Perline per parlare di decolonizzazione. Il Padiglione del Canada alla Biennale


Quest’anno il Padiglione Canada per la Biennale è rappresentato da Kapwani Kiwanga e da una grande presenza femminile, utilizzando l’arte come strumento d’inclusione e uguaglianza attraverso una grande installazione fatta di perline.

Il Padiglione del Canada si presenta alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale con una grande presenza femminile, artiste e curatrici con un background culturale diversificato ma unite nel veicolare messaggi importanti tramite la loro arte. L’arte è infatti strumento d’inclusione e integrazione che favorisce la sensibilizzazione ai temi dell’accoglienza e dell’uguaglianza, valori promossi dal Canada, che da sempre considera la diversità culturale come una grande fonte di ricchezza e di crescita per il Paese. Kapwani Kiwanga, che ha partecipato alla Biennale già nel 2022 e rappresenta per la prima volta il Canada a Venezia questo anno, è riconosciuta tra le artiste canadesi più prolifiche e influenti sulla scena artistica contemporanea internazionale. Con il suo progetto, un’installazione fatta di perline di Murano, invita il pubblico a riflettere sul colonialismo, sulla decolonizzazione e sulle tematiche di genere. La sua narrazione si basa su storie ignorate o emarginate usando strumenti quali scultura, installazione, video e performance.

Il progetto Trinket di Kiwanga esposto nel Padiglione Centrale dei Giardini a Venezia è curato da Gaëtane Verna, direttrice esecutiva del Wexner Center for the Arts, commissionata dalla National Gallery of Canada e prodotta in collaborazione con il Canada Council for the Arts. La rappresentanza canadese nel 2024 è resa possibile grazie anche alla National Gallery of Canada Foundation e da numerosi sponsor e mecenati canadesi. Gli artisti canadesi invitati a esporre nel Padiglione Centrale dei Giardini e all’Arsenale si distinguono per i loro stili eclettici e innovativi, ma soprattutto per la profondità delle messaggi veicolati: Joyce Joumaa, videoartista che vive tra Beirut e Montréal, indaga su come le strutture del passato possano incidere sul presente. L’opera presentata ai Giardini testimonia di test discriminatori su immigrati. Erica Rutherford, pittrice, è stata una delle artiste pop apertamente transessuali negli anni Settanta, che scelse il Canada per avviare la sua transizione di genere e vivere la sua nuova vita da donna fino alla sua morte nel 2008. Nelle altre sedi di mostre troviamo le artiste Ydessa Hendeles con Grand Hotel, un evento collaterale ufficiale della 60a Mostra internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, allestito presso Palazzo Berlendis. In Grand Hotel, Ydessa Hendeles esplora i temi critici dell’identità culturale, dello sfollamento, del trauma intergenerazionale e della perdita, un viaggio tra passato e presente. Il 20 aprile, durante la prima giornata pubblica della settimana di apertura della Fondazione Querini Stampalia, si è anche tenuto A World of Many Worlds: evento collaterale presentato in collaborazione con Asia Forum e co-organizzato dalla curatrice canadese Ming Tiampo, direttrice dell’Istituto di Studi comparati di Letteratura, Arte e Cultura presso la Carleton University di Ottawa. Paul Ygartua, noto per la creazione in solitaria di murales monumentali, tra cui il più grande del mondo, e Jing Zhu, che rappresenta il contrasto e l’interazione tra la cultura orientale e occidentale nelle sue opere, sono presenti all’European Cultural Center – Palazzo Mora a Venezia. Un forte appello alla pace arriva in Laguna dalla voce della scrittrice Margaret Atwood e dalla sua poesia creata per Beati Pacifici: The Disasters of War and the Hope for International Peace, selezione di opere del collezionista canadese Bruce Bailey sugli orrori della guerra, alla Chiesa di San Samuele (fino al 29 settembre 2024).

“Kapwani Kiwanga scava negli archivi del mondo e conduce ricerche approfondite che si intrecciano con eleganza nelle sue opere d’arte. È interessata al ruolo dell’arte come catalizzatore per rivelare e affrontare narrazioni socio-politiche alternative, spesso taciute e marginalizzate, che fanno parte della nostra storia comune”, dichiara la curatrice Gaëtane Verna.

Note sull’artista

Kapwani Kiwanga nata ad Hamilton, Canada, è un’artista canadese-francese che vive e lavora a Parigi. Nel 2022, Kiwanga ha ricevuto lo Zurich Art Prize (CH). È stata anche vincitrice del Premio Marcel Duchamp (FR) nel 2020, del Frieze Artist Award (USA) nel 2018 e dell’annuale Sobey Art Award (CA) nel 2018. Ha esposto personali a Copenhagen Contemporary (DN); Serralves Foundation, Porto (PT); Bozar, Bruxelles (BE); Remai Modern, Saskatoon (CA); Kunstmuseum Wolfsburg (DE); Capc, Bordeaux (FR); MOCA, Toronto (CA); Museum Haus Konstruktiv, Zurigo (CH); New Museum, New York (USA); Moody Center for the Arts, Austin (USA); Haus der Kunst, Monaco di Baviera (DE); Kunsthaus Pasquart, Biel/Bienne (CH); MIT List Visual Arts Center, Cambridge (USA); Albertinum Museum, Dresda (DE); Esker Foundation, Calgary (CA); Power Plant, Toronto (CA); Logan Center for the Arts, Chicago (USA); South London Gallery, Londra (UK); e Jeu de Paume, Parigi (FR). Kiwanga è rappresentata dalla Galerie Poggi di Parigi; dalla Goodman Gallery di Johannesburg, Città del Capo e Londra; e dalla Galerie Tanja Wagner di Berlino.

Immagine: Kapwani Kiwanga, Transfer II (metallo, fiato, perline) e Transfer IV (metallo, legno, fiato, perline), 2024 © Kapwani Kiwanga / Adagp Parigi / CARCC Ottawa 2024. Foto: Valentina Mori

Perline per parlare di decolonizzazione. Il Padiglione del Canada alla Biennale
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