“Vendiamo la Giuditta di Klimt per finanziare lo stadio”. Venezia, proposta choc dell'assessore


Proposta assurda dell’assessore alla mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso: vendere la Giuditta di Klimt, uno dei soli tre dipinti del pittore austriaco che si conservano in Italia, per finanziare la costruzione del nuovo stadio.

Sembra un pesce d’aprile in ritardo, ma in realtà è serissimo l’assessore alla mobilità, alle infrastrutture e alla viabilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, che in un’intervista al quotidiano La Nuova Venezia lancia quella che è stata definita una “proposta choc”: vendere la Giuditta di Gustav Klimt, uno dei soli tre dipinti del grande pittore austriaco conservati in Italia, per finanziare la realizzazione del nuovo stadio. Il progetto da finanziare si chiama “Bosco dello Sport” e prevede l’edificazione di un nuovo stadio, di un parco nel quale sarà immerso e di un palazzetto dello sport, nel sobborgo di Tessera, sulla terraferma: servirà un investimento di 308 milioni di euro. Parte di questi, 93,5 milioni, dovrebbero arrivare da un finanziamento europeo: nel caso questi soldi non dovessero arrivare, ecco affacciarsi l’idea di vendere la Giuditta. La Commissione europea, che dovrebbe erogare i fondi del PNRR con cui verrebbero finanziati i lavori, non è infatti d’accordo sul fatto che si tratti di lavori di riqualificazione urbana e sociale, come vengono presentati (è la stessa diatriba in corso per il rifacimento dello stadio Artemio Franchi di Firenze).

“Se proprio non si troverà una soluzione, una via d’uscita estrema per recuperare le risorse c’è: possiamo vendere la Giuditta II di Klimt”, ha detto Boraso. “Nel 2015, quando l’idea venne al nostro sindaco Luigi Brugnaro, l’opera era valutato tra i 70 e i 90 milioni di euro, adesso varrà sicuramente di più. Proprio la somma di cui c’è bisogno”.

Gustav Klimt, Giuditta II (1909; olio su tela, 178 x 46 cm; Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro)
Gustav Klimt, Giuditta II (1909; olio su tela, 178 x 46 cm; Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro)

Il capolavoro di Klimt si trova a Venezia dal 1910, anno in cui il Comune lo acquistò dopo che l’artista lo espose alla Biennale di Venezia di quell’anno. In Italia ci sono solo altri due dipinti di Klimt: Le tre età della donna della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e il Ritratto di signora della Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Non è la prima volta che l’attuale giunta veneziana propone di vendere l’opera esposta alla Galleria di Ca’ Pesaro: la malsana idea era già balenata nel 2015, quando il sindaco Luigi Brugnaro propose di mettere il quadro sul mercato per sanare il bilancio delle casse comunali.

L’opposizione naturalmente fa quadrato. “Vendere il Klimt? Una proposta gravissima e irricevibile”, commenta Monica Sambo, consigliera comunale e segretatia comunale del Pd. “Lo era 8 anni fa e lo è tanto più adesso che con i soldi incassati si vorrebbero realizzare uno stadio e un’area, interventi che in tutta Italia vengono realizzati con risorse private o, come nel caso di Bologna, con risorse miste pubbliche e private. La sola idea di vendere un quadro che fa parte del patrimonio artistico della città e in particolare di Ca’ Pesaro fa rabbrividire. L’Europa si è accorta che c’è qualcosa che non va in questo progetto e che c’è anche un conflitto di interessi”.

A Venezia infatti il progetto è molto contestato per la posizione del sindaco stesso, che è anche proprietario della locale squadra di pallacanestro, la Reyer Venezia, che potrebbe trarre beneficio dall’eventuale nuovo palazzetto dello sport. Inoltre, per parte della società civile il “Bosco dello Sport” sarebbe nient’altro che una specie di colata di cemento che non ha quelle necessità di rigenerazione che vengono presentate: “L’area di intervento (Venezia-Tessera) non presenta alcuna delle caratteristiche di degrado sociale e di vulnerabilità previste dalla normativa, avendo indici di criminalità bassissimi e una struttura territoriale prevalentemente costituita da villette unifamiliari all’interno di un paesaggio agrario incontaminato”, scriva Italia Nostra. "Al contrario vaste zone della città di Mestre, che avrebbero pieno titolo ad ottenere questi fondi PNRR, sono lasciate al loro lento e inesorabile declino”.


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