La riscoperta di Luigi Pericle, artista per decenni dimenticato: presto la prima retrospettiva italiana


In Svizzera prosegue la riscoperta critica e filologica di Luigi Pericle, maestro del Novecento dimenticato. Presto la prima retrospettiva in Italia.

È riemerso, in Svizzera, il patrimonio artistico di Luigi Pericle(nome intero Luigi Pericle Giovannetti, Basilea, 1916 - Ascona, 2001), artista per diversi decenni dimenticato, che subì l’influenza della teosofia e delle dottrine esoteriche, partecipando profondamente al dibattito artistico e culturale che da queste tendenze fu determinato nel corso del secolo.

La vicenda di Luigi Pericle è attualmente al centro di un recupero critico e filologico. L’ampio progetto di studio, restauro, conservazione, catalogazione e valorizzazione del suo patrimonio artistico e documentario è tutelato dall’Associazione senza scopo di lucro “Archivio Luigi Pericle” che si occupa di coordinare un gruppo di curatori, tecnici e specialisti dei vari settori di studio affrontati da Pericle. L’Archivio Luigi Pericle negli ultimi mesi ha promosso, e continua a promuovere, un calendario di appuntamenti museali e conferenze per la valorizzazione dell’artista in ambito internazionale che mira a presentare al pubblico l’opera inedita di Luigi Pericle.

Il prossimo appuntamento è con la mostra Luigi Pericle (1916-2001)_Beyond the visible, presso l’Area Scarpa della Fondazione Querini Stampalia di Venezia: si tratterà della prima retrospettiva dell’artista italo-svizzero in Italia, promossa nell’ambito della Biennale di Venezia. La mostra aprirà al pubblico sabato 11 maggio e si svolgerà sino al 24 novembre 2019. L’antologica affonda nelle pieghe dell’indagine espressiva di Luigi Pericle, nella sua riflessione sul linguaggio del segno e della pittura. L’evento è patrocinato, tra gli altri, dal Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone Ticino, dalla Divisione della Cultura e degli Studi Universitari del DECS, dal Consolato Generale di Svizzera a Milano, dalla Fondazione Monte Verità di Ascona e dalla Fondazione Eranos di Ascona. Già confermata, inoltre, una personale al MASI di Lugano. Secondo il Direttore Tobia Bezzola infatti Luigi Pericle “è un artista che merita di trovare un suo posto, e lo troverà, nella storia della pittura nazionale ed internazionale del dopoguerra”. Il côté intellettuale, gli studi eclettici, la vocazione mistica, rappresentano fonti di ispirazione straordinarie per un immaginario che si nutre di numerosi riferimenti culturali. I nuovi studi in corso sull’opera di Pericle mirano a dimostrare quanto la pittura e il disegno fossero per lui l’esito, la manifestazione in forme visibili di mondi interiori.

Luigi Pericle trascorse la sua vita alle pendici del Monte Verità che, in terra ticinese, accolse fin dagli albori del Novecento la famosa comunità fondata nel 1900 da Ida Hofmann e Heinrich Oedenkoven sulla Collina dell’Utopia, a picco sul Lago Maggiore, dove approdò tutta la “controcultura” europea del tempo (per saperne di più sull’argomento è possibile leggere la nostra recensione della mostra Arte e magia tenutasi a Rovigo tra 2018 e 2019). È in quegli stessi luoghi che, a partire dagli anni Trenta, prese forma la straordinaria avventura intellettuale degli incontri di Eranos, promossi da Carl Gustav Jung (il cui Libro Rosso è stato riscoperto in anni recenti ed esposto alla Biennale di Venezia del 2013) e dalla teosofa e pittrice olandese Olga Froebe-Kapteyn. È il clima culturale di Monte Verità che Luigi Pericle sognò di frequentare quando, nei primi anni Cinquanta, decise di trasferirsi con la moglie ad Ascona, l’artista scelse tale luogo per assorbire l’aura mistica del Monte Verità e immergersi nella sua natura e nella pace.

Uomo poliedrico e dai mille interessi, Pericle sfugge alle classificazioni e si rivela artista professionista tanto quanto fumettista di talento: nel 1951, infatti, crea Max, la marmotta protagonista dell’omonimo fumetto senza testo, destinata a divenire volto noto non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. Con il suo lavoro di illustratore, Pericle acquista fama internazionale e i suoi lavori vengono pubblicati dall’editore Macmillan di New York e su quotidiani e periodici come il “Washington Post”, “Herald Tribune” o la rivista “Punch”. Nel 1958, all’età di quarantadue anni, Pericle distrugge tutte le opere figurative in suo possesso (tranne un esemplare) e dà inizio a una nuova fase della sua produzione pittorica, passando all’astrattismo informale e a tecniche di lavorazione particolari, che ne contraddistinguono l’opera e la rendono il prodotto di un’instancabile sperimentazione. Nel 1959 la sua pittura inizia a suscitare l’interesse di Peter G. Staechelin, noto collezionista di Basilea. Inizia così tra i due una fervida collaborazione e un rapporto di stima. Intorno al 1959, in cambio delle numerose opere acquisite, il collezionista dona all’artista una casa ad Ascona, nella quale i coniugi Giovannetti risiederanno fino alla morte. Per acquistare tale immobile e donarlo all’amico, Peter G. Staechelin si priva di alcuni disegni di Schiele e Klimt vendendoli al Museo Leopold di Vienna, dove sono tuttora conservati.

Non è certo un caso (ma quasi un destino) che Luigi Pericle giunse ad abitare a Casa San Tomaso (chiamata così dall’artista in omaggio a Tommaso d’Aquino). Negli anni Trenta, tale dimora era appartenuta alla pittrice e collezionista Nell Walden, ex moglie di Herwarth Walden, scrittore, artista, teorico e fondatore della celebre rivista “Der Sturm”, portavoce delle tendenze espressioniste europee e promotrice dei movimenti d’avanguardia. Una casa, dunque, densa di storia, di cultura e di umori profondi impressi nei suoi ambienti dalle figure intense che vi soggiornarono.

Gli anni dal 1958 al 1965 vengono definiti da Pericle stesso, gli anni del “cambiamento radicale”: un periodo di inarrestabile energia creativa ed entusiasmo, durante il quale realizza le sue più importanti esposizioni. Nel 1962, viene a contatto con Martin Summers, gallerista e curatore presso la Arthur Tooth & Sons Gallery di Londra, nella quale tra il 1962 e il 1965 Pericle terrà quattro mostre: due personali, nel 1962 e 1965, e due collettive (Contrast in Taste II e Colour, Form and Texture) entrambe nel 1964, esponendo con Karel Appel, Antoni Tàpies, Jean Dubuffet e Pablo Picasso. Durante le personali, Pericle riesce a vendere molte opere a collezionisti noti, come Lady Tate e il parlamentare Sir Basil de Ferranti. Nel gennaio del 1965, Sir Herbert Read (critico d’arte, cofondatore dell’Institute of Contemporary Art di Londra e consulente artistico di Peggy Guggenheim), in occasione delle sue letture ad Eranos, fa visita all’atelier di Pericle ad Ascona rimanendo colpito dal suo lavoro. Secondo Sir Read, Pericle tende alla “ricerca della Bellezza Assoluta” attraverso l’espressione astratta, la forma pura e metafisica, capace di restituire e comunicare grazie all’armonia di linee e colore, “l’essenza profonda” delle cose e la loro condizione spirituale. Viene introdotto ad Hans Hess, museologo e curatore alla York Art Gallery. Hess nel 1965 organizza una personale itinerante in alcuni musei britannici. Composta da 55 opere, l’esposizione avrà luogo da marzo e settembre tra York, Newcastle, Hull, Bristol, Cardiff e Leicester.

Pericle, dal canto suo, dopo una stagione di successi internazionali segnati da rapporti e collaborazioni con uomini di cultura, collezionisti del calibro dell’attrice Brigitte Helm (protagonista del cult film Metropolis) e gallerie di punta, nel 1965 decise fermamente di rinunciare alla carriera per dedicarsi unicamente alla sua arte ed agli studi esoterici ritirandosi a vita privata. La tensione verso la clausura e l’astrazione dai beni materiali divengono tali da vendere la sua Ferrari tanto amata (in passato aveva addirittura posseduto quella di Roberto Rossellini ed Ingrid Bergman) e da abolire qualsiasi tipo di occasione mondana.

Pericle appartiene a quella categoria di autori (vengono alla mente i nomi di Hilma af Klint per la pittura, oggetto di ampie mostre retrospettive nei maggiori musei internazionali e di cui alcune opere sono state presentate nella Biennale del 2013, di Giacinto Scelsi per la musica, di Carlo Mollino per la fotografia e l’architettura, e di Fernando Pessoa per la letteratura) che preferirono lasciare che la loro opera parlasse solo dopo la loro morte, imprimendole comunque un’energia che avrebbe reso necessaria la loro riscoperta postuma.

Casa San Tomaso, dopo la scomparsa di Luigi Pericle, morto senza eredi nel 2001, è rimasta chiusa per quindici anni. Tutto il suo passato glorioso, i segni lasciati prima da Nell Walden, sacerdotessa di un espressionismo lirico, e poi da Pericle, ricercatore mistico e veggente, sono stati dimenticati, sepolti per anni in una casa disabitata, inghiottita dai rovi. La Casa ha ora rivelato intatto un immenso patrimonio sepolto di opere, fra dipinti su tela, masonite e chine, oltre a centinaia di documenti inediti, fra saggi, testi, lettere, bozzetti, quadri astrali, oroscopi e istruzioni per la lettura, scritti di ufologia, quaderni densi di citazioni e ideogrammi giapponesi, simboli arcani e ricette omeopatiche. Una summa del pensiero universale catalogata, a suo tempo, da Pericle con rigore monastico e rimasta cristallizzata intatta fino ad oggi. Un patrimonio che adesso sarà studiato e adeguatamente valorizzato.

Nell’immagine: Luigi Pericle, Matri Dei d.d.d. (1963; china su carta di seta polverizzata, 42 x 60 cm)

La riscoperta di Luigi Pericle, artista per decenni dimenticato: presto la prima retrospettiva italiana
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