Nessuna Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento. I nuovi studi sul dipinto perduto di Leonardo


Presentati alle Gallerie degli Uffizi i nuovi studi sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci.

Le Gallerie degli Uffizi hanno presentato questa mattina in una conferenza in diretta streaming i nuovi studi compiuti sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. "Non c’è nessuna Battaglia di Anghiari sotto il dipinto del Vasari nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio", ha dichiarato Cecilia Frosinini, esperta di Leonardo da Vinci e direttrice del dipartimento Restauro pitture murali dell’Opificio delle Pietre Dure. A sostenere questa affermazione che mette fine a una delle più dibattute ricerche della storia dell’arte è, oltre alla Frosinini, un gruppo di studiosi ed esperti che ha pubblicato il libro La Sala Grande di Palazzo Vecchio e la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. Dalla configurazione architettonica all’apparato decorativo, edito da Olschki e curato da Roberta Barsanti, Gianluca Belli, Emanuela Ferretti e Cecilia Frosinini, a seguito di un convegno a cui il gruppo ha partecipato sul tema della decorazione della Sala Grande di Palazzo Vecchio.

Tutto iniziò nel giugno 2005, quando Maurizio Seracini dell’Università della California di San Diego annunciò a tutto il mondo che dietro l’affresco di Giorgio Vasari raffigurante la Battaglia di Marciano della Chiana si trovava un muro segreto che avrebbe potuto celare i resti della Battaglia di Anghiari di Leonardo. Nel 2007 venne istituito un comitato incaricato di trovare il dipinto perduto di Leonardo: tra i membri, oltre a Seracini, l’allora sindaco di Firenze Lorenzo Domenici, la soprintendente Cristina Acidini e gli studiosi Antonio Paolucci e Carlo Pedretti. E Matteo Renzi, in qualità di presidente della Provincia di Firenze.

Nell’ottobre dello stesso anno si diede il via, alla presenza dell’allora ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli alla caccia al dipinto. L’anno successivo le ricerche di Seracini proseguirono e il Comune di Firenze firmò un accordo con la National Geographic Society, la quale garantì un contributo di cinquantamila euro l’anno per cinque anni per promuovere il patrimonio artistico del capoluogo toscano con particolare attenzione alla Battaglia di Anghiari: il contributo della National Geographic Society fece proseguire le ricerche.

Nonostante i dubbi di alcuni, secondo i quali l’affresco di Vasari poteva essere danneggiato da queste operazioni di ricerca, nell’agosto 2011 iniziò la fase operativa: furono installati nel Salone dei Cinquecento i ponteggi e il team guidato da Seracini iniziò a sondare la parete con radar per rilevare l’intercapedine che secondo quest’ultimo avrebbe nascosto il dipinto di Leonardo. Per ulteriori ricerche, Seracini diede il via alla ricerca endoscopica, che prevede di bucare direttamente in sette punti diversi il muro affrescato da Vasari. Allo stesso tempo Cecilia Frosinini, a cui era stata affidata la supervisione scientifica delle operazioni, rinunciò all’incarico di seguire le ricerche endoscopiche, rifiutandosi di bucare l’affresco.

Nel mese di dicembre 2011 Italia Nostra presentò un esposto alla procura di Firenze per bloccare la ricerca e un gruppo di studiosi lanciò un appello pubblico per esprimere preoccupazione sulla sorte dell’affresco e dubbi sulla ricerca dell’opera di Leonardo; il team di ricerca, dall’altra parte, assicurava la serietà e la scientificità delle operazioni, tra cui Matteo Renzi. A seguito dell’esposto, le ricerche si fermarono, ma ripresero l’anno dopo, con l’annuncio della scoperta di alcune tracce di colore nell’intercapedine (un pigmento avrebbe avuto una composizione chimica simile a quella di un pigmento utilizzato per la Gioconda). La procura di Firenze archiviò il fascicolo sull’affresco vasariano poichè l’opera non avrebbe subito danneggiamenti. Intanto l’Opificio delle Pietre Dure lamentava di non aver ricevuto alcun materiale d’analizzare e Matteo Renzi, sindaco di Firenze, cercava di instaurare un dialogo con il Ministero per i Beni Culturali per ottenere l’autorizzazione per nuove indagini. Le ricerche vennero interrotte per ritardi da parte del Ministero. 

Ora i nuovi sviluppi sulla Battaglia di Anghiari sono stati oggetto della conferenza di questa mattina agli Uffizi (trasmessa anche in diretta Facebook sul profilo delle Gallerie), alla presenza del direttore delle Gallerie Eike Schmidt, di Cinzia Maria Sicca, professore ordinario di storia dell’arte moderna dell’Università di Pisa, di Francesca Fiorani, docente di storia dell’arte moderna dell’University of Virginia, e di Marcello Simonetta, storico e ricercatore di The Medici Archivi Project.

Tra le nuove scoperte è il ruolo di Pier Soderini come figura molto presente: fu lui a decidere di celebrare la grandezza della Repubblica fiorentina scegliendo due soggetti di battaglie: la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina. Il contratto che viene controfirmato da Machiavelli è del 1504, ma in realtà da un manoscritto appartenuto ad Agostino Vespucci si è scoperto che Leonardo era già coinvolto nell’ottobre 1503. 

Attraverso gli studi, si è ridirezionata la ricerca, per cui dalla domanda sulla localizzazione della Battaglia di Anghiari si è passati a chiedersi se quest’ultima esista veramente nella Sala Grande di Palazzo Vecchio. Ci si è chiesti cosa abbia fatto Leonardo in questa sala. Gli ultimi studi hanno condotto alla conclusione che Leonardo non ha mai dipinto la Battaglia su quel muro. Inoltre nella pubblicazione si evidenzia come la Sala Grande sia diversa da come l’aveva conosciuta Leonardo.

“Dalla domanda ’dov’è la battaglia di Anghiari?’ si è passati a ’ma c’è mai stata la battaglia di Anghiari?”, spiega Fiorani. “Ci siamo chiesti cosa veramente avesse fatto Leonardo in quella che allora era la Sala Grande’ di Palazzo Vecchio. La forza della ricerca storica è di creare nuove domande, che ovviamente siano basate su una rigorosa lettura dei dati, sia nuovi che già acquisiti. E la nostra conclusione è stata che Leonardo non abbia mai dipinto la battaglia sul muro della sala dove per tanto tempo è stata cercata. L’esistenza dei cartoni preparatori è provata e documentata. Quella del dipinto, che conosciamo solo grazie a copie di altri fino ad oggi pervenute, invece no. I materiali che vennero forniti a Leonardo erano solo funzionali al cartone e alla preparazione della parete su cui avrebbe dovuto essere realizzato. Ma la preparazione stessa del muro andò male; e dunque la Battaglia non fu mai dipinta”. 

“In pratica ci si è accaniti per decenni ad andare a caccia di un fantasma”, ha aggiunto Simonetta, “anche in base all’idea, colpa di un libro di Dan Brown, secondo cui la frase ’Chi cerca trova’, vergata da Vasari in uno stendardo del suo affresco sulla Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana, fosse una sorta di gioco ad enigma, un indizio a rintracciare nella parete sottostante il capolavoro perduto di Leonardo. Questa idea si è rivelata totalmente infondata:  La frase infatti non ha nulla a che fare con Leonardo, ma è uno sfottò molto pesante, fatto da Vasari per conto di Cosimo, nei confronti dei fuoriusciti, i suoi avversari, come una replica al motto ’Libertà vo cercando’: una ricerca vana, perché, questo il messaggio, i Medici non se ne sarebbero mai andati. Cioè: ’hai cercato la libertà, ecco, l’hai trovata’. Come possiamo vedere, l’ignoranza storiografica genera mostri”.

“Occorre rifondare completamente gli studi sulla Battaglia di Anghiari”, ha sottolineato Ferretti, “è necessario impostare una prospettiva di metodo che spesso, negli studi su Leonardo, anche a causa dell’esposizione mediatica, ha spinto a imboccare strade che non sono quelle maestre del rigore e della ricerca scientifica. In passato si è cercato la Battaglia senza nemmeno preoccuparsi di studiare la struttura e la storia della sala che, secondo il progetto,  avrebbe dovuto ospitarla; questo è invece proprio quello che abbiamo fatto, il motivo per cui abbiamo dato vita al gruppo interdisciplinare che ha portato a termine questo studio”.  

Frosinini ha poi parlato degli aspetti dell’indagine riguardanti la ricerca del dipinto effettuata nel 2011 anche attraverso fori effettuati nel grande dipinto di Giorgio Vasari, sotto il quale si riteneva potessero rinvenirsi tracce del perduto capolavoro di Leonardo. “Uno di quei tre famosi prelievi, tirati fuori bucando il lavoro del Vasari”, ha detto Frosinini, “fu magnificato come il ritrovamento del Nero della Gioconda. Ma non esiste alcun nero tipico di Leonardo: al tempo tutti gli artisti usavano gli stessi pigmenti, dal Medioevo fino alla metà del Settecento, con l’introduzione dei pigmenti di sintesi artificiale. Il punto è che questi tre celebri prelievi poi sono scomparsi: l’Opificio voleva analizzarli a fondo, ma non ci sono mai ‘stati dati. In ogni caso, in base alle descrizioni delle analisi chimiche dei materiali rinvenuti, Mauro Matteini, il più famoso esperto chimico nel campo dei Beni Culturali, ha chiarito nel suo saggio nel volume che non si trattava affatto di materiali pittorici ma semplicemente di elementi comuni a ritrovarsi in murature del tempo”. 

“Dopo decenni di ricerche sulla battaglia di Anghiari, possiamo dire che gli Uffizi, pur senza essere stati parte attiva di questa indagine, sono senza ombra di dubbio il luogo migliore per presentare i risultati di uno studio così autorevole”, ha commentato il direttore del museo Eike Schmidt. “Ed uno degli insegnamenti più preziosi che possiamo trarre dal grande lavoro svolto è questo fortissimo richiamo al rigore della metodologia scientifica: uno strumento imprescindibile per affrontare ricerche su temi così importanti e delicati”.

A questo link la conferenza che si è svolta agli Uffizi

Ph.Credit 

Nessuna Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento. I nuovi studi sul dipinto perduto di Leonardo
Nessuna Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento. I nuovi studi sul dipinto perduto di Leonardo


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