Il Louvre acquista il Cestino di fragole di Chardin grazie alle donazioni del pubblico


Il Louvre è riuscito nell’intento di acquistare il Cestino di fragole di bosco, capolavoro di Jean-Baptiste-Siméon Chardin del 1771, grazie alle donazioni del suo pubblico: raccolti gli 1,3 milioni di euro necessari per completare l’acquisto. 

Il Louvre riesce nell’intento di acquistare il Cestino di fragole di bosco, capolavoro di Jean-Baptiste-Siméon Chardin (Parigi, 1699 – 1779), che era finito sul mercato lo scorso anno, venduto in un’asta di Artcurial per 24 milioni di euro (contro i 12-15 della stima iniziale), stabilendo il record per un dipinto francese antico. L’opera veniva poi bloccata in quanto dichiarata “Tesoro Nazionale” dallo Stato francese: la circostanza consentiva al Louvre di esercitare il diritto di prelazione per tentare l’acquisto prima di lasciare l’opera.

Servivano 24,3 milioni di euro: il Louvre aveva dunque lanciato un appello ai suoi sostenitori per raccogliere la cifra mancante, ovvero 1,3 milioni di euro (il resto della somma era stato raccolto grazie al sostegno di LVMH Moët Hennessy – Louis Vuitton, di altri grandi donatori e della Società degli Amici del Louvre). Il Cestino di fragole di bosco era stato dunque al centro del nuovo capitolo della campagna Tous Mécènes con cui ogni anno il Louvre chiede al proprio pubblico un contributo per l’acquisto di un’importante opera d’arte. Grazie dunque al contributo generoso di quasi 10.000 singoli donatori, il museo ha raccolto 1,6 milioni di euro, segnando un record per la campagna Tous Mécènes. Il Cestino di fragole di bosco di Chardin, dunque, adesso è del Louvre e andrà in tour: sarà esposto al pubblico presso la “succursale” di Lens dal 21 marzo, successivamente, dopo una tappa a Parigi a giugno, sarà presentata al Musée des Beaux-Arts di Brest per l’estate dal 2 luglio, prima di raggiungere il Museo Roger-Quilliot di Clermont-Ferrand il 2 ottobre per l’autunno.

Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Il cestino di fragole di bosco (1761; olio su tela, 38 x 46 cm; Parigi, Louvre)
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Il cestino di fragole di bosco (1761; olio su tela, 38 x 46 cm; Parigi, Louvre)

Dal 2010, le iniziative di finanziamento collaborativo Tous Mécènes si sono affermate come eventi importanti per Museo del Louvre, coinvolgendo oltre 35.000 donatori, di cui molti sono sostenitori abituali: quasi 14.000 hanno partecipato a più di una campagna e 116 hanno contribuito a tutte e quattordici. Oltre ai fondi raccolti, queste iniziative rafforzano il legame tra il Louvre e il suo pubblico.

“Record battuto per il Cestino di fragole Chardin!”, gongola la direttrice del Louvre Laurence des Cars. “Ringrazio di tutto cuore i diecimila donatori della nostra campagna Tous Mécènes che, su tutto il territorio nazionale, e spesso per la prima volta, hanno scelto di contribuire a questa acquisizione. L’eccezionale mobilitazione di tutti questi amanti del Louvre è un segno particolarmente emozionante dell’attaccamento del pubblico al nostro patrimonio, all’idea stessa di museo, alla sua promessa di condivisione. Speravo quindi che questo meraviglioso capolavoro di Chardin venisse a incontrare tutti i francesi, prima a Lens, poi a Brest e Clermont-Ferrand, prima di raggiungere le mura del Louvre”.

Il Cestino di fragole di bosco risale al 1761: nell’estate di quell’anno, Chardin espose al Salon Carré del Louvre il suo lavoro, una delle sue ultime nature morte, un’opera sobria e composta, che si distingue da altre tele coeve di Chardin caratterizzate per il loro “bel disordine”, come ha spesso sottolineato la critica. Il volume denso ma trasparente del bicchiere d’acqua dona equilibrio alla composizione contrapponendosi alla massa fragile dei piccoli frutti rossi: qui, l’artista ha voluto cimentarsi visibilmente nella sfida di rappresentare questa singolare piramide di un rosso intenso, che appare al contempo come una massa compatta e come un edificio fragile composto da una moltitudine di piccoli elementi instabili. Il dipinto fu ammirato da Denis Diderot e dai suoi contemporanei, e nel 1863 attirò anche l’attenzione dei fratelli Goncourt: “Guarda questi due garofani: non sono altro che una macchiolina bianca e azzurra, una specie di pianticella di smalto argentato in rilievo; fai un passo indietro; i fiori si alzano dalla tela mentre ti allontani […]. Ed è questo il miracolo delle cose che Chardin dipinge: modellate nella massa e attorno ai loro contorni, disegnate con la loro luce, rese, per così dire, anima del loro colore, sembrano staccarsi dalla tela e animarsi, attraverso qualche meravigliosa operazione ottica, tra la tela e lo spettatore nello spazio”.


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