Il Labirinto Borges. Un giardino per omaggiare lo scrittore


Nel 2021 ha aperto al pubblico per la prima volta il Labirinto Borges di Venezia, un giardino in forma di labirinto che la Fondazione Cini ha creato nel 2011 per omaggiare Jorge Luis Borges. Renata Codello, Segretario Generale della Fondazione, ci illustra questo luogo magico.

Tra le forme più enigmatiche fin dall’antichità, il labirinto ha spesso affascinato artisti e scrittori, che a loro volta lo hanno reinterpretato per dare un significato metaforico a questo antico simbolo. Jorge Luis Borges (Buenos Aires, 1899 – Ginevra, 1986), uno dei più grandi letterati argentini, ha dedicato molte delle sue storie al tema del labirinto, per esprimere ad esempio il concetto di universo o di conoscenza umana, ma anche di qualcosa di intricato e tortuoso da risolvere, come una sorta di messaggio da decifrare. È questo il caso de Il giardino dei sentieri che si biforcano, racconto di Borges che ha ispirato la costruzione di un vero labirinto nella laguna di Venezia, sull’isola di San Giorgio. Si tratta del Labirinto Borges, che nel 2021 ha aperto per la prima volta al pubblico, a partire dal mese di giugno di quell’anno (a dieci anni dalla sua realizzazione), e che fino a quel momento era visibile solo dall’alto, dalla terrazza del Centro Vittore Branca, il polo residenziale di studî umanistici dedicato al noto italianista, della Fondazione Giorgio Cini.

Il giardino dei sentieri che si biforcano racconta la storia del professore cinese Yu Tsun, spia al servizio della Germania che vive in Inghilterra nel corso del primo conflitto mondiale. Non potendo comunicare la posizione dell’artiglieria britannica ai suoi superiori tedeschi, perché scoperto e inseguito dal capitano Richard Madden, il professore-spia escogita un piano, ma necessita di una persona che possa permettergli di trasmettere l’informazione, ovvero dello studioso di lingua e letteratura cinese Stephen Albert. Allo stesso tempo il professore si trova a riflettere sul suo passato e sul suo antenato Ts’ui Pen, famoso per aver scritto un romanzo e per aver costruito un labirinto che tuttavia nessuno è mai riuscito a trovare. Si scopre che Albert ha studiato proprio l’opera di Ts’ui Pen e che ne ha decifrato l’enigma: libro e labirinto sono la stessa opera, Il giardino dei sentieri che si biforcano. Yu Tsun raggiunge Albert e lo uccide sparandogli. La notizia dell’omicidio esce sui giornali e solo alla fine si scopre il motivo dell’omicidio, poiché in Germania viene decifrato il messaggio: l’artiglieria britannica si trova proprio in una città chiamata Albert.

Il Labirinto Borges con, sullo sfondo, la chiesa e il monastero di San Giorgio a Venezia. Foto: Matteo De Fina
Il Labirinto Borges con, sullo sfondo, la chiesa e il monastero di San Giorgio a Venezia. Foto: Matteo De Fina
Veduta del Labirinto Borges sull’isola di San Giorgio a Venezia. Le siepi formano il nome di Borges. Foto: Matteo De Fina
Veduta del Labirinto Borges sull’isola di San Giorgio a Venezia. Le siepi formano il nome di Borges. Foto: Matteo De Fina

Ma cosa lega Borges, il labirinto e Venezia, tanto da portare la Fondazione Giorgio Cini a decidere di costruire sull’isola di San Giorgio, dove ha sede, un labirinto dedicato allo scrittore argentino? Il labirinto venne realizzato nel 2011 dalla Fondazione, ma in realtà il suo progetto risale agli anni Ottanta del Novecento. “Il disegno del labirinto è un omaggio che il diplomatico inglese e designer di labirinti Randoll Coate fece a Jorge Luis Borges”, ci ha spiegato il Segretario Generale della Fondazione, l’architetto Renata Codello. “Realizzato negli anni Ottanta, il progetto si ispira al racconto di Borges Il giardino dei sentieri che si biforcano: il labirinto ha infatti la forma di un libro aperto e al suo interno racchiude vari simboli che rimandano alla narrazione. In seguito alla morte dello scrittore argentino”, prosegue l’architetto, “María Kodama Borges, vedova del poeta e presidente dell’omonima fondazione internazionale a lui dedicata, decise di far realizzare il progetto. Nel 2003 il disegno divenne per la prima volta un vero labirinto a Mendoza, in Argentina. María Kodama però voleva realizzarne una versione anche in Europa e il suo sogno era che, data la forma a libro, fosse possibilmente collocato vicino a un’importante biblioteca. Dopo molte ricerche, quando il musicista Pedro Memelsdorff, direttore dei Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini della Fondazione Cini, le propose di presentare l’idea alla Fondazione Giorgio Cini per collocarlo vicino alla Biblioteca della Manica Lunga, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, il progetto fu accolto con grande entusiasmo. Nel 2011 il labirinto fu completato e presentato ufficialmente in occasione della ricorrenza dei venticinque anni dalla morte di Borges”.

Entrando nel Labirinto Borges si entra in contatto con il mondo fantastico dello scrittore. “Le 3.200 piante di bosso che lo costituiscono (un chilometro lineare) nascondono elementi di una visione unica del tempo, della storia e molto cari a Borges come la clessidra, il punto interrogativo, la tigre, il nome Jorge Luis, le iniziali della moglie María Kodama. Incredibile e ammirabile soprattutto dall’alto è l’effetto a specchio: le siepi compongono nei due sensi contrari il nome Borges, come se fosse idealmente scritto sulle pagine di questo libro”, aggiunge Renata Codello. Come su proposta che fu ben accolta, il labirinto è situato ai piedi della straordinaria Biblioteca della Manica Lunga, ex dormitorio dei monaci benedettini, di 130 metri di lunghezza, realizzata da Michele De Lucchi.

Veduta dall'alto del Labirinto Borges. Foto: Matteo De Fina
Veduta dall’alto del Labirinto Borges. Foto: Matteo De Fina
Tra le siepi del Labirinto Borges, Venezia, Isola di San Giorgio. Foto: Matteo De Fina
Tra le siepi del Labirinto Borges, Venezia, Isola di San Giorgio. Foto: Matteo De Fina
Il Labirinto Borges.
Il Labirinto Borges.

A costruzione compiuta, la vedova Borges, María Kodama, dichiarò entusiasta: “Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che Randoll Coate, architetto inglese di labirinti che Jorge Luis conobbe molti anni fa in Argentina, mi fece dopo la sua morte. Questo labirinto si è fatto qui a Venezia, perché Venezia era una delle città più amate o tra le più amate da mio marito, è una città labirinto, è una città unica di una delicatezza e una complessità sottile e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa”.

In occasione del decennale della sua costruzione, dei trentacinque anni dalla scomparsa di Borges e dei settanta anni della Fondazione Cini, il Labirinto Borges è stato reso per la prima volta accessibile al pubblico (su prenotazione tramite il sito visitcini.com), con un percorso di visita curato dalla società D’Uva di Firenze. La passeggiata all’interno del labirinto è accompagnata inoltre dalla musica: una suite di oltre quindici minuti composta appositamente da Antonio Fresa, eseguita e registrata con l’Orchestra del Teatro La Fenice, dal titolo Walking the Labyrinth, che i visitatori possono ascoltare nelle audioguide multilingue. “La scelta di abbinare le visite alla musica”, sottolinea Codello, “è iniziata con successo l’anno scorso con un altro importante progetto sull’isola di San Giorgio Maggiore: le Vatican Chapels. Ilaria D’Uva, la cui società gestisce il sistema di visite guidate sull’Isola di San Giorgio Maggiore, commissionò al musicista Antonio Fresa la composizione di brani originali ispirati a ciascuna cappella. E quale miglior prosieguo poteva avere questo progetto se non con il labirinto? Antonio Fresa ha così composto una nuova suite. La musica accompagna i visitatori lungo la passeggiata attraverso lo snodarsi del labirinto, amplificando la magia dell’esperienza. L’ascolto è individuale, grazie all’utilizzo di audioguide multilingue, rendendo quindi unica l’esperienza di ciascuno”.

Tra “i sentieri che si biforcano”, i simboli legati all’universo dello scrittore argentino e la musica evocativa che risuona nelle orecchie per condurre il visitatore in questo viaggio fantastico, sarà indimenticabile e suggestivo addentrarsi nel labirinto per poi trovare la via d’uscita, l’unica possibile per risolvere la sfida con se stessi.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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