Thomas More, Erasmo da Rotterdam e Pieter Gillis

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2012, Seconda puntata

Il primo incontro tra i due grandi umanisti Erasmo da Rotterdam e Thomas More (il cui nome fu poi italianizzato in Tommaso Moro) avvenne nel 1499: l'inglese verrà poi presentato da Erasmo a un altro importante umanista, Pieter Gillis. La sala 16 della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma ospita il ritratto di uno dei componenti di questo "terzetto", Erasmo, mentre quello di Pieter Gillis si trova in Inghilterra, ed entrambi sono stati dipinti dal pittore di Anversa Quentin Matsys. Marina ci offre un'occasione per toccare lievemente, attraverso questi due ritratti, uno dei momenti più alti della storia del pensiero europeo.

La sala 16 della Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini a Roma racchiude e conserva i ritratti più importanti presenti nelle collezioni del museo. Artisti tra loro diversissimi per tecnica pittorica e radici culturali ci accolgono in silenzio, uno a fianco all’altro. Cardinali, sovrani, nobili, artisti, intellettuali e personaggi per noi ormai anonimi ci guardano, si mettono in mostra, forse ci spiano. Guardandoli viene naturale interrogarsi sulle circostanze nelle quali abbiano scelto di farsi ritrarre, ma soprattutto perché proprio così? Che ruolo poteva svolgere il ritratto, ad esempio nel Cinquecento?

Molteplici funzioni, sicuramente. Lunga è la lista dei regnanti che commissionarono il proprio ritratto al miglior pittore sulla piazza. La propria effigie dipinta assicura il potere sui sudditi nel presente, incutendo timore e reverenza, e, nel futuro, l’elogio dei posteri, mostrandosi quale modello insuperato di virtù. Un esempio perfetto ci accoglie in fondo alla sala: il Ritratto di Enrico VIII, realizzato da Hans Holbein il Giovane intorno al 1540. Il sovrano inglese, abbigliato con vesti ricchissime, giganteggia sul fondo blu lapislazzuli ricordando a tutti chi è che detiene il potere.

Più intimo, ma non meno interessante, è il piccolo ritratto che accompagna Enrico VIII sulla stessa parete della sala: l’Erasmo da Rotterdam di Quentin Matsys (noto anche come Metsys o Massys). Quella che ci racconta questo dipinto è una storia affascinante, che vale la pena raccontare.

Erasmo, olandese, fu uno tra gli intellettuali più importanti, non solo del Cinquecento. Umanista, portavoce della riforma cattolica e nemico del fanatismo e del dogmatismo (ma non esiterà in Diatriba de libero arbitrio del 1524 a prendere le distanze anche dalla Riforma proposta dal tedesco Lutero), fu amico di dotti ed umanisti europei. Di questa Repubblica delle Lettere fa parte anche il giovane Tommaso Moro.

Il primo incontro con il More avviene nel 1499, durante un soggiorno inglese. In questa occasione More introduce Erasmo alla corte inglese ed insieme offrono versi al giovane principe Enrico, futuro Enrico VIII. È qui che ha inizio una profonda amicizia tra i due che durerà anni. Più tardi, nel 1515, Thomas More viene inviato in missione diplomatica nei Paesi Bassi, dove Erasmo lo presenta per lettera all’umanista Pieter Gillis, segretario della città di Anversa. Qui More inizia a lavorare alla sua celebre Utopia, pubblicata per la prima volta nel 1516. Nell’opera, l’amico Gillis viene ricordato con un affetto immenso.

La risposta dello stesso Gillis e di Erasmo non è da meno: di comune accordo, infatti, i due decidono di farsi ritrarre da Quentin Matsys, pittore di Anversa, e di attraversare così, in forma di quadro, la Manica. Una lunga serie di epistole tra Erasmo, Gillis e More ci racconta dei ritardi nella realizzazione dei dipinti, della sollecitudine con la quale Erasmo chiede di terminare i quadri, della malattia di Gillis e poi di Erasmo, che impedisce al pittore di ritrarli per alcune settimane. Erasmo, in particolare, ci tiene a precisare a More che, in quanto regalo comune, il conto del Matsys è stato diviso a metà tra i due amici.

I due ritratti sono finalmente pronti nel settembre del 1517 e spediti immediatamente a More, in missione diplomatica questa volta a Calais. Grande è la gioia dell’inglese, che per riconoscenza scriverà versi dedicati alla loro profonda e fraterna amicizia.

I due umanisti sono ritratti nel loro studio tra lettere e libri: le loro opere, di cui amavano discutere per ore, e le loro epistole, con cui nutrivano a distanza il loro sodalizio. È lo studio, come luogo e come attività, la dimensione più intima di un umanista.

I quadri sono oggi purtroppo divisi: Erasmo è conservato nella Royal Collection ad Hampton Court, mentre Pieter Gillis ha trovato dimora nella collezione del conte di Radnor presso Longford Castle. Il dipinto che ci accoglie alla Galleria Barberini è da alcuni considerato l’originale (di cui la versione di Hampton Court sarebbe una copia), da altri una copia di altissimo livello, dipinta dallo stesso Matsys poco tempo dopo. Forse una replica, chiesta dallo stesso Erasmo o da Gillis. Di sicuro, il durevole ricordo di un’intima affinità.

Bibliografia
Lorne Campbell et al., Quentin Matsys, Desiderius Erasmus, Pieter Gillis and Thomas More in The Burlington Magazine, vol. 120, n. 908 (November 1978), pp. 716-725.

Marina Porri








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