Sardegna, scoperto un nuraghe grazie alla tecnologia laser che indaga siti coperti da vegetazione


Grazie alla tecnologia LiDAR da drone è stato indagato il sito nuragico di Bruncu ’e s’Omu nel territorio di Villa Verde, in provincia di Oristano. Scoperto un monumentale nuraghe e un insediamento capannicolo. 

Nell’ambito del Nuraghe project, risultato vincitore della call nazionale 2021 per l’accesso ai laboratori mobili di E-RIHS.it, il nodo italiano dell’Infrastruttura di ricerca europea per l’Heritage Science, coordinato da Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc, è stata messa in campo la tecnologia LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) per l’indagine di siti archeologici coperti da vegetazione. Una tecnologia che consente di riportare alla luce strutture archeologiche e variazioni topografiche di interesse culturale non note o conosciute parzialmente a causa della grande difficoltà di rilevarle da terra.

Il LiDAR da drone è attualmente utilizzato dal laboratorio di ricerca AirLab, diretto da Nicola Masini, dirigente di ricerca del Cnr-Ispc di Potenza: una piattaforma su droni per l’acquisizione di dati telerilevati con sensori attivi e passivi, parte della piattaforma aerea del MOLAB, finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) attraverso l’azione del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 finalizzata al potenziamento di infrastrutture di ricerca, con il progetto SHINE.

Grazie alle facilities e alle competenze del Cnr-Ispc è stato indagato il sito nuragico di Bruncu ’e s’Omu nel territorio di Villa Verde, in provincia di Oristano, nel quale Riccardo Cicilloni, professore di preistoria e protostoria all’Università di Cagliari, conduce dal 2013 ricerche e scavi grazie a una concessione di scavo del Ministero della Cultura e al sostegno logistico e finanziario del Comune di Villa Verde. Il sito si trova in un’area prevalentemente vulcanica, nella quale le ricerche archeologiche hanno evidenziato come l’area fosse intensamente popolata, durante l’età del bronzo e del ferro (XVIII-VIII secolo a.C.), da numerosi siti nuragici. Tra questi, spicca il sito di Bruncu ’e s’Omu, caratterizzato da un monumentale Nuraghe e un insediamento capannicolo del periodo del Bronzo Finale (1150-900 a.C.), ora in corso di scavo da parte dell’Università di Cagliari.

L’obiettivo dei rilievi LiDAR, integrati con prospezioni multispettrali e nell’infrarosso termico da drone, è stato quello allargare il campo di indagine in un’area densamente boscata, difficile altrimenti da indagare con metodi tradizionali di ricognizione e di rilievo topografico. Eseguiti con un’elevata densità di punti, opportunamente elaborati con procedimenti di estrazione automatica, incluso tecniche di machine learning, i rilievi LiDAR da drone hanno evidenziato numerose variazioni topografiche e micro topografiche. I  dati ottenuti, associati alle ricognizioni da terra sono risultati di notevole interesse archeologico. Spiccano tra questi le rovine di un Nuraghe e le strutture di due insediamenti capannicoli.

“La straordinaria e inaspettata scoperta evidenzia da un lato le grandi potenzialità del LiDAR su drone che per la prima volta è stato applicato in contesti nuragici, dall’altro allarga l’area di indagine, ponendo nuove domande sulla funzione e l’importanza del sito di Bruncu ’e s’Omu”, spiega Nicola Masini. “Un aspetto importante del LIDAR”, continua, “è l’elaborazione e classificazione delle nuvole di punti specie in contesti, come quello nuragico, caratterizzati da una densa vegetazione da dover digitalmente ’rimuovere’ al fine di visualizzare le variazioni microtopografiche per una sua efficace interpretazione archeologica”.

“Mediante procedure di enhancement ed estrazione automatica dei dati, integrate con la classica attività di ricognizione archeologica si è raggiunto il giusto equilibrio tra l’esigenza di ridurre il ’rumore’ e quella di enfatizzare le feature microtopografiche di interesse archeologico”, ha aggiunto Nicodemo Abate, assegnista di ricerca del nodo E-RIHS.it presso il Cnr-Ispc di Potenza, grazie ai finanziamenti del MUR per il rafforzamento del capitale umano delle infrastrutture di ricerca.

“La collaborazione tra l’Università di Cagliari e il Cnr-Ispc”, sottolinea Riccardo Cicilloni, responsabile delle attività di scavo, "si è dimostrata preziosa e foriera di grandi novità, sia dal punto di vista metodologico che da quello della ricerca applicata, con la scoperta di inediti e importanti siti dell’età del Bronzo.

"La scoperta delle strutture inedite presso il sito di Bruncu ‘e s’Omu dell’età del bronzo è stata resa possibile grazie all’impiego del MOLAB, i laboratori mobili dell’infrastruttura di ricerca per le scienze del patrimonio che, guidata dal Cnr con un modello di accesso aperto alla comunità scientifica nazionale ed interazionale, promuove ricerche interdisciplinari in cui le metodologie di indagine più innovative sono impiegate per ricerche di base ed applicate per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale", ha concluso Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc e coordinatrice del nodo italiano E-RIHS.it.

Immagine: Alcuni componenti del team dell’AirLab CNR ISPC: (da sinistra) Nicodemo Abate, Valentino Vitale e Antonio Minervino Amodio | © AirLab CNR ISPC

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