Immagini dei beni culturali, le precisazioni del MiC: “niente canone per riviste scientifiche e tesi”


Con un intervento su Repubblica, il capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, spiega che i canoni per le riproduzioni delle immagini dei beni culturali non si applicheranno alle riviste scientifiche e alle tesi accademiche.

Le riviste scientifiche dell’elenco Anvur e le tesi accademiche non dovranno corrispondere alcun canone per la riproduzione di immagini dei beni culturali. Lo spiega oggi il capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, rispondendo in parte alle polemiche nate a seguito del decreto ministeriale, il numero 161, con cui il ministro Gennaro Sangiuliano ha rivoluzionato la riproduzione di immagini di beni culturali, introducendo un nuovo tariffario ma abolendo la gratuità per riviste scientifiche che vengono pubblicate a scopo di lucro.

“Per uso personale e per motivi di studio”, ha specificato intanto Tarasco, “nessun canone è dovuto all’Amministrazione. Ciò è scritto nell’art. 108 del nostro Codice dei beni culturali e del paesaggio ed è chiaramente ribadito anche a pag. 7 del decreto ministeriale dell’11 aprile scorso. Ove non vi sia scopo di lucro e si scattano fotografie, autonomamente, e l’Amministrazione non sopporta costi, non si deve pagare alcunché. Quindi, gli studenti che devono pubblicare fotografie nelle proprie tesi di laurea o gli studiosi che devono riprendere immagini dei beni culturali per le proprie ricerche scientifiche nulla devono al Ministero della cultura”.

“La tabella pubblicata a pagina 7 del Tariffario”, prosegue Tarasco, “vale solo come ’rimborso’ delle spese sostenute dall’Amministrazione (per esempio l’uso della fotocopiatrice) e non vi sia scopo di lucro. A queste condizioni, come può dirsi che il decreto dell’11 aprile sarebbe ’liberticida’? Diversamente, se le immagini vengono utilizzate a scopo di lucro in un prodotto editoriale o nell’oggettistica (come nel caso Ravensburger), solo in quel caso occorre pagare un canone. Anche questo è scritto nel Codice dei beni culturali; l’adozione del ’Tariffario’ rappresentava una necessità imposta dalla legge che obbliga ogni ente pubblico (quindi, non solo il Ministero della cultura) a definire ’gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per l’uso e la riproduzione dei beni’. L’ultimo Tariffario risaliva al 1994 (ministro Alberto Ronchey) e negli anni si è formata una vera e propria ’giungla’ in cui occorreva mettere ordine. In ogni caso, anche quando il canone va versato al Ministero, questo va pagato non dai singoli studiosi, come erroneamente riportato nell’articolo, ma dalle società che traggono profitto. In ogni caso, per evitare ogni ulteriore speculazione nei prossimi giorni chiariremo con un successivo atto che nulla è dovuto per le riproduzioni necessarie alle riviste scientifiche di cui all’elenco Anvur e per le tesi accademiche”.

Immagine: il Ministero della Cultura. Foto: Finestre sull’Arte

Immagini dei beni culturali, le precisazioni del MiC: “niente canone per riviste scientifiche e tesi”
Immagini dei beni culturali, le precisazioni del MiC: “niente canone per riviste scientifiche e tesi”


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