Madonna dell'umiltà

Autore: Lippo di Dalmasio
1390-1400 circa
Londra, National Gallery
Immagine

Realizzata verso la fine del Trecento o all'inizio del Quattrocento, questa Madonna dell'umiltà è uno dei capolavori di Lippo di Dalmasio (Bologna, 1350 circa - 1410), che per realizzare quest'opera prese in considerazione l'immagine della "donna vestita di sole" dell'Apocalisse di Giovanni, descritta "con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle". Questi attributi sono fedelmente riportati da Lippo di Dalmasio nel suo dipinto: la Madonna appare dentro un grande sole, porta in capo una corona con dodici stelle e, ai suoi piedi, notiamo una mezza luna. Nell'Apocalisse si dice anche che la donna "partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro": la donna vestita di sole è infatti interpretata dalla tradizione cattolica come un'allegoria della Madonna stessa.

Il titolo, Madonna dell'umiltà, fa invece riferimento alla posa, tipica dell'iconografia medievale: la Madonna è seduta a terra, e tiene tra le Braccia il Bambino, vestito con una piccola tunica rossa bordata d'oro. Nel solco della tradizione gotica del nord Italia s'inserisce poi l'uso di raffigurare il prato con una cura dei dettagli quasi maniacale: è possibile osservare i singoli fili d'erba, i fiori, i boccioli, le foglie delle piante. L'opera si contraddistingue inoltre per il grande senso d'intimità che riesce a emanare: in questo, la tavola si differenzia dalle opere che Lippo di Dalmasio aveva realizzato in precedenza sullo stesso tema. Si tratta, infatti, di una delle opere più raffinate di Lippo di Dalmasio, che dimostra una piena adesione ai modi dell'arte tardogotica: si osservi, per esempio, anche il bordo della veste della Vergine, che descrive pieghe sinuose e quasi irrealistiche.

L'opera è firmata sul bordo inferiore ("Lippus Dalmasii pinxit"). Tuttavia non sappiamo dove fosse collocata in origine: probabilmente si trattava di una pala d'altare collocata in un convento o in un ortatorio. La prima attestazione risale al 1608 quando è documentata in casa Malvezzi a Bologna. A inizio Ottocento l'opera è invece presente nelle raccolte della famiglia Hercolani, dove rimase fino al 1861, anno in cui fu acquistata dal collezionista Michelangelo Gualandi. Nel 1866 fu ceduta a un collezionista inglese, Charles Lock Eastlake, che la girò alla National Gallery di Londra, dove tuttora si trova.

24 maggio 2018

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