Nobiluomini raffinati, ricche nobildonne e matrimoni falliti: la pittura inglese del '700 in “Barry Lyndon”

Cineart

2013, Prima puntata

Per il primo appuntamento di Cineart del 2013, Chiara ci parla di un film di Stanley Kubrick, "Barry Lyndon", tratto dall'omonimo romanzo di William Thackeray. Sono molti i riferimenti all'arte, in particolare alla pittura inglese del Settecento. Scopriamoli con questa interessante panoramica sul film e sulle sue connessioni con le arti visive.

Nell'Olimpo dei registi poliedrici che hanno saputo cimentarsi con generi e spunti diversi va per forza annoverato Stanley Kubrick. La sua filmografia spazia dalla fantascienza alla satira politica, dal film di guerra al dramma psicologico, passando anche per il genere storico. Riguardo quest'ultimo, il film in questione è “Barry Lyndon”, girato nel 1975 ed ispirato al quasi omonimo romanzo di Thackeray. La trama è incentrata sull'ascesa e la caduta del giovane irlandese Redmond Barry attraverso l'Europa della seconda metà del '700.

Disilluso da una liaison amorosa e truffato, il giovane si arruola nell'esercito inglese impegnato nella guerra dei sette anni e, successivamente, per una serie di imprevisti, in quello prussiano, alleato dei britannici. Dopo la guerra inizia la sua ascesa come gentiluomo: divenuto cameriere e croupier di un nobile giocatore d'azzardo - nonché baro - convola a nozze con la bella e ricca Lady Lyndon, diventando Barry Lyndon. Le cose però imboccano presto una china discendente: il matrimonio va a rotoli, tutti i tentativi intrapresi da Barry per ottenere un proprio titolo nobiliare falliscono, il secondogenito a cui è molto affezionato muore, mentre il primogenito (della moglie) gli è così ostile da sfidarlo a duello. Sopravvissuto, seppur indebitato e screditato, Barry lascerà infine l'Inghilterra, mantenuto a vita dai Lyndon attraverso un versamento annuo in suo favore.

Per ricreare l'atmosfera, i personaggi e i luoghi del tempo, Kubrick si è avvalso ampiamente dell'opera di diversi pittori coevi, soprattutto inglesi. In prima linea c'è Joshua Reynolds, fondatore della Royal Academy e spesso dedito ai ritratti. Il suo Lord Heathfield (1788) con casacca rossa, galloni dorati e sottabito bianco serve da spunto per l'abbigliamento dei soldati di Sua Maestà. Il Lord in questione, poi, solido governatore di Gibilterra, ispira nel film la figura di Grogan, il mentore di Barry durante la sua breve esperienza nell'esercito britannico.

Restando nell'ambito dei personaggi ispirati alla ritrattistica del tempo, Lady Lyndon trova un buon corrispettivo nella Lady Sheffield dipinta nel 1785 da Thomas Gainsborough, altro grande nome della pittura inglese, generalmente più propenso ad usare tocchi evanescenti di colore e a proporre soggetti più delicati e realistici rispetto alle figure massicce e simboliche di Reynolds. Anche The Morning Walk (1785), sempre di Gainsborough, aleggia nelle immagini che vedono Lady Lyndon e il suo seguito camminare nel verde della propria tenuta, complici l'eleganza dell'abito, i boccoli e il grande cappello che le copre in parte il viso.

Dal canto suo, Barry, per accaparrarsi un titolo nobiliare, cerca di comportarsi in tutto e per tutto da facoltoso gentiluomo, dedicandosi anche all'acquisto di quadri di valore. La Pembroke Family di Van Dyck campeggia infatti nel salone grande della sua magione. Questo dipinto è un po' fuori dal coro rispetto alle altre citazioni, poiché è del 1634, ma la sua presenza è preziosa: Van Dyck, infatti, pur essendo fiammingo, fu il ritrattista ufficiale della Royal Family nella prima metà del '600. Il ritratto di gruppo racconta, in questo caso, l'accordo di matrimonio tra la giovane Lady Mary Buckingham – la ragazza al centro vestita di bianco – e il primogenito Pembroke, Charles, tutto fasciato di rosso. L'unione, promettente dal punto di vista della genealogia, avrà invece un finale tragico, poiché il giovane Pembroke morirà poco tempo dopo. Il quadro compare nuovamente sul finale del film, in una totale del salone in cui si vede Lady Lyndon firmare la cedola del vitalizio per Barry. Visto nella sua grandezza, il salone in questione non è altro che la cosiddetta Double Cube Room di Wilton House, la villa di campagna dei Pembroke progettata da Inigo Jones verso il 1630, oggi appartenente agli attuali discendenti del nobile ramo e luogo in cui tuttora il dipinto è visibile assieme ad altri Van Dyck realizzati nello stesso periodo.

Le citazioni artistiche relative al matrimonio non finiscono qui. A un certo punto Barry, sopraffatto dal lutto per il secondogenito, è presentato accasciato su una sedia, ubriaco e sfatto, in una posa che ricorda da vicino l'uomo raffigurato da William Hogarth in Early in the morning (1743-45). L'immagine raffigura con ironia una coppia benestante, sposata per interesse, la mattina presto: mentre lui è spossato dalla nottata passata a duellare per l'onore, lei appare ben più felice e rilassata, essendosi dedicata tutta notte a ben altri duelli con un presunto amante. Hogarth è l'inventore delle cosiddette “serie”: sequenze di immagini messe insieme per raccontare una storia che serva, possibilmente, a bacchettare i ranghi alti della nobiltà. È, di fatto, un moralizzatore e Early in the morning fa parte della serie Marriage à la Mode dove, ancora un volta, si narra la storia di un'unione destinata al fallimento e alla tragedia.

Per concludere, le scene di “Barry Lyndon” girate negli interni, pur non rifacendosi nel dettaglio a questo o a quel preciso dipinto, richiamano l'atmosfera generica di alcune produzioni pittoriche legate sempre al '700 inglese: le “conversation pieces” e lo stile di Joseph Wright of Derby. La “conversation piece” è un genere pittorico che vede la luce proprio nell'Inghilterra del tempo. Tende a ritrarre gruppi di gentiluomini e gentildonne, in interni o in esterni, dediti ad attività sociali e, appunto, alla gioviale conversazione. Un esempio può essere sempre costituito da Hogarth e dal suo dipinto The Wollaston Family (1730). Il parallelo nel film si nota bene nelle varie scene delle partite a carte, dove uomini e donne sono accalcati al tavolo da gioco, a lume di candela.

Su quest'ultimo dettaglio si intuisce, invece, la presenza di Wright of Derby, pittore dedito soprattutto a tematiche scientifiche e teatrali, ma che gestisce in modo particolare l'illuminazione giocando sul contrasto tra ombre e fonti di luce naturali come si può vedere, per esempio, in The Orrery (1766). Questo è lo stesso procedimento scelto da Kubrick per girare gli interni di “Barry Lyndon”. Il regista, infatti, volle rinunciare al supporto dell'illuminazione artificiale usando soltanto la fioca e calda luce dei candelabri: la ciliegina sulla torta di un accuratissimo studio per raggiungere il massimo grado di realismo.

Chiara Zucchellini








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