Confindustria Cultura chiede al governo misure urgenti per sostenere la cultura. Ecco gli interventi suggeriti


Confindustria Cultura Italia (CCI), la federazione italiana dell’industria culturale che riunisce le associazioni dell’editoria (AIE), della musica (AFI, FIMI, PMI), del cinema e dell’audiovisivo (ANICA, APA, UNIVIDEO) e dei servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (AICC), chiede al Governo misure urgenti e immediate per sostenere l’intero settore culturale a seguito dell’emergenza coronavirus. Ignazio Cipolletta, presidente di Confidustria Cultura, ha inviato una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e inviata al premier, al ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, al ministro per i beni culturali Dario Franceschini e al ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli.

Le misure si rendono urgenti visti i dati che continuano ad arrivare. Al di là del fatto che musei, cinema e teatri sono, com’è noto, completamente fermi a seguito del decreto dell’8 marzo che impone la chiusura di tutte le attività in cui si radunano assembramenti di ogni tipo, si registrano cancellazioni di prenotazioni online di mostre e musei nell’ordine del 70%, e l’annullamento di ben 7.400 spettacoli dal vivo (il che si traduce in perdite di incassi pari a 10,5 milioni di euro per i soli eventi musicali). E ancora, cali di vendite del 25% per i libri (con punte del 70% nelle zone più colpite dall’epidemia di Covid-19) e crollo degli incassi cinematografici del 75% nell’ultimo fine settimana di apertura (324mila persone appena si sono recate al cinema).

I danni sono tuttavia di diverso ordine: non si parla solo di mancati incassi. Per quanto riguarda il cinema, ci sono quelli economici legati all’uscita dal mercato di prodotti già realizzati, quelli che derivano dalla sospensione, o cancellazione, di imminenti e importanti uscite, c’è il blocco delle produzioni in essere a seguito delle ordinanze di chiusura delle location ove sono previsti i set, con danno per costi crescenti sulle spese di realizzazione del film causati da ritardi indefinibili, c’è l’impossibilità di programmare e avviare le produzioni previste per il seguito dell’anno. Per quanto riguarda il settore della distribuzione, c’è la perdita degli investimenti già stabiliti ed effettuati per il lancio dell’uscita dei film nazionali ed internazionali, ci sono i costi per la promozione pubblicitaria, per la produzione di materiali di comunicazione in sala, per la realizzazione ed invio di supporti digitali atti alla riproduzione nei cinema, sia per i film futuri che per quelli già in distribuzione e colpiti dalla attuale situazione. Per le imprese tecniche i danni riguardano i mancati servizi, che stanno rallentando anche l’attività del doppiaggio, per il blocco delle produzioni in essere e per l’impossibilità di programmare e avviare le produzioni previste per il seguito dell’anno.

Quali potrebbero essere gli interventi? Confidustria Cultura ne suggerisce alcuni: misure volte a garantire liquidità alle imprese, come la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, e una maggiore attenzione da parte del sistema bancario per l’accesso, al credito; cassa integrazione per i lavoratori delle imprese del settore anche dove non già prevista; certezza di pagamenti rapidi da parte della pubblica amministrazione. A questi interventi di carattere generale, sostiene ancora Confidustria, devono essere associate urgenti misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell’emergenza.

Le singole associazioni che fanno parte di Confidustria suggeriscono inoltre diverse altre misure. AICC, per esempio, segnala come interventi prioritari il riconoscimento dello stato di crisi per il settore, la cassa integrazione per i lavoratori delle imprese del settore, l’abolizione temporanea dei meccanismi di indetraibilità dell’IVA, la sospensione del pagamento di tasse e contributi per riduzione degli incassi dei musei, mostre e attività culturali (non solo nelle zone rosse, non solo nelle Regioni colpite dalle ordinanze, ma in tutto il Paese dove si stanno registrando disdette e mancate prenotazioni per l’effetto indotto dall’emergenza corona virus), il rinvio dei pagamenti degli incassi ai committenti pubblici per fare fronte ai rimborsi del titolo di ammissione e dei diritti di prenotazione da parte dell’utenza sia nazionale che estera, il delle gare in corso e blocco delle nuove gare, fino a quando la situazione del mercato non si è stabilizzata. Le associazioni del cinema suggeriscono la sospensione degli obblighi contributivi previdenziali, il riconoscimento di una indennità economica per i lavoratori autonomi non tutelati dagli strumenti di sostegno al reddito, l’introduzione della cassa integrazione guadagni in deroga alla vigente normativa, a copertura di tutte le imprese e tutti i lavoratori dipendenti non destinatari degli ordinari strumenti di sostegno al reddito, la sospensione pagamenti imposte e tributi, il contributo a fondo perduto alle distribuzioni per gli investimenti già effettuati e pianificati per i film usciti e di prossima uscita, il contributo a fondo perduto (o sotto forma di sostegno ad investimenti) per compensare il crollo degli incassi nelle sale cinematografiche.

“Gli effetti della diffusione del virus sulle aziende e lavoratori del settore”, scrive Cipolletta nella lettera indirizzata a Conte, Gualtieri, Franceschini e Patuanelli, “è significativo e preoccupante. Il drastico calo di vendite di prodotti culturali, libri, musica e dvd, la cancellazione di concerti, la disdetta di mostre e visite culturali con presenze nei musei che non raggiungono il 20% di quelle normalmente registrate, l’annullamento di festival ed eventi fieristici, la chiusura delle sale cinematografiche, la sospensione delle produzioni audiovisive nazionali e internazionali e in generale il congelamento di attività o iniziative già programmate stanno generando infatti danni economici assai rilevanti su tutto il territorio nazionale, stravolgendo investimenti e sviluppo delle industrie per quest’anno e, probabilmente, anche per quelli a venire e generando una crisi di liquidità per le aziende del settore”.

“Quella che le imprese culturali stanno affrontando”, continua il presidente di Confidustria Cultura, “ha ormai il carattere di una vera e propria calamità, al pari di quanto sta avvenendo per molte altre imprese che operano in Italia, che potrebbe produrre danni strutturali con il rischio di piegare un sistema di imprese strategico per il futuro del Paese, per la salvaguardia del suo patrimonio, la diffusione della cultura, essenziale non solo per l’economia italiana ma per la stessa qualità della vita. Va affrontata in una logica emergenziale anche questa parte della crisi che sta attraversando il sistema Italia, con interventi urgenti di contenimento dei suoi effetti a breve e medio termine”.

Nell’immagine: Parma, il Teatro Regio

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