra e recuperati: torneranno in Olanda a fine mese


A Napoli fino al 26 febbraio 2017 sono in mostra i due dipinti di Vincent Van Gogh rubati dalla camorra e recuperati nel settembre 2016: a fine mese torneranno in Olanda.

Da domani, 7 febbraio, fino al 26, saranno esposti al Museo di Capodimonte di Napoli i due dipinti di Vincent van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890) che furono sottratti nel 2002 dal Van Gogh Museum di Amsterdam: finirono nel casolare di un camorrista a Castellammare di Stabia e sono stati ritrovati nel mese di settembre 2016. Recuperati, dopo la breve esposizione napoletana verranno restituiti all’Olanda.

Oggi, sempre presso il Museo Nazionale di Capodimonte, si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione della mostra, alla quale hanno presenziato il direttore del museo, Sylvain Bellenger, l’ambasciatore olandese in Italia, Joep Wijnands (protagonista, peraltro, di un siparietto nel corso del quale ha citato Pino Daniele, ovviamente in napoletano), il direttore del Van Gogh Museum, Axel Ruger, e le autorità italiane (presenti il presidente della regione Campania De Luca e il sottosegretario ai beni culturali Cesaro). “Viviamo oggi un’enorme gioia”, ha dichiarato Ruger ai microfoni di askanews, “due quadri che sono mancati dalla nostra collezione per quattordici anni sono stati recuperati: questo è un miracolo che possiamo celebrare qui, nella splendida città di Napoli”.

I due dipinti recuperati rappresentano la Spiaggia di Scheveningen (realizzato nell’agosto del 1882) e Una congregazione che lascia la chiesa riformata di Nuenen (del gennaio-febbraio 1884, ritoccato però nell’autunno del 1885). La spiaggia di Scheveningen è stata un soggetto frequentato spesso dal pittore olandese: vi si recò varie volte quando, tra il 1881 e il 1883, dimorò all’Aia, città della quale Scheveningen rappresenta un po’ lo sbocco sul mare (dista pochi chilometri dal centro della città sede del governo olandese). Van Gogh dipinse l’opera mentre infuriava una tempesta: il pittore ha lasciato una diretta testimonianza delle circostanze durante le quali realizzò il dipinto in una lettera indirizzata al fratello Theo e datata sabato 26 agosto 1882. “Per tutta la settimana ci sono state bufere, tempeste e pioggia qui, e sono stato diverse volte a Scheveningen per vederle. Sono tornato indietro con due piccoli paesaggi marittimi. In uno dei due c’è molta sabbia, ma nel secondo, che ho dipinto mentre c’era davvero una tempesta e il mare era arrivato molto vicino alle dune, ho dovuto raschiare via tutto un paio di volte perché uno spesso strato di sabbia aveva coperto tutto. Il vento era così forte che riuscivo a stento a reggermi in piedi e a malapena a vedere attraverso le nubi di sabbia. Ho cercato di mettermi comunque al lavoro dipingendolo di nuovo, subito, in una piccola osteria dietro le dune, dopo aver raschiato il dipinto per la prima volta, e dopo essere uscito per dare di nuovo un’occhiata. Così alla fine ho raccolto due piccoli ricordi. Però un altro ricordo è il raffreddore che mi sono preso un’altra volta, col risultato che sai, cioè che devo stare per forza a casa un paio di giorni. Nel frattempo ho dipinto alcuni studi di figure, e ti manderò due bozzetti”.

Vincent Van Gogh, Spiaggia di Scheveningen
Vincent van Gogh, Spiaggia di Scheveningen (1882; olio su tela, 34,5 x 51 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum


Vincent Van Gogh, Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen
Vincent van Gogh, Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen (1884-1885; olio su tela, 41,3 x 32,1 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum

La chiesa riformata di Nuenen, cittadina dove Van Gogh visse assieme ai genitori tra il 1883 e il 1885, divenne un altro dei suoi soggetti preferiti. Il dipinto che è stato ritrovato in Campania fu realizzato da Van Gogh per la madre, che si era rotta una gamba e doveva attraversare un periodo di convalescenza: è un dipinto di grande importanza anche perché fu il primo che l’artista, allora poco più che trentenne, donò ai propri genitori (peraltro il padre, che era un pastore protestante, amministrava il culto proprio nella chiesa di Nuenen). Per inserire una presenza “viva” nel dipinto, il pittore dispose una serie di personaggi, membri di una congregazione, davanti alla chiesa, colti mentre escono da una funzione religiosa: ne abbiamo alcuni in primo piano e altri ancora che escono dalla porta della piccola chiesa di campagna, che l’artista mette al centro esatto del dipinto, con l’alta guglia che spartisce in due sezioni di eguali dimensioni la composizione. L’atmosfera autunnale che caratterizza il dipinto costituisce un ripensamento: nell’autunno del 1885 infatti Van Gogh corresse il dipinto aggiungendo tocchi di ocra sulle piante e sulle chiome spoglie degli alberi per donare colori autunnali alla scena. Anche i membri della congregazione sono un aggiunta posteriore: vestono abiti scuri in segno di lutto. Probabilmente intenzione dell’artista era quella di rendere un piccolo omaggio al padre, che era venuto a mancare improvvisamente proprio nella primavera del 1885.

Dopo la mostra napoletana, i due dipinti potranno di nuovo essere ammirati nella loro sede, il Van Gogh Museum di Amsterdam.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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