Un'umanità varia è la protagonista di questo capolavoro di Edward Hopper, Soir bleu, del 1914: l'artista abbandonava la tipica pittura di paesaggio che aveva praticato fino ad allora nelle opere di grande formato per scegliere invece una scena di genere connotata da una certa inquietudine e da rimandi simbolici. Partiamo dal titolo: Hopper intendeva raffigurare una serata parigina (l'artista, in due occasioni, soggiornò per qualche tempo a Parigi dove entrò in contatto con l'arte degli impressionisti), ragion per cui ha espressamente scelto un titolo in francese (letteralmente, "sera blu") che rimanda al momento del crepuscolo, quello raffigurato nella scena, motivo d'ispirazione per molti artisti e poeti, tra i quali Rimbaud e Verlaine, tra i preferiti di Hopper.
Ai tavoli di questa terrazza che dà su un paesaggio indefinito (si vedono solo alcune colline in lontananza) vediamo personaggi diversissimi per professione ed estrazione sociale. Al tavolo a sinistra, da solo, un operaio. Al centro, un pittore e un ufficiale di marina siedono davanti a un clown vestito alla Pierrot. Dietro di loro, in piedi, una prostituta, riconoscibile soprattutto per via del trucco tipico delle meretrici parigine di fine Ottocento-inizio Novecento. A destra, una coppia della ricca borghesia, elegantemente abbigliata.
Hopper qui opera una traslazione fantastica di un momento di vita per suggerire all'osservatore che, nella società a lui contemporanea (ma il discorso è di grande attualità), tutti, pur condividendo gli stessi spazi, gli stessi atteggiamenti, le stesse frequentazioni, siano in qualche modo alienati, ci sia incomunicabilità. Addirittura, la coppia all'estrema destra neppure si guarda negli occhi: l'uomo distoglie completamente lo sguardo dalla donna che lo accompagna. Contemporaneamente, a noi è riservata la parte dei voyeur che scrutano la scena: il fatto che la prostituta, in piedi (forse alla ricerca di clienti), sia l'unica a guardare verso l'esterno, e cioè verso di noi, potrebbe essere un monito che rende palese la nostra condizione.
L'opera è oggi conservata al Whitney Museum di New York dove è entrata con un lascito degli eredi del pittore.
24 aprile 2017
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