Un museo inglese fa restaurare due dipinti a due rifugiate ucraine, professioniste del restauro


Un museo del Kent, lo Huguenot Museum, ha dato una bella opportunità a due restauratrici ucraine, rifugiate in Inghilterra per la guerra: svolgere il loro lavoro su due dipinti settecenteschi della collezione dell’istituto.

Un museo inglese, lo Huguenot Museum (Museo degli Ugonotti) di Rochester nel Kent sta offrendo una importante opportunità a due rifugiate ucraine: svolgere in Inghilterra la loro professione, quella di restauratrici.

Ahneta Shaskova e Valeriia Kravchenko, che si sono formate entrambe come restauratrici presso l’Accademia di arte e architettura di Kiev, hanno dovuto lasciare l’Ucraina all’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. Un’altra professionista ucraina, Katya Belaia-Selzer, anche lei restauratrice, ha aiutato loro e altri 15 restauratori rifugiati a trovare una sistemazione nel Regno Unito. Così, insieme al Museo degli Ugonotti e ai suoi mecenati, Katya ha organizzato l’intervento su due ritratti della collezione su cui Ahneta e Valeriia hanno potuto lavorare.

C’è un interessante parallelo tra le vicende degli ugonotti e quelle degli ucraini. Nel 1685 il re di Francia impedì ai protestanti di vivere come cittadini francesi. A loro fu proibito di lasciare la Francia e furono costretti a convertirsi alla fede cattolica romana. I soldati cattolici occuparono anche le case delle famiglie protestanti per fare pressione affinché si conformassero a questi nuovi requisiti legali. Oltre 200.000 protestanti lasciarono la Francia e circa 50.000 si stabilirono nelle isole britanniche. Furono i primi rifugiati della Gran Bretagna. A più di trecento anni di distanza, i russi, nel 2022, hanno invaso l’Ucraina, senza alcun rispetto per i civili. Così donne e bambini sono fuggiti oltre il confine polacco e oltre, e oltre 170.000 ucraini sono stati accolti nelle case inglesi entro agosto 2022.

Quando lo Huguenot Museum è uscito dalle restrizioni anti-Covid e ha riaperto al pubblico la scorsa estate, è stata colta l’occasione per tracciare un parallelo tra gli ugonotti e i rifugiati ucraini: così, nell’agosto del 2022 l’istituto ha chiesto un finanziamento per la conservazione di due ritratti di profughi ugonotti, David Hubert (1660-1745) e Jean Jacob (1708-1787) e la moglie di Jean, Anne Courtauld (1708-1793). Sono le opere su cui stanno lavorando Ahneta Shaskova e Valeriia Kravchenko.

Hubert era un orologiaio di Rouen, e Jean Jacob era un orafo di Metz. Entrambi si stabilirono nel West End di Londra, Jacob vicino a St. Martin in the Fields e Hubert a The Strand. Nel 1747 David Hubert fondò una scuola per gli orfani ugonotti e Jacob si unì al comitato scolastico. Le due restauratrici si sono unite a Katya Belaia nel suo studio a Olney, nel Buckinghamshire. Katya, nata in Ucraina, e formata presso l’istituto fondato dalla celebre famiglia ugonotta Courtauld, ha precedentemente lavorato a Rochester, dove ha formato un’associazione di restauratori ucraini nel 2014. E, come ricordato, nell’ultimo anno Katya ha organizzato la residenza di 15 colleghi ucraini in Gran Bretagna. “Il Museo degli Ugonotti”, dichiara, “ha offerto un’incredibile opportunità a due rifugiate ucraine, restauratrici professioniste: continuare a praticare il loro mestiere e trovare dignità e significato nonostante gli eventi spaventosi che si stanno attualmente svolgendo nella loro patria”.

La conservazione di questi ritratti ugonotti è stata finanziata da Idlewild e Leche Trusts con sede in Gran Bretagna con i contributi del Faith Project, del vescovo Auckland e di un discendente diretto della famiglia di John Jacob.

Il ritratto di Jean Jacob era su una tela molto fragile e la vernice stava già iniziando a sfaldarsi. Quindi il tempismo del restauro è stato perfetto. Visivamente entrambi i ritratti erano scuri e torbidi a causa di strati di vecchie vernici, sporcizia e restauri passati. Entrambi i ritratti sono stati puliti in modo selettivo in passato, il che significa che alcune aree più chiare come i volti e i colletti sono state pulite più delle aree più scure come i capelli, gli indumenti e lo sfondo. Questo perché le aree di vernice più chiare contengono tipicamente bianco piombo che rende la pellicola di vernice molto robusta, mentre le vernici più scure - nere, marroni, rosse - sono notoriamente sensibili ai detergenti e spesso venivano evitate. Questa è stata probabilmente una buona cosa poiché oggi abbiamo una comprensione molto migliore della chimica dei pigmenti e della tecnologia per pulire le opere d’arte. Quanto ai due ritratti, i volti e le mani fluttuavano quasi nello spazio con i costumi che diventavano indistinti. La rimozione degli strati di sporco, vernici e vecchi restauri apporterebbe un significativo miglioramento visivo, riporterebbe profondità di colore e dettaglio nell’abito dei soggetti e consentirebbe di apprezzare la tecnica dell’artista.

Una volta che i ritratti sono arrivati in studio, sono iniziati test approfonditi per vedere come rimuovere in sicurezza tutti gli strati di sporco e vernice. Ogni area della vernice ha una chimica diversa e necessitava di un approccio diverso. Come previsto, è stato riscontrato che alcuni pigmenti come i blu e i marroni sono molto sensibili, quindi è stato necessario procedere con cautela: ciò che ha funzionato su un’area non sarebbe stato adatto per un’altra. “Una volta che eravamo fiduciosi di procedere con la pulizia”, dichiara Katya Belaia, “siamo rimasti stupiti da ciò che stavamo rivelando: la vernice originale che era stata nascosta per anni stava uscendo magnificamente ed era in ottime condizioni. La tela, si sa, è un materiale molto reattivo, che si restringe e si espande a causa dell’umidità presente nell’aria. Così nel corso degli anni la tela è diventata sempre più allentata e il telaio è stato allargato sempre di più fino a quando non è stato completamente disallineato e le sue giunture sporgevano e strappavano la tela. Ciò doveva essere risolto in un modo più fantasioso per interrompere questo ciclo. Quello che abbiamo fatto è stato staccare con cura la tela dove le giunture del supporto vevano causato problemi e inserire strisce minime di legno di balsa per uniformare le giunture. Abbiamo quindi ristirato con cura la tela e rimesso i chiodini nelle loro posizioni originali in modo da interferire il meno possibile con il dipinto. Volevamo preservare il più possibile la struttura pittorica originale in modo che il nostro lavoro fosse discreto. Infine abbiamo riverniciato i dipinti con vernice di grado conservativo, che sappiamo resisterà alla prova del tempo e non ingiallirà, unitamente a ritocchi minimi di vecchie mancanze e riparazioni per non sminuire l’originale”.

Le cornici erano molto fragili: sono state incollate le dorature in modo che potessero ospitare con orgoglio i ritratti appena conservati. Dopo la pulizia, ha notato Katya, “si potevano finalmente vedere tutti i dettagli del vestito - i bottoni, il pizzo, la qualità del tessuto - così come tutti i piccoli cambiamenti artistici nella composizione, il che è estremamente eccitante. È come vedere l’artista all’opera”. Merito di due restauratrici rifugiate.

Un museo inglese fa restaurare due dipinti a due rifugiate ucraine, professioniste del restauro
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