Domenico Fiasella, eclettico pittore sarzanese | Finestre sull'Arte - La nota

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2011, Settima puntata

Domenico Fiasella fu uno dei pittori più versatili del Seicento, e nel suo soggiorno a Roma, oltre ad apprendere linguaggi fondamentali per la sua arte, seppe intessere alcuni importanti rapporti. Ma fu anche un pittore molto legato alla sua città natale, Sarzana, dove oggi si conservano molte delle sue opere.

Un carattere audace ed incline a proficui rapporti di amicizia fu quello del ligure Domenico Fiasella che durante la sua vita raccolse i frutti di quell'intima formazione artistica che condusse al fianco del padre.
Pare che durò tutta la vita l'amicizia con il pittore Orazio Gentileschi grazie al quale Fiasella ebbe l'opportunità di conoscere colui che fu anche il protettore di Caravaggio, il marchese genovese Vincenzo Giustiniani.

Denominato Il Sarzana dalla sua città natale, agli esordi della sua carriera artistica fu molto favorito anche dal legame di amicizia che strinse con Monsignor Salvago, vescovo di Sarzana.
Se fin da giovanissimo dimostrò spiccate doti pittoriche, Domenico Fiasella si distinse ben presto per un'astuta indole eclettica e poliedrica.

E fu proprio la sua furbizia e la sua indiscussa intelligenza che lo avvicinarono a personalità importanti come quella di Camillo Borghese, papa Paolo V che durante il suo pontificato incoraggiò e favorì molti artisti tra i quali anche Guido Reni pur rimanendo fedele al tanto amato Caravaggio.
Quale miglior modo per rendere ancora più celebre la propria arte se non quello di porgere uno splendido dono a personalità che avrebbero potuto favorirlo?
E fu così che fece Domenico Fiasella donando a papa Paolo V la meravigliosa opera dal titolo Fuga in Egitto di cui Papa Paolo V rimase estasiato, come racconta il primo biografo del pittore, Raffaele Soprani.

Gelosissimo della sua città, Domenico Fiasella lo fu così tanto da impedire che nessun altro artista riuscisse a sottrargli il primato artistico sulla città di Sarzana, almeno fino a quando fu in vita.
Si narra che, pur vecchio e ricco, Fiasella si impegnò alla realizzazione di due piccole porte del tabernacolo di sant'Andrea, incarico dal quale l'artista non guadagnò molto denaro, ma di certo tanto orgoglio per aver fatto riecheggiare ancora una volta il suo nome nella sua cara città natale.

E proprio lì, nel bel mezzo del centro storico ancora oggi una via porta il suo nome e la sua fame rivive imperterrita nella mente e nel cuore di tutti i suoi abitanti che a distanza di secoli, si ricordano con profonda fierezza coloro che hanno fatto la storia del loro paese.

Ambra Grieco








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