Belluno, il Muvar di Sovramonte inaugura e dedica i suoi spazi all'Uomo della Val Rosna


Il 19 settembre 2024 sarà inaugurato il Muvar – Museo dell’Uomo della Val Rosna, che dedica i suoi percorsi all’Uomo della Val Rosna, il cacciatore delle Alpi vissuto 14 mila anni fa.

Il Muvar - Museo dell’Uomo della Val Rosna, a Sovramonte (Belluno), sarà inaugurato il 19 settembre 2024. All’interno dei suoi spazi saranno presenti approfondimenti sul primo popolamento umano delle Alpi con ricostruzioni e filmati, approfondendo tutti gli aspetti emersi dal ritrovamento della sepoltura del cacciatore del Paleolitico Superiore. Dopo Ötzi, l’Uomo di Similaun, Valmo e l’Uomo di Mondeval, la “famiglia” degli uomini preistorici che hanno popolato le Alpi accoglie l’Uomo della Val Rosna, noto anche come Uomo di Villabruna, risalente a ben 14 mila anni fa, all’Epigravettiano, ultima fase del Paleolitico Superiore. Il centro scientifico, museo civico gestito da Tramedistoria Impresa Sociale, racconterà in 9 sale la vita dei primi uomini sulle Alpi, approfondendo gli aspetti e le tematiche che il ritrovamento della sepoltura dell’Uomo della Val Rosna ha portato alla luce. Progettato dall’architetto veneziano Marino Baldin, il Muvar propone un itinerario didattico–divulgativo che si avvale delle ultime tecniche di ricostruzione multimediale. La “passeggiata didattica” consente di conoscere da vicino l’antichissimo antenato e le sue abitudini: grazie a ricostruzioni e video è possibile sapere come si vestiva per affrontare il freddo, come consumava i pasti, con quali medicamenti curava ferite e malattie, compresi i denti cariati, quali fossero i momenti della vita del cacciatore e dei suoi contemporanei, come avvenisse la sepoltura. L’accompagnamento delle ricostruzioni con video rivolti ad un pubblico eterogeneo, a cura del regista Stefano Zampini, consente di immergersi completamente nella vita e negli usi del Paleolitico Superiore, senza tralasciare le pratiche più crude, come ad esempio la macellazione con la selce.

L’Uomo della Val Rosna era un cacciatore tra i 25 e i 30 anni, vissuto 14 mila anni fa e ritrovato insieme alla sua sepoltura nel 1987 lungo il fianco sinistro della Val Schenèr: a compiere la sensazionale scoperta fu Aldo Villabruna, appassionato e studioso di preistoria, che durante i lavori di rettifica del tracciato stradale notò un accumulo di materiali detritici a forma di cono. L’Uomo della Val Rosna fu deposto disteso e supino in una fossa profonda col corpo reclinato a sinistra, verso la parete del riparo. Sul suo avambraccio sinistro furono posti un sacchetto contenente una punta in osso decorata da tacche, un coltello a dorso, una lama e un nucleo in selce, un ciottolo di siltite, usato come ritoccatore, e un grumo di sostanza resinosa, forse mastice. La fossa venne interrata e coperta da pietre, raccolte nei torrenti circostanti, alcune delle quali dipinte con ocra rossa. I resti del cacciatore sono conservati all’Università di Ferrara, a disposizione degli studiosi, mentre il corredo funerario si trova al Museo Archeologico dei Musei Civici di Belluno. La sua sepoltura e i suoi resti sono i più antichi sino ad oggi rinvenuti sulla catena alpina: l’Uomo di Val Rosna, con i suoi 14 mila anni, testimonia il primo popolamento umano delle Alpi. La copertura di pietre dipinte, rappresenta oltre a ciò un eccezionale esempio di arte funeraria. La pittura, visibile a chi entrava, era una vera e propria lapide, che indicava la presenza della sepoltura. Stesso scopo sembra avessero le sei bande in ocra, ancora visibili sulle pareti del riparo in corrispondenza della tomba. La sua dentatura inoltre rivela il primo caso di cura odontoiatrica della storia umana: è stata trovata traccia del trattamento di una carie su un dente del giudizio, tolta con punte di selce affilatissime e disinfettata e sigillata con propoli e cera d’api.

“Non potevano meritare di meglio, il cacciatore inumato al Riparo Villabruna, ma anche il professor Alberto Broglio, lo scopritore e lo studioso di questo straordinario contesto funerario, – spiega - la cui unicità viene riconosciuta internazionalmente. Il percorso museale, corredato da un infopoint situato nel sito archeologico, rappresenta un tassello fondamentale per restituire alla comunità il valore di questo ritrovamento, foriero di un bagaglio di saperi che traccia l’eredità ricevuta dal passato in funzione del nostro presente e delle nostre responsabilità verso il nostro patrimonio”, dichiara il curatore del centro scientifico Marco Peresani, archeologo, antropologo e docente dell’Università di Ferrara, tra i massimi esperti del Paleolitico ed allievo del professor Alberto Broglio, direttore degli scavi archeologici ai Ripari Villabruna.

Una sala del Muvar di Sovramonte
Una sala del Muvar di Sovramonte
Una sala del Muvar di Sovramonte
Una sala del Muvar di Sovramonte
Ricostruzione dell'Uomo della Val Rosna
Ricostruzione dell’Uomo della Val Rosna

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