Piazza dei Miracoli dietro le quinte: parla Gianluca De Felice, segretario dell'Opera della Primaziale


La piazza dei Miracoli di Pisa è un complesso monumentale da oltre tre milioni di visitatori e 14 milioni di fatturato: ne parliamo con Gianluca De Felice, segretario dell'Opera della Primaziale Pisana

Oltre tre milioni di visitatori nel 2017 (per la precisione 3.237.766) che la rendono uno dei siti più visitati d’Italia, un fatturato di circa quattordici milioni di euro totalmente destinato alla conservazione e alla promozione, una gestione efficace dei flussi, un’attività culturale vivace, una superficie di cinquantatremila metri quadrati accogliete fin dal primo impatto, con un prato curatissimo e una pulizia precisa e costante: questo è, in sintesi, quello che c’è dietro a piazza dei Miracoli a Pisa, lo spettacolare complesso monumentale gestito dall’Opera della Primaziale Pisana. Abbiamo intervistato Gianluca De Felice, segretario dell’Opera (che ringraziamo per la disponibilità), per commentare i risultati ottenuti nel 2017 dai monumenti della piazza e per saperne di più sulla gestione di uno dei luoghi più famosi al mondo. Intervista a cura di Federico Giannini, direttore responsabile di Finestre sull’Arte.

Pisa, Piazza dei Miracoli
Pisa, Piazza dei Miracoli. Courtesy Opera della Primaziale Pisana

FG. Dottor De Felice, nel 2017 i monumenti di piazza dei Miracoli a Pisa hanno registrato oltre tre milioni di visitatori: sono numeri che pongono il complesso pisano tra i siti più visitati in Italia. Quali sono i fattori che determinano questo successo?
GDF. A mio modo di vedere sono soprattutto tre i fattori da tenere principalmente in considerazione. Il primo consiste nella bellezza del monumento e nel fatto che la piazza dei Miracoli, il suo campanile e il suo complesso sono conosciuti in tutto il mondo. È evidente che si tratta di un elemento di vantaggio rispetto a realtà meno note. Il secondo punto è la congiuntura favorevole sul turismo: Pisa, in particolare, usufruisce di un aeroporto che è centrato sui voli lowcost e permette l’arrivo da varie destinazioni europee. Il terzo punto è il rapporto che l’Opera della Primaziale Pisana ha da tempo instaurato con i tour operator e le agenzie, coi quali andiamo a impostare rapporti commerciali che hanno portato a risultati molto positivi.

C’è da immaginare però che ci sia anche altro, se pensiamo che quello dell’Opera della Primaziale Pisana è da più parti indicato come un esempio di buon governo dei beni culturali. Più di cento dipendenti, molti dei quali a tempo indeterminato, un fatturato che deriva in gran parte dalla bigliettazione, nessun contributo pubblico. Piazza dei miracoli è, con un gioco di parole un po’ scontato, un “miracolo” gestionale oppure si tratta di un modello replicabile, che potrebbe ispirare altri complessi, musei o luoghi della cultura?
No, qui non c’è proprio alcun miracolo, anzi: si tratta di un modello esportabile. Noi siamo un soggetto no profit: abbiamo una natura di tipo privatistico, e dal momento che il nostro ente non è orientato al profitto, le entrate vengono interamente devolute alle attività di conservazione e promozione del complesso monumentale. Questo dunque è un primo elemento importante: tutto ciò che entra viene destinato al patrimonio. Ed è importante perché qui non accade ciò che invece accade in altre realtà, soprattutto pubbliche, nelle quali non è detto che le entrate siano direttamente utilizzabili per il museo o il luogo che le produce. Il secondo elemento fondamentale è l’esistenza di uno statuto vincolato da una legge, quella concordataria tra Stato e Chiesa che dice chiaramente cosa devono fare gli amministratori. I due stakeholder, lo Stato e la Chiesa, hanno il controllo sui tre punti fondamentali: la nomina degli amministratori, la mission e il bilancio. È una forma di gestione che può essere replicata, cambiando gli stakeholder a seconda dei casi, e credo sia molto funzionale, perché è blindata sui punti chiave (cosa dobbiamo fare e come dobbiamo spendere), e avendo natura privata rende più semplice la vita nei confronti di tutti quei cavilli burocratici di cui il mondo pubblico è vittima. Per quanto riguarda l’Opera della Primaziale Pisana, aggiungo che tutto ciò ci agevola enormemente nella gestione della manutenzione e della conservazione nonché nella gestione dei flussi turistici.

Abbiamo detto dunque che tutto il fatturato è interamente devoluto al patrimonio, in parte per conservarlo e in parte per promuoverlo. Parliamo di promozione, anche se il tema è comunque legato alla conservazione: il complesso di piazza dei Miracoli è un insieme di monumenti che vivono una vita molto movimentata, perché sono spesso sede di concerti, mostre, convegni, incontri. Il tema degli eventi all’interno dei musei è uno degli argomenti più discussi nell’attuale dibattito sui beni culturali, e spesso si sente dire che i musei devono aprirsi il più possibile al pubblico con eventi per favorire la valorizzazione: come si pone l’Opera della Primaziale Pisana di fronte a questi argomenti?
Per quello che ci riguarda occorre innanzitutto sottolineare che il nostro è un patrimonio di natura religiosa, quindi entrano in gioco dei limiti sulle attività che svolgiamo, che devono essere rispettose del luogo. Vorrei però fare una riflessione più ampia rispetto a questo limite: innanzitutto, qualsiasi attività promozionale, oltre che rispettosa del luogo, dev’essere anche rispettosa del patrimonio. Una qualunque iniziativa di carattere promozionale non può mettere a rischio la promozione, e questo è un punto indiscutibile: i nostri musei, i nostri monumenti devono essere conservati per le generazioni future, e il primo criterio che dovrebbe guidare ogni azione di valorizzazione dovrebbe essere sempre questo. Detto ciò, e dato per scontato questo punto, trovo che iniziative promozionali, anche quelle un po’ più bizzarre, possono essere accettate: non trovo così scandaloso il fatto che un museo possa ospitare un concerto, una cena, uno spettacolo, purché questo sia coerente col rispetto conservativo e che sia rispettoso del luogo. Per me è molto più imbarazzante entrare in un museo e trovarlo vuoto: vuoto di idee, vuoto di persone. È lì che mi porrei qualche domanda, non certo quando il museo vive.

A proposito di musei che vivono: piazza dei Miracoli ha un rapporto speciale con l’arte contemporanea, che contribuisce a rendere ancora più vivo il complesso. Lo scorso anno c’è stato il concorso per le realizzazione delle vetrate del Battistero, vinto da Francesco Mori, e poi di recente ci sono state le mostre di Igor Mitoraj e Arnaldo Pomodoro. Conservare, valorizzare l’antico e insieme promuovere il contemporaneo è una lezione che proviene dal passato ma che è sempre attuale: qual è in questo senso l’impegno dell’Opera della Primaziale Pisana?
Partiamo da un presupposto: il complesso monumentale vive di opere che sono espressione di vari secoli. Quindi sarebbe impensabile non inserire, nel complesso monumentale, delle opere anche contemporanee. Va fatto però con giudizio, con attenzione, attraverso dei comitati scientifici che possano aiutarci. Lei ha fatto l’esempio delle nuove vetrate del Battistero: in quel caso, delle quattordici vetrate, dieci sono state restaurate e quattro non esistevano più. Così, con una commissione presieduta dal vescovo di Pisa e che vedeva la presenza del presidente dell’Opera, del soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, del direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, del soprintendente di Pisa, e di un rappresentante della Fondazione della banca locale che ci ha aiutato a finanziare il progetto, abbiamo ritenuto interessante promuovere un grande bando internazionale per trovare l’artista che potesse occuparsi delle nuove vetrate. È stato vinto da un italiano, Francesco Mori, ma c’erano anche diversi progetti stranieri molto interessanti. Certo, per dar vita a questa operazione è stato necessario un po’ di coraggio, ma penso sia anche un aspetto dovuto, per continuare a far vivere il complesso. Lo stesso coraggio è quello che ci ha spinto a installare, ormai in modo stabile, un’opera di Mitoraj nel prato della piazza: credo sia necessario continuare a proporre opere contemporanee perché la piazza è espressione dell’arte di ogni epoca, quindi anche la contemporaneità deve trovare spazio nel complesso monumentale.

Pisa, la facciata del Duomo
Pisa, la facciata del Duomo. Courtesy Opera della Primaziale Pisana

Cambiamo argomento e parliamo di visitatori. La stragrande maggioranza dei visitatori dei monumenti di piazza dei Miracoli viene, ovviamente, da fuori Pisa: ma qual è il rapporto con la città? In che modo i pisani percepiscono i loro monumenti?
È un rapporto difficile, per tanti motivi. Intanto per l’aspetto urbanistico: la piazza non è collocata nel centro della città, ma si trova in una zona defilata del centro urbano. Non è, per esempio, come a Siena, dove la piazza più importante si trova nel centro esatto della città. E questo è un limite, che impedisce a molti turisti di fare una passeggiata attraverso il centro della città. Altro ostacolo notevole è la presenza dell’ospedale, anche se in questo periodo l’azienda ospedaliera ha emanato il bando di gara per il nuovo complesso ospedaliero di Cisanello, quindi in prospettiva ci sarà una liberazione degli spazi. Nel frattempo però questa presenza non ci aiuta, perché limita il passaggio dei turisti lungo le vie cittadine. Sono sicuro che nel momento in cui l’azienda ospedaliera venderà il vecchio ospedale a privati, e quando pertanto nascerà un nuovo quartiere con le sue attività culturali e commerciali, il rapporto tra la piazza e il resto della città sarà sicuramente molto più semplice.

Qual è invece il rapporto con gli altri istituti della città? Ovvero: come si inserisce piazza dei Miracoli nel sistema della cultura pisana e nella vita culturale di Pisa?
Devo dire che la vita culturale di Pisa è molto movimentata, grazie anche alla presenza di diversi soggetti attivi (musei, università, associazioni culturali che con regolarità organizzano iniziative importanti), e il nostro rapporto con le altre istituzioni è molto buono. Abbiamo per esempio relazioni ottime con Palazzo Blu: per la recente mostra su Escher abbiamo prestato delle opere del Museo dell’Opera, e abbiamo attivato con Palazzo Blu delle promozioni con sconti sui biglietti d’ingresso alle mostre. Abbiamo ottimi rapporti anche col mondo istituzionale, soprattutto con l’attuale soprintendente, il dottor Andrea Muzzi, sia nell’ottica del dialogo per comprendere quali possono essere i migliorativi da apportare alla gestione dei flussi turistici, sia, soprattutto, nella linea da decidere per portare avanti una conservazione che sia coerente con le necessità del patrimonio che abbiamo in gestione.

A proposito dei turisti: chi è il tipico visitatore dei monumenti di piazza dei Miracoli?
La risposta a questa domanda è piuttosto difficile. Noi abbiamo una forte presenza di turismo stagionale. Ci sono dei picchi molto alti in estate, mentre d’inverno, al di là di alcuni momenti particolari (per esempio sotto le festività natalizie), registriamo cali vistosi. C’è comunque da sottolineare che, rispetto a un tempo, il turismo a Pisa oggi è cambiato: arrivano visitatori di nuove nazionalità che si affacciano sulla piazza del Duomo, e il mordi e fuggi, che una volta era schiacciante, oggi è sempre predominante ma si è molto ridimensionato. Difficile dunque dire chi sia il classico visitatore che visita i nostri monumenti. Posso però confermare che vedo una sempre maggior necessità di conoscere il patrimonio: il nostro visitatore dimostra spesso questa volontà di conoscere, non si limita a una semplice passeggiata nella piazza o a una foto vicina alla torre. Vuole capire, informarsi, chiedere. E nostro compito è quello di soddisfare le sue esigenze in maniera sempre più puntuale.

Quindi anche l’Opera cerca di intercettare un turismo più consapevole...
Certo. Anche se comunque devo dire che non sono d’accordo con l’assunto che tutti i tour operator si limitino a far numero. Chiaro che il “numero” sia un obiettivo, dal momento che il “numero” genera profitto e quindi business. Però lo si cerca provando a captare le novità, le curiosità dei visitatori, i punti sui quali si può approfondire di più. In altri termini: nel cercare di far numero si cerca comunque di produrre qualità. E a far aumentare questa qualità, aggiungo, contribuiscono anche le guide turistiche delle ultime generazioni: trovo che siano molto preparate e competenti, e che affrontino il loro lavoro in maniera davvero molto professionale.

Infine, un’ultima domanda: quali sono i progetti che l’Opera della Primaziale Pisana ha in mente per l’immediato futuro?
Attualmente siamo impegnati in un insieme di cantieri importanti, quello della Cattedrale (stiamo completando il restauro interno della cupola e il restauro esterno del materiale lapideo, sempre della cupola: quello interno dovrà essere completato entro giugno) e quello del Trionfo della Morte nel Camposanto, il cui restauro sarà anch’esso presentato entro giugno. La direzione tecnica, affidata al professor Antonio Paolucci, terrà a breve una conferenza stampa in cui presenterà al mondo scientifico i risultati di questo importante restauro che, posso già anticiparlo, è strepitoso, dal momento che quello che sta emergendo dal laboratorio di restauro è davvero notevole. Siamo poi impegnati nel riallestimento di tutto il Museo dell’Opera, che verrà completato nel 2019, anno in cui si terrà la riapertura col nuovo allestimento dell’architetto Natalini. Altro obiettivo per il 2019 è l’ipotesi di una mostra sui grandi artisti del Camposanto: in occasione della ricollocazione del Trionfo della Morte saranno dunque presentati gli artisti che hanno dipinto le pareti del Camposanto monumentale.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Giornalista d'arte, nato a Massa nel 1986, laureato a Pisa nel 2010. Ho fondato Finestre sull'Arte con Ilaria Baratta. Oltre che su queste pagine, scrivo su Art e Dossier e su Left.

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