Un tema di cui nessuno parla: il Covid ha allontanato le scuole dai musei


Il Covid-19 ha colpito duramente anche il settore della didattica museale, e i musei perdono pubblico anche perché tante scolaresche rinunciano alle visite. Un tema di cui pochi parlano: ecco come gli istituti stanno affrontando i problemi.

È un tema di cui nessuno o pochi parlano, ma sta causando notevoli problemi ai musei di tutta Italia: il crollo delle visite delle scuole nei musei e i contraccolpi sul settore della didattica museale provocati dalla pandemia di Covid-19. Il dilagare della malattia e le misure restrittive hanno infatti avuto ripercussioni anche su questa parte del paesaggio museale, che rimane più nascosta per chi frequenta sporadicamente i musei, ma che muove un mondo che si bilancia su di un equilibrio piuttosto delicato e che la diffusione del contagio, e i provvedimenti messi in atto per arginarla, rischiano di far saltare. Le visite delle scolaresche significano un’importante fonte d’introiti per i musei, significano lavoro per gli educatori (che in assenza di scolaresche in molti casi vedono dunque ridotta drasticamente la mole delle loro attività), e soprattutto significano tante opportunità di crescita e conoscenza per bambini, ragazzi e giovani che non potranno mai più esser recuperate, a meno che non si faccia come molti, che sostituiscono le visite ai musei e la partecipazione ai laboratori con attività a distanza, e che comunque non sono certo la stessa cosa delle visite in presenza.

Con il Covid, la gita scolastica, straordinario momento di formazione e di crescita, con il quale tutti noi abbiamo non soltanto approfondito la nostra formazione ma abbiamo cominciato ad affacciarci alla vita, rischia di diventare, purtroppo, un ricordo del passato. Sono molte le scuole che le hanno ridotte, rinunciando per esempio alle gite di più giorni e riprogrammando la propria attività con escursioni di un solo giorno, mentre c’è anche chi ha completamente rinunciato alle uscite didattiche. Altri invece fanno la conta degli alunni, stabilendo percentuali di alunni sotto le quali non si parte. La situazione, insomma, è complicata.

Bambini alle attività di Genus Bononiae
Bambini alle attività di Genus Bononiae
Bambini alle attività di Genus Bononiae
Bambini alle attività di Genus Bononiae

Le regole per le uscite didattiche e come si comportano le scuole

Per gite e uscite didattiche c’è in realtà una sola regola: si possono fare solo in zona bianca, e rimanendo entro territori in zona bianca. Nel momento in cui scriviamo, per esempio, una classe di Perugia può andare in gita ad Assisi o a Spoleto ma non a Firenze o a Roma, dal momento che l’Umbria è in zona bianca e tutte le regioni che la circondano si trovano invece in giallo. Ma non c’è solo il problema delle regole per le scuole, perché c’è anche l’incognita Super Green Pass, che colpisce tutta la popolazione scolastica con più di 12 anni e che ormai è richiesto praticamente ovunque, col risultato che gli studenti che non ne sono in possesso vengono automaticamente tagliati fuori: è sufficiente una visita a un museo, o anche semplicemente uno spostamento in treno ad alta velocità o un pranzo al ristorante, per escludere i ragazzi che non si sono vaccinati.

Come reagiscono dunque le scuole di fronte a questa situazione? Sono tanti gli istituti ad aver abolito le gite, e diverse sono le motivazioni. C’è, intanto, l’incognita del sistema a zone: si programma una gita in un luogo in zona bianca col rischio di vederla poi trasformare in gialla o arancione e far saltare il viaggio. È come fare una scommessa, insomma: chi se la sente? Ci sono poi istituti, come riporta la testata specializzata Orizzonte Scuola, che rinunciano alle gite per non discriminare gli studenti: è accaaduto a Bologna, dove si è optato per questa scelta per non creare problemi ai ragazzi non vaccinati. Altri invece decidono di partire per la ragione opposta, vale a dire per non privare la maggior parte della classe di un’uscita. E il Ministero dell’Istruzione si tiene sul vago: nelle FAQ sulle attività per gli studenti per le quali è previsto il Green Pass si fa riferimento a un parere del Garante della Privacy (che ha precisato che i docenti non possono chiedere agli studenti informazioni sul loro status vaccinale) e si suggerisce alle istituzioni scolastiche di “valutare di fornire, prima che sia resa apposita autorizzazione a partecipare all’iniziativa, informazioni agli alunni medesimi e alle rispettive famiglie in merito ai requisiti e alle modalità per l’accesso, previsti dalla vigente normativa emergenziale”. Anche perché le scuole non possono verificare il possesso del Green Pass da parte degli studenti.

Bambini alle attività dei Musei Civici di Reggio Emilia
Bambini alle attività dei Musei Civici di Reggio Emilia
Bambini alle attività dei Musei Civici di Reggio Emilia
Bambini alle attività dei Musei Civici di Reggio Emilia

Cosa ne pensano i musei

Al momento non ci sono dati aggregati sui cali delle scolaresche nei musei, ma basta visitarne uno qualsiasi per rendersi empiricamente conto che la situazione è drasticamente cambiata rispetto al periodo pre-Covid. È ormai raro vedere gruppi di studenti aggirarsi per le sale dei musei. La situazione, certo, è migliorata rispetto al 2020 e qualcosa ha cominciato a muoversi. Per capire come sta andando, abbiamo contattato tre istituti: una struttura di dimensioni importanti in una grande città (Bologna), una rete di musei civici in una città di medie dimensioni (Reggio Emilia) e un museo di una cittadina (Riva del Garda), ovvero rispettivamente il circuito Genus Bononiae. Musei nella città, i Musei Civici di Reggio Emilia e il Museo dell’Alto Garda, che conta tre sedi espositive.

“Per il circuito Genus Bononiae. Musei nella città”, ci riferiscono da Bologna, “l’anno scolastico 2021-2022 si era aperto con qualche richiesta da parte delle scuole, seppure in numero largamente al di sotto rispetto ai periodi pre-Covid. Da settembre a dicembre 2021, undici classi hanno usufruito della attività dei Servizi Educativi e del circuito museale mentre sette scuole avevano contattato la segreteria didattica per avere informazioni, facendo sperare in una piccola ripresa. Purtroppo, con la circolazione delle prime notizie sul peggioramento dei contagi, da dopo le vacanze natalizie non ci sono stati più contatti da scuole e le uniche due classi che nel frattempo avevano prenotato prima di Natale hanno spostato la visita già due volte”. La disdetta di servizi già prenotati, che comunemente associamo ai ristoranti e agli hotel, ha colpito duramente anche i musei durante le vacanze di Natale: Genus Bononiae non è la sola struttura ad aver ricevuto cancellazioni.

“In definitiva, purtroppo, anche questo terzo anno scolastico si sta rivelando molto penalizzante per le attività museali e le offerte didattico educative di Genus Bononiae, aggravate dalla recente entrata in zona gialla dell’Emilia-Romagna che giocoforza ha azzerato la possibilità anche remota di uscite didattiche”, conclude il complesso bolognese. “Confidiamo però in una ripresa in primavera, periodo durante il quale potremo anche mettere a disposizione delle scuole lo strumento dei Patti di Comunità, che prevede un’apertura di alcune sedi museali anticipata e riservata rispetto all’orario previsto per i visitatori. Genus Bononiae si è inoltre impegnato a riconoscere la possibilità alle scolaresche della Città Metropolitana di Bologna di accedere gratuitamente ad alcune sedi del percorso museale”.

C’è chi cerca di rispondere attrezzandosi con attività da remoto, come accade nel reggiano. “In periodo pandemico i Musei Civici di Reggio Emilia”, ci spiega un portavoce della struttura, “hanno affiancato alla tradizionale attività in presenza altre proposte per rispondere alla domanda educativa delle scuole, in particolare un’offerta di laboratori a distanza (progetto MAD4Culture) e un progetto di ‘ingresso a scuola’ dei materiali museali (Delivery Museum). Fino all’ingresso dell’Emilia-Romagna, e quindi di Reggio Emilia, in zona gialla il calo di prenotazioni per attività didattiche è stato comunque limitato, nella misura di circa un 40% delle presenze pre Covid (il Palazzo dei Musei aveva una media di circa 24.000 presenze annue per attività educativa e scolastica)”.

E dopo l’ingresso dell’Emilia-Romagna in zona gialla, a Reggio Emilia come a Bologna i laboratori didattici e in generale tutte le attività educative sono state costrette allo stop. “Da gennaio 2022”, ci riferiscono i Musei Civici di Reggio Emilia, “si è decisa la momentanea sospensione delle attività per cautela e prevenzione, e per l’impossibilità delle scuole di rispettare gli impegni presi a causa dei problemi legati al Covid. Ricordiamo però che da due anni è attivo il progetto Scuola In Museo, nell’ambito del progetto di Scuola Diffusa del Comune di Reggio Emilia, che vede ospitate 2 classi all’interno del Palazzo dei Musei e con le quali lo staff educativo museale collabora con una certa continuità, tenendo quindi viva l’attività educativa anche in questo periodo. Scuola In Museo, così come Scuola Diffusa, è un’esperienza pedagogica e didattica di Reggio Emilia che, alle regole del distanziamento e quindi al reperimento di nuove sedi scolastiche ’decentrate’ in edifici solitamente non utilizzati come scuole, ha associato nuovi contenuti educativi, che scaturiscono dal rapporto degli alunni con i nuovi ambienti di apprendimento: biblioteche, agriturismi, poli espositivi e, appunto, i Musei Civici di Reggio Emilia”.

A Riva del Garda l’approccio è di un altro tipo ancora: se i ragazzi non possono andare al museo, è il museo che va dai ragazzi. “A livello d’iscrizione”, ci riferiscono dal MAG - Museo Alto Garda, “abbiamo riscontrato un buon aumento rispetto allo scorso anno scolastico, anche se la quantità di classi coinvolte non è ancora paragonabile al periodo pre Covid-19.Ci siamo attrezzati per poter fornire attività didattiche in museo, sul territorio, a distanza e anche nelle singole classi. Abbiamo in programma molte uscite sul territorio, mentre in museo sono venute e verranno quasi esclusivamente classi della scuola primaria, non avendo bisogno del green pass. Gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado hanno preferito al momento non prenotare laboratori in museo, ma svolgere uscite sul territorio e attività in classe, anziché in museo, in modo da eliminare la questione green pass”.

Tuttavia, nonostante tutta la buona volontà, anche tra i monti del Trentino si vive nell’incertezza, anche perché uno dei problemi principali è il fatto che la classe può essere messa da un momento all’altro in quarantena (le regole per determinare l’ingresso di una classe in quarantena peraltro sono oggetto di discussione proprio in questi giorni ed è probabile che verranno a breve modificate). “Siamo in attesa dell’evoluzione delle prossime settimane”, concludono dal Museo dell’Alto Garda, “per capire se ci sarà un ulteriore calo, con classi in quarantena e possibile blocco delle uscite, ma siamo fiduciosi di non registrare cali avendo ancora tutto il periodo primaverile per poter ricalendarizzare eventuali spostamenti”.

Bambini alle attività del MAG - Museo dell'Alto Garda
Bambini alle attività del MAG - Museo dell’Alto Garda
Bambini alle attività del MAG - Museo dell'Alto Garda
Bambini alle attività del MAG - Museo dell’Alto Garda

Una possibile soluzione: paragonare la visita al museo all’ingresso a scuola

I musei sembrano essersi rassegnati ad attendere la bella stagione, e con essa il calo dei contagi e le probabili riduzioni delle misure restrittive, per poter tornare a rivedere un’attività con le scuole vicina alla normalità. Ma è davvero impossibile fare in modo che gli studenti, anche nelle zone gialle (dove i musei sono comunque regolarmente aperti) possano magari non programmare gite di più giorni, ma almeno recarsi nei musei della loro città o del circondario? I musei sono tra i luoghi più sicuri, e con il mantenimento delle regole di sicurezza basilari (gel, mascherina, temperatura), come entrano i gruppi di turisti così potrebbero tranquillamente entrare anche le scolaresche, e partecipare anche ad attività didattiche che non richiedano assembramenti. Una soluzione potrebbe esserci ed è stata suggerita all’Ansa da Paola Serafin di Cisl Scuola.

Si tratta di una soluzione, peraltro, molto semplice: considerare le uscite didattiche come un’estensione della scuola, e assimilare dunque all’entrata in classe l’ingresso in un museo o la partecipazione a un evento o a uno spettacolo. Si potrebbe risolvere il problema, ha detto Serafin all’agenzia, “se si considerasse la cosiddetta gita una attività di natura scolastica, se si prevedessero quindi condizioni di accesso a mostre, musei ed altro come se si accedesse alla scuola, trattandosi di una scuola portata all’esterno, facendo insomma prevalere le esigenze didattiche e formative, d’altra parte si tratta di attività scolastica”. Ma nonostante la proposta di Serafin rimonti già a due mesi fa (risale infatti ai primi di novembre), al momento niente è stato fatto, e forse a pochi interessa, dato che si sta parlando di due mondi, quello della scuola e quello dei musei, che nonostante il loro ruolo fondamentale nella società molto raramente riescono a scuotere l’opinione pubblica. Così anche nei musei ormai di studenti se ne vedono ben pochi. E non si può far altro che aspettare la primavera.


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