Bruce Chatwin fotografo: una mostra a Castelnuovo Magra per conoscerlo


Recensione della mostra 'Bruce Chatwin. Il viaggio continua' a Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni, fino all'8 ottobre 2017.

Se si pensa a Bruce Chatwin, saltano subito alla mente i suoi romanzi, in particolare il celeberrimo “In Patagonia”, suo romanzo d’esordio scritto nel 1977, in cui l’autore narra il lungo viaggio compiuto tre anni prima proprio in Patagonia, attraverso una specie di diario di viaggio intrecciato a racconti di vita, miti, leggende e aneddoti. Ma solo la moglie Elizabeth e pochi altri sapevano che, durante i suoi viaggi, Bruce amava fotografare; spesso, lei lo raggiungeva o partiva con lui alla volta delle terre meno banali, meno turistiche. E la cosa strana è che si dedicava alla fotografia solo e unicamente in viaggio: mai una foto ricordo in famiglia, mai una foto scattata in occasione di qualche cerimonia.

Lui stesso non si definiva un fotografo o un viaggiatore di professione, era un “cosiddetto scrittore”: la sua grande passione per la fotografia e il viaggio lo portava spesso a partire con lo zaino – progettato da lui – in spalla, verso terre impervie, e pur essendo nella vita quotidiana una persona alquanto sofisticata, quando si trovava in viaggio, Bruce Chatwin si adattava a tutte le condizioni. Si accampava con la sua tenda da campeggio – una volta, in compagnia di Elizabeth, piantò la tenda a notte fonda, e la mattina dopo si accorsero di essere vicino a una discarica – o in camere condivise con persone sconosciute.

Tra le sue foto, oggi di proprietà della moglie e custodite alla Oxford University, non compare alcun autoritratto: Bruce non amava fotografarsi e non amava neanche ritrarre familiari, amici e parenti. I suoi scatti ritraggono paesaggi inconsueti e persone incontrate durante i suoi viaggi: molto spesso i suoi soggetti preferiti sono i nomadi, gruppi di persone con abiti e caratteristiche tipiche della loro etnia. Lunghi periodi trascorsi in Afghanistan, in Africa, in Russia, in Perù, nonché in Europa alimentarono la sua attrazione per il nomadismo.

Motivo dei suoi viaggi era conoscere le persone e i loro pensieri. “È la gente che ti affascina? Alla fine sì. Mi ci è voluto moltissimo tempo per scoprirlo”. Il viaggio era una perenne ricerca, una caccia continua a una storia o a un gruppo di personaggi. E le fotografie che lui scattava in continuazione erano una sorta di taccuino visivo, dove annotava le cose che lo incuriosivano e che voleva rimanessero impresse nella sua memoria. Ovviamente i suoi viaggi erano ispirazione per i suoi romanzi, diceva che la scrittura era la pittura della voce, più le assomigliava e meglio era. Lo stesso Chatwin distingueva gli scrittori in due categorie: gli “stanziali” e gli “itineranti” e aggiungeva: “Ci sono quelli come me che sono paralizzati dal ‘domicilio’, quelli per cui il domicilio fa tutt’uno con il proverbiale blocco dello scrittore”.

Tutti questi aspetti della vita e delle grandi passioni di Bruce Chatwin sono molto ben riassunti nell’originale mostra che Castelnuovo Magra gli dedica fino all’8 ottobre, intitolata Bruce Chatwin. Il viaggio continua, con foto selezionate da Luciana Damiano e da Elizabeth Chatwin. Originale perché non era un fotografo di professione; Chatwin è celebre come scrittore e conoscerlo da questo nuovo punto di vista è un’esperienza straordinaria, anche perché le immagini esposte sono totalmente inedite e sono tutte in bianco e nero – quella di Castelnuovo Magra è in assoluto la prima mostra fotografica di Bruce Chatwin in bianco e nero.

Ingresso della mostra Bruce Chatwin. Il viaggio continua
Ingresso della mostra Bruce Chatwin. Il viaggio continua

Ogni piano della Torre del Castello dei Vescovi di Luni è dedicato a una diversa area geografica, meta dei suoi lunghi viaggi: si comincia dal Nord Africa – Egitto (1961) con perlopiù immagini di edifici dell’Antico Egitto con altissime colonne, sfingi e iscrizioni geroglifiche. Bruce aveva una grande passione per i reperti archeologici e gli oggetti d’arte primitiva; a Luxor, mentre rovistava in un cumulo di detriti, trovò frammenti di legno che poi si rivelarono essere resti di uno sgabello risalente a tremila anni prima. Forse la civiltà egizia lo affascinava perché, secondo questa cultura, i viaggi non compiuti nella vita terrena venivano proiettati nel mondo dell’aldilà.

Si procede con l’Afghanistan, che fu meta di ben tre viaggi: tra il 1962 e il 1963 con Robert Erskine, nel 1964 con David Nash e nel 1969 in compagnia di sua moglie Elizabeth e di Peter Levi. Chatwin raggiunse l’Afghanistan per cercare un particolare tipo di cerfoglio – era anche un grande appassionato di botanica – o per seguire la Via della Seta insieme a Peter Levi. Raccontò l’archeologo Maurizio Tosi: “L’Afghanistan per Bruce era un viaggio letterario. Levi e Bruce andavano a cercare l’anima di questi luoghi. Erano interessati all’archeologia ma da un punto di vista antropologico”. Gli scatti in mostra ci presentano scene di nomadismo, di persone in interni o all’aria aperta con copricapi e abiti tipici delle varie etnie.

Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Nord Africa ed Egitto (1961)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Afghanistan (1962, 1963, 1964, 1969)

Salendo al terzo piano della Torre incontriamo le immagini dell’Africa con edifici dalle particolari decorazioni, edifici dalle forme geometriche, uomini che stanno lavorando con corde legate alle caviglie e un ragazzo che porta al collo l’immagine di Che Guevara.

Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Africa (1965, 1970, 1972, 1976)

Ed eccoci giunti al suo viaggio più famoso, quello che diede ispirazione al suo primo romanzo: la Patagonia (1974-75). Ammiriamo una stazione deserta in mezzo a una pianura sconfinata, specchi d’acqua che circondano abitazioni dall’aspetto abbandonato, distese di bassi rovi, mani bianche dipinte sulle pareti di una caverna.

Si continua con la Cina e con lo Yunnan (1985-86): alberi spiccano in queste foto che raffigurano spazi interni deserti, luoghi sconfinati, oblò da cui si scorge il mare e una particolarissima isoletta rocciosa sulla quale è stata costruita una casa.

L’ultimo piano della Torre accoglie al centro della sala lo zaino di Bruce: uno zaino marrone scuro di vitello che Chatwin fece realizzare su misura – ogni tasca era delle stesse dimensioni dell’oggetto che doveva contenere – da un sellaio. Attorno tutti i romanzi da lui scritti e la proiezione del video di un’intervista che rilasciò per raccontarsi.

Ripercorriamo a ritroso l’intera mostra, arricchita da testi provenienti dai suoi libri, da lettere e da pezzi a lui dedicati. E intanto pensiamo che Bruce Chatwin era davvero una persona straordinaria.

Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)
Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)


Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)
Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)


Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)
Bruce Chatwin, foto dal viaggio in Patagonia (1974-1975)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)


Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)
Bruce Chatwin, foto dai viaggi in Cina e Yunnan (1985-1986)


Lo zaino di Bruce Chatwin
Lo zaino di Bruce Chatwin


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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