Che cosa cela il ventre di un architetto: da Boullée all'antica Roma passando per Peter Greenaway

Cineart

2012, Quinta puntata

Il ventre dell'architetto è un film di Peter Greenaway che vede come protagonista un architetto statunitense, il cui nome è Stourley Kracklite, che nutre una fortissima passione nei confronti dell'arte dell'architetto francese del Settecento Etienne-Louis Boullée: una passione che porterà lo spettatore all'interno della vita del protagonista. Un interessante film, ambientato a Roma, con numerosi riferimenti artistici, raccontato dalla nostra Chiara.


L'eccentrico regista britannico Peter Greenaway, nel corso della sua carriera, ha realizzato cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi molto particolari dal punto di vista dell'organizzazione narrativa, ricchi di leitmotiv ossessivi e sempre legati a doppio filo con il mondo dell'arte.

Uno di questi è Il Ventre dell'architetto, realizzato nel 1987. Il film racconta le vicissitudini di un corpulento architetto americano di mezz'età, Stourley Kracklite (interpretato da Brian Dennehy), durante un soggiorno di nove mesi a Roma con la moglie per l'organizzazione di una mostra su Etienne-Louis Boullée. Durante questo periodo, se nel ventre della donna inizia a crescere un figlio, nel ventre dell'architetto inizia a crescere – presumibilmente – un tumore maligno. Ciò nonostante, la signora Kracklite comincia una relazione (ben poco) clandestina con un altro curatore della mostra: per il protagonista ha inizio quindi una parabola discendente fatta di ossessioni e follie che lo accompagneranno fino all'amaro e grottesco finale.

Il ruolo dell'arte in questo film è molteplice. Etienne-Louis Boullée, architetto francese vissuto tra il 1728 e il 1799, costituisce innanzitutto la prima vera ossessione di Kracklite. Oltre ad essere l'oggetto della mostra, diventa addirittura il destinatario di lettere e cartoline scritte dall'americano all'apice dello sconforto e della solitudine. La prospettiva allucinata della vicenda si dimostra inoltre coerente con la tendenza visionaria di Boullée, i cui particolari progetti non videro mai una realizzazione materiale.

Il suo progetto più celebre è il Cenotafio di Newton (1784-85), pensato come una monumentale sfera percorsa da tre giri di cipressi e contenente una sfera armillare. Questo, nel film, viene riproposto in diversi modi. Ne viene infatti costruito un modello in scala per l'inaugurazione della mostra, mentre una riproduzione dell'astrolabio al suo interno diventa un giocattolo regalato ad un bambino. Inoltre, l'intera forma sferica viene presentata come una grande torta ricoperta di glassa bianca, completa di candeline al posto dei cipressi, per festeggiare l'arrivo a Roma di Kracklite. Pur essendo presentato in un momento gioviale, questo dessert diviene però un funereo presagio, assieme ad alcuni discorsi relativi a Newton e alla gravità, forza che avrà infatti un ruolo centrale nell'epilogo.

Altri due disegni di Boullée citati nel film sono la Torre a spirale (1780) e il Progetto di museo (1783). La prima, come il Cenotafio, si basa sull'elaborazione delle forme primarie e nel film viene anch'essa trasformata in una costruzione tridimensionale. Il secondo, articolato su un forte contrasto tra luci ed ombre, offre un punto di vista scandito da una serie di colonne ioniche in doppia fila, poste a definire lo spazio di un portico di gusto classico. Questa prospettiva e questa spazialità, a loro volta, vengono ricalcate nel film in numerose scene girate presso il Vittoriano, gigantesco monumento dalle reminiscenze classiche costruito da Sacconi e Koch tra '800 e '900 in seguito alla demolizione di un'area di Roma storicamente molto stratificata. Ad oggi esso si impone nel panorama urbano come un gigante poco coerente con lo spazio circostante, mentre nel film diventa il luogo prescelto per l'allestimento della mostra su Boullée. Va così a crearsi un collegamento tra lo spazio del colonnato pensato come spazio museale dall'architetto francese nel suo Progetto di museo, e lo spazio reale del Vittoriano scelto dal suo alter-ego americano per assolvere una funzione analoga.

Come il Vittoriano, molti altri monumenti di Roma compaiono nel corso del film, spesso caricati di una forte valenza simbolica. Una particolare attenzione è data ai resti della Roma antica. Tra i tanti, si possono riconoscere il Pantheon (118-128 d.C.), che fa da scenario sia alla festa di benvenuto a Kracklite, sia ad uno dei suoi episodi di follia e il Mausoleo di Augusto (I sec. a.C) , imperatore dal quale il protagonista si sente affascinato. La grandezza della Roma antica, percepibile ormai solo grazie alle sue vestigia, si fa paradigma della caducità delle cose, anche le più fastose. Non manca, ad esempio, il riferimento ai famosi pezzi della statua monumentale di Costantino I (330 d.C. circa) ossia il piede, la mano, il braccio e la testa custoditi presso il Palazzo dei Conservatori, fra i quali, nel film, fa capolino anche un gigantesco ventre, appositamente aggiunto.

L'immagine del ventre, infatti, diventa anch'essa motivo ossessivo che percorre la storia. Angosciato dalla convinzione di avere una terribile malattia, Kracklite si circonda di fotocopie e ingrandimenti di riproduzioni grafiche di diverse pance, intervenendo su di essere per circoscrivere la zona dolente e capire l'entità dei suoi dolori. Il ventre a lui più congeniale, infine, si rivelerà essere quello di Andrea Doria come Nettuno (1550-1555), dipinto del Bronzino conservato oggi presso la Pinacoteca di Brera. Sarà la sorella dell'amante della moglie di Kracklite, una fotografa, ad indicare all'architetto questa somiglianza, ritraendolo a sua volta nei panni di Nettuno in uno dei suoi scatti.

Questi riferimenti sono solo una parte del nutrito gruppo di elementi artistici e architettonici presenti ne Il ventre dell'architetto, ma sono sufficienti a dare un'idea del sottobosco artistico e simbolico che Greenaway riesce ad intrecciare con maestria alla storia del declino fisico, morale e professionale del suo protagonista. Maniacalmente curato in ogni dettaglio, il risultato è una piccola perla di sensibilità artistica ed empatia umana.

Chiara Zucchellini








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