Pisa si arricchisce di un prezioso ritratto di Artemisia Gentileschi, creato da Simon Vouet: l'opera acquistata per Palazzo Blu


Pisa, acquisto per Palazzo Blu: arriva un importantissimo ritratto di Artemisia Gentileschi eseguito da Simon Vouet.

A Pisa, nelle sale di Palazzo Blu, arriva una nuova opera ad arricchire le collezioni del museo, grazie a un acquisto perfezionato dalla Fondazione Pisa nel mese di giugno: si tratta dello splendido Ritratto di Artemisia Gentileschi eseguito da Simon Vouet (Parigi, 1590 - 1649), esposto nelle sale di Palazzo Blu a partire da sabato 28 settembre. L’opera è stata rintracciata sul mercato nel febbraio di quest’anno: si tratta di un dipinto che apparteneva alla collezione di Cassiano dal Pozzo, notissimo collezionista famoso anche per aver inventato il termine Gioconda attribuito al più celebre dipinto di Leonardo da Vinci. Un’opera legata a Pisa per due motivi principali: la famiglia di Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 - Napoli, 1654), originaria della città toscana (ma non solo: è infatti acclarato che Artemisia, a Pisa, ereditò e forse acquistò diverse proprietà delle quali si occupò anche dopo la scomparsa del marito, il pittore Pierantonio Stiattesi, durante il suo soggiorno napoletano, ed è ipotizzabile che la pittrice si sia recata qualche volta da Napoli a Pisa), e il committente, che era nipote del cardinale Carlo Antonio dal Pozzo, arcivescovo di Pisa dal 1582 al 1607 (uno dei più importanti della storia della città). Il ritratto fu eseguito a Roma attorno al 1623, quando la pittrice aveva circa trent’anni d’età, ed è l’unico ritratto di Artemisia realizzato da Vouet che si conosca.

Scoperto agli inizi degli anni 2000 da Roberto Contini e da Francesco Solinas, il Ritratto di Artemisia Gentileschi è un’“immagine parlante”, dato il suo realismo sontuoso e dati anche gli innegabili riferimenti che consentono di identificare la ritrattata come Artemisia Gentileschi. Tra questi, il particolare del pennello tenuto nella mano destra e il medaglione con un edificio a pianta circolare e la scritta in greco Mausoleion: si tratta infatti del Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo antico, edificato dalla principessa Artemisia per Mausolo, suo fratello e marito (un particolare colto e raffinato che dunque permette di risalire inequivocabilmente alla pittrice). L’elegante composizione, tipica di Simon Vouet al ritorno dal viaggio a Genova e nel nord Italia, compiuto tra il 1620 e il 1622, conferma secondo Solinas la paternità, affine ad altre mezze figure femminili dipinte dall’artista francese in quegli anni.

Fino all’8 marzo 2020, l’opera sarà temporaneamente esposta nelle sale della dimora nobiliare di Palazzo Blu assieme a un’opera di Artemisia già presente nelle collezioni dell’istituto, ovvero la Clio musa della storia: a partire da quella data le opere verranno poi concesse in prestito alla National Gallery di Londra dove, nella primavera-estate del 2020, è prevista una grande mostra dedicata alla pittrice secentesca, a cura di Letizia Treves. Le due opere torneranno infine a Pisa nel settembre 2020, dove troveranno definitiva collocazione nei rinnovati spazi dedicati all’arte pisana in Palazzo Blu, in particolare nella sala dedicata alla famiglia Lomi-Gentileschi. L’opera si aggiunge quindi a un importante nucleo della collezione, valorizzandolo attraverso un allestimento dedicato.

“Un’acquisizione importantissima per questo museo e per l’Italia”, spiega a Finestre sull’Arte il professor Solinas, “perché questo dipinto, eseguito a Roma nel 1623 è un gioiello della pittura seicentesca e uno dei ritratti più importanti del primo Seicento europeo, ma non solo: è anche una testimonianza di un momento straordinario della storia dell’arte, quello dei primi decenni del Seicento a Roma”.

“Avere quest’opera, qui a Palazzo Blu, con la Clio di Artemisia Gentileschi, è bellissimo”, sottolinea Letizia Treves. “L’allestimento con le due opere affiancate permette al pubblico di avere un incontro diretto con la pittrice, molto importante per Pisa. Un rapporto con la città reso più stretto anche dal fatto che il dipinto apparteneva alla collezione di Cassiano dal Pozzo, che ebbe legami con Pisa: pertanto, l’opera acquisisce un’ulteriore rilevanza per via della sua provenienza storica”. Come detto, il ritratto di Vouet e la Clio di Artemisia saranno assieme a Londra, in una mostra che, assicura Letizia Treves, sarà “molto selettiva, perché composta da trentacinque dipinti, tutti di altissimo livello e documentati”. La presenza delle opere a Londra servirà per un approfondimento sull’immagine dell’artista: “il volto di Artemisia”, spiega Treves, “viene associato alle varie Susanne e Giuditte presenti nella sua produzione: quello di Vouet, invece, è un vero ritratto, eseguito da un altro pittore, ed è importante per documentare la sua immagine. A Londra, il quadro del pittore francese sarà esposto in un contesto intimo: mi piacerebbe che i visitatori abbiano un contatto faccia a faccia con la pittrice, che acquisterà ulteriore valore perché le opere saranno esposte assieme a una selezione delle lettere di Artemisia rinvenute solo qualche anno fa, e pubblicate in italiano da Francesco Solinas, che le ha scoperte. Si tratta di documenti che non sono mai stati visti all’estero. Nel contesto della mostra si tratterà, in sostanza, di un pausa di riflessione sull’immagine e sulla fama della pittrice”.

Con l’acquisto del Ritratto di Artemisia Gentileschi eseguito da Vouet, la Fondazione Pisa ha voluto far arrivare in città un dipinto di grande importanza, e donarlo alla pubblica godibilità. Tra gli scopi istituzionali, la Fondazione Pisa infatti ha anche quello dell’arricchimento e della valorizzazione del patrimonio culturale del territorio, ragion per cui l’ente è da sempre impegnato a riportare o a mantenere a Pisa opere d’arte o testimonianze di valore storico che riguardino la città e il suo territorio, attraverso l’acquisizione di opere collegate all’area di Pisa, per autore, per committenza o per tema. Inoltre, orientamento della Fondazione è quello di acquistare opere di grande qualità, importanti e al tempo stesso rappresentative della storia e dell’arte di Pisa. Queste opere vanno poi ad arricchire le collezioni d’arte della Fondazione e, come in questo caso, vengono rese fruibili al pubblico nelle sale di Palazzo Blu.

Nell’immagine: Simon Vouet, Ritratto di Artemisia Gentileschi (1623 circa; olio su tela, 90 x 71 cm; Pisa, Palazzo Blu)

Pisa si arricchisce di un prezioso ritratto di Artemisia Gentileschi, creato da Simon Vouet: l'opera acquistata per Palazzo Blu
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