Brescia, vandalizzati i manifesti della mostra di Badiucao in tutta la città


A Brescia ignoti hanno vandalizzato quasi tutti i manifesti della mostra di Badiucao che si tiene al Museo di Santa Giulia. Secondo gli organizzatori è evidente la matrice censoria di questi atti.

Increscioso fatto a Brescia dove è in corso, presso il Museo Santa Giulia, la mostra La Cina (non) è vicina, prima personale europea di Badiucao, artista cinese dissidente nei confronti del suo paese, ed esiliato in Australia (leggi qui la sua storia). Nel corso degli ultimi dieci giorni, quasi tutti gli impianti pubblicitari fissi (banner, totem e stendardi), e buona parte delle affissioni stradali, dei manifesti e delle locandine collocate a Brescia e dedicate alla mostra, che rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022, sono stati infatti vandalizzati. Secondo Brescia Musei, nelle diverse vandalizzazioni è chiaramente riconoscibile una deliberata e coerente matrice deturpatoria, poiché l’azione dei vandali si è concentrata soprattutto sulle informazioni tecniche e logistiche essenziali alla visita, come il luogo dell’esposizione e le date, il titolo e, talvolta, l’immagine guida scelta per promuovere la mostra (Carrie Lam, 2018).

Non si tratta, secondo gli organizzatori, di semplici azioni di deturpatori comuni, poiché l’esposizione è la prima personale in Europa dedicata a Badiucao, pseudonimo dell’artista-attivista cinese noto per la sua arte di protesta. Il percorso espositivo ripercorre l’attività artistica di Badiucao, dagli esordi alle opere più recenti che sono nate in risposta alla crisi sanitaria innescata dalla pandemia di Covid-19. Grazie al suo blog, ai social media e a campagne di comunicazione organizzate, Badiucao porta avanti la propria attività di resistenza, uno dei pochissimi canali non filtrati dal controllo governativo capace ad esempio di trasmettere i racconti dei cittadini di Wuhan durante il lockdown del 2020. Proprio nel 2020 gli è stato conferito dalla Human Rights Foundation il Premio Václav Havel Prize for Creative Dissent, destinato ad artisti che creativamente denunciano gli inganni delle dittature.

Poiché secondo gli organizzatori è evidente che le azioni compiute sui materiali promozionali della mostra nella città di Brescia non siano una vandalizzazione occasionale, tali azioni denunciano un chiaro intento di natura censoria nei confronti dell’artista e dei promotori del progetto, il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei (già prima dell’apertura della mostra erano state fatte pressioni per ostacolarla). Per contrastare la violenza intrinseca in queste cancellature, simbolico bavaglio al progetto, i promotori della mostra, in accordo con l’artista, hanno deciso di non rimuovere né sostituire tali impianti promozionali e di far conoscere agli organi di stampa e all’opinione pubblica la violenza connaturata a questi gesti, affinché anche una simile azione possa consolidare il lavoro di denuncia dell’artista e le ragioni del programma artistico e culturale in scena a Brescia. Il format espositivo bresciano dedicato alla narrazione, mediante l’arte contemporanea, della violazione dei diritti umani e della privazione delle libertà propone infatti l’interpretazione dei più significativi fenomeni storici attuali grazie alle rivelazioni di artisti dissidenti e attivisti, per lo più inediti in Occidente. Le autorità di pubblica sicurezza, tra cui la Questura e la Polizia Locale, sono già state informalmente contattate e sarà prossimamente depositata una denuncia contro ignoti da parte di Fondazione Brescia Musei, titolare dei supporti pubblicitari.

“Questi atti vandalici”, ha dichiarato la vicesindaco Laura Castelletti, “ci dimostrano una volta di più quanto fosse necessaria a Brescia una mostra di tale significanza, volutamente inserita nella cornice del Festival della Pace che, fin dalla sua istituzione, vuole accendere un faro sulla violazione dei diritti. Non può esserci pace senza diritti, nemmeno a Brescia. L’arte in tutte le sue forme è sempre più ambasciatrice del diritto di parola e di libero pensiero, i tentativi di censura alla mostra di Badiucao sono la dimostrazione di quanto siano efficaci e necessari i suoi messaggi”.

“Questo tipo di azioni violentemente censorie, ironicamente, rafforzano gli obiettivi del Comune di Brescia e della Fondazione Brescia Musei”, commenta Francesca Bazoli, Presidente della Fondazione Brescia Musei, “e non intaccano i risultati complessivi del progetto, fornendo semmai ulteriore visibilità ed impulso al sostegno di questo programma per la democrazia e la libertà che sta riscuotendo enorme attenzione a livello nazionale e internazionale, riverberandosi anche nella elevata frequentazione degli spazi espositivi allestiti da Badicuao”. Dal 12 novembre sono stati infatti oltre 13.000 i visitatori della mostra, dei quali circa 6.000 nel corso del Festival della Pace di Brescia, di cui il progetto era l’evento espositivo di punta; i restanti 7.000 nel solo mese di dicembre. Numeri importanti che spiccano nello scenario nazionale in un momento come quello attuale in cui mostre e musei stanno subendo pesantemente le conseguenze della quarta ondata pandemica sulla mobilità delle persone e la loro propensione al consumo culturale. Non si è ancora spenta l’eco mediatica della mostra anche all’estero: il recente speciale del network TV americano CBS in onda lo scorso 26 dicembre nella cornice della più longeva trasmissione televisiva americana, “60 minutes”, ne è plastica testimonianza.

Nella foto, uno dei manifesti vandalizzati.

Brescia, vandalizzati i manifesti della mostra di Badiucao in tutta la città
Brescia, vandalizzati i manifesti della mostra di Badiucao in tutta la città


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