Peggy Guggenheim e i “non luoghi” dell'arte

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2012, Quarta puntata

La protagonista della puntata di oggi è Peggy Guggenheim (1898 - 1979), collezionista d'arte statunitense che a Venezia ha creato la Peggy Guggenheim collection ospitata a Palazzo Leoni. Riccardo non ci parla tanto di quello che si vede all'interno della collezione, ma piuttosto ci invita a capire l'idea sull'arte che sta alla base di una delle collezioni d'arte contemporanea più importanti del mondo.

Collezione Peggy Guggenheim a Venezia - 1
Nella rubrica dedicata agli artisti stranieri in Italia non si può non citare colei che ha fatto della sua esistenza un'opera d'arte totale. Colei che ha amato l'arte contemporanea con la stessa intensità con cui ha amato gli artisti. Colei che dell'arte ha fatto la sua religione, il suo nirvana cui tendere. Con infinito amore e devozione. Questa donna è Peggy Guggenheim. Ripercorrere qua tutta la sua vita e le sue peripezie amorose, una sorta di micro-Odissea in rosa, non avrebbe molto senso (per quanto – è innegabile – sarebbe non poco divertente); ci pare molto più interessante soffermarsi su un capitolo della sua vita e cioè quello che riguarda il suo soggiorno veneziano con la conseguente creazione di quella che oggi è la Peggy Guggenheim Collection, sita in Palazzo Venier dei Leoni. Il Palazzo, in realtà, è un incompiuto del Boschetti che la Guggenheim acquistò nel 1948 e che dal 1951 aprì al pubblico tre giorni alla settimana. Con una precisione da anatomopatologo, in pochi anni, diede vita a una vera e propria antologia di ciò che in quegli anni era veramente “nuovo” e che in Italia veniva guardato con guardingo sospetto (il che, più di tanto, non stupisce).

Collezione Peggy Guggenheim a Venezia - 2
Ma al di là di questo, che è un gesto da fiero collezionista, affascina la modalità con cui Peggy tramutò il Palazzo in un luogo ibrido. Difficile è definirlo “casa del collezionista” oppure “museo” oppure “atelier” oppure “galleria”... La vera lungimiranza della Guggenheim sta nella volontà di aver voluto creare uno spazio senza funzioni precise. Uno spazio di vita e di relazioni in cui l'arte diventa il colto pretesto per conoscere, per intrecciarsi a svariate persone e figure professionali. Un luogo che attrae e che, magicamente, disperde. In quel palazzo lei viveva, in quel palazzo ospitava artisti (Tancredi Parmeggiani diede vita al suo atelier nella cantina, lordava di colore i pavimenti conquistandosi così il bonario odio della servitù); in quelle stanze camminavano curiosi, esperti, storici, nobili e studiosi. Ciò che più affascina di tutta questa storia è la volontà di creare spazi per l'arte intesa come intreccio di vita e relazioni. Questa è una tematica che viene solo negli ultimi anni affrontata con serietà nei corsi universitari di Museografia e Allestimento. Peggy lo propose negli anni '50 comprendendo che non si può cadere nell'inganno della museificazione dell'arte contemporanea: chiuderla in un museo significherebbe, infatti, ucciderla. L'opera d'arte coincide con un sistema e dunque con le persone che la fanno, con le relazioni che riescono ad intrecciare le une con le altre.

Collezione Peggy Guggenheim a Venezia - 3
“Poiché la mia collezione è aperta al pubblico per tre pomeriggi alla settimana, la gente viene da tutto il mondo per vederla, e siccome tengo anche un salotto per gli intellettuali, questo genera una grande confusione. Tutti possono visitare la galleria nei giorni in cui è aperta, ma alcune persone pensano che io sia compresa nello spettacolo” (P. Guggenheim, Una vita per l'arte)

Si può dunque affermare che la stessa Guggenheim faceva parte di questa grandiosa opera d'arte poiché, volenti o nolenti, dobbiamo accettare che anche solo un'idea oggi può essere considerata dotata di kunstwollen. In più, non si può non considerare il fatto, di aver creato uno spazio che architettonicamente risulta essere questo ed altro. Non nasce come museo né come galleria, non nasce come collezione privata né come atelier. Eccetera.

Lo spazio del Palazzo Venier plasmato da Peggy a sua immagine e somiglianza risulta essere tutti questi spazi messi assieme e diventa così la più bella opera d'arte che la collezionista americana abbia mai donato al grande pubblico. Anche lei fu un'artista. Una delle più grandi.

Riccardo Zironi








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