Futurismo. L'arte attraverso i manifesti

Percorsi contemporanei

2010, Seconda puntata

Ciao a tutti!
Iniziamo la nostra passeggiata nel mondo dell'arte contemporanea partendo dal Futurismo, il grande movimento italiano d'avanguardia di inizio Novecento che, insieme al Cubismo, si pone come punto di cesura tra il XIX e il XX secolo.

“La pastasciutta, nutritivamente [sic] inferiore del 40% alla carne, al pesce, ai legumi, lega coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento”.

Con queste frasi Filippo Tommaso Marinetti, “condiva” il Manifesto della cucina futurista; tra tutti i movimenti d'avanguardia, i futuristi furono il gruppo più prolifico, volto a imporre la rivoluzione d'avanguardia non solo nei diversi ambiti disciplinari, bensì in tutte le manifestazioni del costume della vita moderna. Una rivoluzione violenta, innovatrice, nata dalla reazione a tutto ciò che può essere identificato con il vecchio, l'obsoleto, il passato, con la tradizione.
I futuristi si fanno cantori delle città elettriche, dell'automobile, delle innovazioni dell'industria che stavano allora cambiando la vita quotidiana.

Non può esserci distinzione tra arte e vita per i futuristi: l'arte deve permeare la vita e la vita deve impossessarsi dell'arte. Questo concetto, che in ultima analisi viene dedotto dall'estetismo di fin de siècle, spinge i futuristi a interessarsi di ogni campo del costume e della società. La promozione delle idee del gruppo venne affidata a un torrente di manifesti programmatici, scritti tra il 1909 e i primi anni Trenta; tuttavia, solo i manifesti della prima decade manifestarono una carica esplosiva tale da anticipare teoricamente molte soluzioni artistiche che si dipaneranno nel XX sec.
Fa eccezione il Manifesto della Fotografia Futurista (firmato da Marinetti e Tato nell'aprile 1930), in cui le 15 ipotesi di lavoro dietro la camera fotografica (deformazione prospettica di corpi e oggetti, isolamento di parti del corpo umano, sovrapposizione su pellicola in trasparenza di cose o persone, ecc) hanno anticipato e condizionato lo sviluppo dell'immagine fotografica sino ai giorni nostri.

Per capire lo spirito ribelle, ma al tempo stesso pienamente ottocentesco del Futurismo, leggiamo insieme l'incipit del manifesto di fondazione del Futurismo (pubblicato su “Le Figaro” di Parigi il 20 Febbraio 1909):

“Avevamo vegliato tutta la notte -i miei amici ed io- sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore elettrico.”

Da questa frase emergono due spinte opposte: da una parte, l'idealizzazione del futurista, eroe moderno che non è immerso nel torpore del presente, bensì è profeticamente attento ai cambiamenti del futuro; dall'altra, l'equazione uomo = macchina che (pur affrontando una delle paure più radicate nell'uomo industriale) lancia i futuristi nella vita moderna.
L'artista deve analizzare i cambiamenti percettivi che l'elettrificazione delle città e le innovazioni scientifiche comportano: in questo modo, egli sarà in grado di rappresentare sulla tela non solo il singolo oggetto, ma la rete di relazione spazio-temporale che l'oggetto ha modificato attraverso il suo movimento e il cambiamento plastico e lineare che ha subito l'oggetto stesso nell'interagire con lo spazio:

“Per dipingere una figura non bisogna farla; bisogna farne l'atmosfera”. (dal manifesto tecnico della pittura futurista, 8 Marzo 1910).

“Non vi può essere rinnovamento alcuno in un'arte se non viene rinnovata l'essenza, cioè la visione e la concezione della linea e delle masse che formano l'arabesco. [… ] La nuova plastica sarà dunque la traduzione nel gesso, nel bronzo, nel vetro, nel legno, e in qualsiasi altra materia, dei pini atmosferici che legano e intersecano le cose. Questa visione […] potrà rendere plastiche le simpatie e le affinità misteriose che creano le reciproche influenze formali dei piani degli oggetti” (dal Manifesto della Scultura futurista, 11 aprile 1912, firmato da Boccioni).

Chi di voi avrà la curiosità di capire il significato un po' oscuro di queste frasi, prenda una moneta italiana da 20 centesimi di Euro: nel lato “nazionale” vi è rappresentata la più celebre scultura futurista, Forme uniche nella continuità dello spazio (realizzata da Boccioni nel 1913). Boccioni ha scolpito il movimento della materia generato dal corpo dell'uomo che cammina, ma al tempo stesso la scultura genera un dinamismo atmosferico, compenetrandosi con l'ambiente che mai, prima di questa scultura, è stato reso così matericamente pesante.

L'opera d'arte che dilaga con l'ambiente; l'artista, profeta e osservatore di un mondo in continua evoluzione; la città,ambiente non più naturale ma artificiale, nella quale le facoltà dell'uomo vengono per la prima volta scisse dai ritmi naturali; l'arte dei futuristi, accoglie in pieno queste istanze, facendo da ponte tra la cultura simbolica dell'Ottocento e il nuovo spazio frammentato e discontinuo del Novecento elettrificato.

Per saperne di più...

- M. De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, ultima ed. Feltrinelli 2007, € 11,25. Il libro da una lettura sociopolitica della nascita delle avanguardie artistiche del Novecento. Chi fosse interessato a comprendere gli aspetti anarchici e avanguardisti del Futursmo, troverà in questo libro pagine di rara profondità storica.
- G. D. Bonino, Manifesti Futuristi, Pillole Bur Rizzoli, 2009, € 5,90. Un testo tanto leggero quanto denso di spunti per chi voglia leggere criticamente i più importanti manifesti del futurismo, riportati fedelmente e per intero.
- Futurismo 1909-2009. Velocità+arte+azione, (catalogo della mostra di Milano 2009), Skira 2009, € 50. Il catalogo si segnala per la puntualità dei saggi che analizzano le radici e lo sviluppo del futurismo e per il ricco corredo di immagini che lo rendono uno strumento prezioso per chi si accosta agli studi sul futurismo.
- U. Boccioni (a cura di G. Di Milia), Diari, Abscondita 2003, € 18. Per chi vuole incontrare intimamente l'artista più importante del movimento futurista.

Antoniettachiara Russo








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