Senatori M5S chiedono a Franceschini di rinviare la riforma del MiBACT. “Manca personale, provocherà caos”


Un gruppo di sedici senatori del Movimento 5 Stelle chiede al ministro Franceschini di rinviare la riforma del MiBACT, perché manca personale e provocherà caos.

Un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle (Margherita Corrado, Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Danila De Lucia, Maria Domenica Castellone, Iunio Valerio Romano, Virginia La Mura, Orietta Vanin, Michela Montevecchi, Fabrizio Trentacoste, Donatella Agostinelli, Gisella Naturale, Giuseppe Auddino, Antonella Campagna, Elisa Pirro, Marco Pellegrini) ha presentato giovedì scorso un’interrogazione per chiedere al ministro dei beni culturali Dario Franceschini di rinviare la riforma del MiBACT presentata a dicembre (a questo link un riassunto delle misure che verranno introdotte). La riforma andrà a completare il disegno già messo in atto da Franceschini tra il 2014 e il 2016, e che secondo i senatori pentastellati è “già causa di una serie di disfunzioni che gli operatori del settore, pur fortemente penalizzati dal cosiddetto ‘decreto bavaglio’, non smettono di denunciare” (il riferimento è al decreto ministeriale del 23 dicembre del 2015 che obbliga i dipendenti del MiBACT a chiedere l’autorizzazione del rispettivo dirigente nel caso debba parlare con la stampa).

Secondo i sedici senatori, “le maggiori criticità che si sono rilevate in questi anni attengono all’esercizio della tutela, competenza esclusiva del Ministero, mentre la valorizzazione, figlia e sorella della prima, è materia concorrente con le Regioni”: in particolare, le soprintendenze settoriali, che prima della riforma erano divise in tre ambiti (archeologia, belle arti e paesaggio), sono state accorpate dal 2014, e secondo gli interroganti “ sono state lasciate nella transizione senza sufficienti indirizzi operativi e con poche risorse; hanno perso, venendo meno il rapporto diretto con i musei che ne raccoglievano le testimonianze, il legame con la storia del territorio; hanno perso, talvolta, archivi e depositi (spesso rimasti letteralmente imprigionati nei nuovi istituti autonomi)”, e in più, le stesse soprintendenze “sono state cancellate e rifatte due volte, dapprima riducendole di numero e accorpando parte delle competenze settoriali, poi redistribuendone le zone di pertinenza e aggiungendo alle competenze già unificate anche l’archeologia, con ciò causando disagi di ogni sorta al personale dipendente che ha continuato a lavorare nelle diverse sedi, spesso distanti decine di chilometri, con le difficoltà e la demotivazione che si possono immaginare nell’esercizio quotidiano della tutela”.

Quello che secondo i grillini è mancato è “un piano organizzativo definito nei dettagli”, e di conseguenza, a loro avviso, “è accaduto che parte del personale, in un primo momento condiviso tra più nuovi uffici, trovandosi nella condizione di poter scegliere se restare in forza alle Soprintendenze ABAP o passare ai poli museali e ai nuovi istituti autonomi, ha preferito questi ultimi, che offrono maggiori possibilità di guadagno per le aperture straordinarie ed hanno una migliore visibilità, e lasciato quasi vuote (complici i pensionamenti e le assunzioni di soli funzionari tecnici) alcune sedi di tutela particolarmente disagiate”. Le difficoltà, si legge ancora nell’interrogazione, non avrebbero colpito soltanto i lavoratori, ma anche gli utenti (che secondo Franceschini avrebbero dovuto risultare avvantaggiati dalla riorganizzazione), a causa della “mal gestita trasformazione”: “dalla protocollazione multipla delle pratiche pervenute alle già diverse soprintendenze nel frattempo fuse, ai protocolli fermi per la ripartenza, alla posta elettronica rimasta irraggiungibile per la chiusura delle caselle, alla contabilità chiusa e riassegnata con intervalli di vari mesi”.

I senatori pentastellati credono che la riforma presentata il mese scorso sia “un’iniziativa destinata a provocare nuovo (a parere degli interroganti forse strategico) caos”, e in più, malgrado le volontà di contenimento della spesa che erano alla base della riforma del 2014-2016, “altri 7 istituti con autonomia speciale”, proseguono gli interroganti, “si andranno ora ad aggiungere ai tanti già esistenti, guidati, come gli altri, da persone scelte a discrezione del ministro e con stipendi dirigenziali di seconda o anche prima fascia, creando un aumento vertiginoso del numero dei super dirigenti”. Ma c’è anche il capitolo soprintendenze: “introducendo 10 nuove soprintendenze ABAP”, specificano i senatori del Movimento, “sarà ridisegnato in larga parte, di nuovo e senza studi preliminari e numeri che giustifichino l’intervento progettato, anche l’apparato della periferia della tutela”.

Alla luce di tutto ciò, i sedici senatori chiedono di sapere se il ministro non ritenga che, a seguito dell’ulteriore riforma, “si perderà il controllo dei procedimenti di tutela da parte delle soprintendenze ABAP, faticosamente riorganizzatesi per espletarli nei tempi”, se non convenga sul fatto che la riforma “produrrà grave nocumento al patrimonio culturale in genere e al paesaggio in particolare, mentre secondo il dettato costituzionale (articolo 9) lo Stato dovrebbe conservare e promuovere l’uno e l’altro, per garantirne la fruizione pubblica”, se non sia dell’avviso che “dare vita a 10 nuovi uffici di tutela con i numeri attuali di addetti e funzionari amministrativi, e in assenza di nuovi dirigenti interni edotti sulle tematiche di competenza, dunque avvalendosi di personale esterno o scelto ad hoc (se gli sarà possibile), significhi piuttosto volere indebolire la tutela provocando due reazioni: l’immobilismo, per assenza di personale o per paura di fare, oppure l’attivismo, ma eterodiretto”, e se non ritenga opportuno, “nel rispetto del patrimonio culturale, dei dipendenti ministeriali, delle amministrazioni locali e dell’imprenditoria onesta”, rinviare la riforma, questo almeno a dopo l’espletamento dei concorsi per nuovi dirigenti e altro personale necessario, in particolare quello amministrativo. Senza il nuovo personale, infatti, i senatori ritengono che “le attività quotidiane di tutela finirebbero per non essere più svolte per mancanza dei numeri minimi degli operatori”.

Nella foto: Palazzo Madama, sede del Senato. Ph. Credit Paul Hermans

Senatori M5S chiedono a Franceschini di rinviare la riforma del MiBACT. “Manca personale, provocherà caos”
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