Il Museo Alto Garda (MAG) di Riva del Garda si presenta oggi con un percorso di visita profondamente rinnovato, frutto di un lavoro pluriennale, il progetto Visioni sul Garda, che ha coinvolto la direzione, lo staff e la comunità locale in un processo di ripensamento degli spazi e delle modalità di fruizione. Questo cambiamento nasce da una riflessione sul ruolo che il museo intende ricoprire nel territorio e nella società contemporanea, reinterpretando la propria missione secondo i principi di accessibilità, inclusione, sostenibilità e partecipazione attiva. Il risultato è un museo che non solo conserva e valorizza il patrimonio artistico, archeologico e storico dell’Alto Garda, ma si propone come luogo di incontro, dialogo e produzione culturale.
Il MAG si configura come un museo territoriale, la cui azione si estende ben oltre la sede principale della Rocca di Riva del Garda. Questo edificio di origine medievale, affacciato sulle acque del lago, accoglie sia le sezioni permanenti dedicate all’arte, all’archeologia e alla storia, sia spazi riservati alle mostre temporanee e alle famiglie. Qui, i visitatori possono rilassarsi guardando filmati d’autore, leggendo libri o cimentandosi con giochi e passatempi pensati per tutte le età, in un ambiente accogliente e stimolante. Tuttavia il MAG non si esaurisce nella Rocca: gestisce anche la Torre Apponale, simbolo del centro storico di Riva, e Forte Garda, imponente fortezza austroungarica sul monte Brione, un tempo confine tra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico. Questa presenza diffusa sul territorio riflette la volontà di valorizzare i beni culturali in situ e di affrontare tematiche che spaziano dalla storia all’arte, dall’archeologia alla fotografia, in un dialogo costante fra patrimonio e paesaggio.
Il museo, nato come Museo Civico all’inizio del Novecento, ha sempre avuto come obiettivo la conservazione, lo studio e la valorizzazione delle testimonianze culturali del territorio. Ciò nondimeno, negli ultimi anni, queste attività tradizionali si sono arricchite di nuove proposte di educazione e formazione, grazie anche a collaborazioni con istituzioni culturali nazionali e internazionali, enti e associazioni locali.
“Il MAG”, ci spiega il direttore Matteo Rapanà, “vuole interpretare la sua missione di Museo in un’ottima contemporanea, seguendo le linee guida proposte dall’International Council Of Museums, prestando particolare attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e culturale e dell’accessibilità fisica e cognitiva, declinate nelle differenti attività svolte. Infatti nel corso degli ultimi anni il Museo Alto Garda ha interpretato con entusiasmo il ruolo di ‘istituzione della comunità’, guardando sempre di più verso la società e le problematiche attuali e coinvolgendo maggiormente la comunità nei propri progetti, organizzando attività espositive e di ricerca a carattere partecipativo e creando solide relazioni con le associazioni culturali e gli stakeholders del mondo imprenditoriale nelle diverse iniziative organizzate. Attraverso l’analisi dei visitatori e dei pubblici potenziali, sono state create attività per diverse categorie di pubblico, raggiungendo così nuovi segmenti di utenti. Infine, con lo scopo di rendere il Museo Alto Garda uno spazio accogliente e fruibile da più categorie di persone possibili, sono stati attivati progetti di accessibilità e inclusione sociale mediante il coinvolgimento attivo di associazioni ed enti che lavorano con categorie deboli o persone con disabilità fisiche, cognitive e sensoriali”.
Questa strategia si è tradotta in una partecipazione crescente della comunità locale e in un coinvolgimento attivo nei progetti espositivi e di ricerca. Il museo ha saputo raggiungere nuovi segmenti di pubblico attraverso l’analisi dei visitatori e la creazione di attività mirate, dimostrando una notevole capacità di adattamento e innovazione. I risultati sono confermati dai dati: nel 2024, il MAG ha superato gli 80.000 visitatori nelle sue tre sedi, un traguardo significativo considerando la struttura organizzativa snella, composta da appena sei dipendenti, affiancati da collaboratori e professionisti esterni.
Alla luce di queste premesse, il MAG ha avviato un intenso progetto di rinnovamento degli spazi espositivi, che ha riguardato in particolare la Pinacoteca, il cosiddetto “piano nobile” del museo. Il nuovo percorso, intitolato Visioni sul Garda, non si limita a una mostra temporanea, ma rappresenta una ridefinizione della Pinacoteca, sia dal punto di vista museografico che concettuale. La Pinacoteca custodisce preziose testimonianze artistiche dal Trecento agli inizi del Novecento (i nomi più noti sono quelli del Maestro di Sant’Anastasia, di Francesco Hayez, Vincenzo Vela e Giuseppe Craffonara), riflettendo la posizione geografica di confine tra mondo alpino e padano che caratterizza l’Alto Garda. Il nuovo allestimento nasce da un attento ascolto delle indicazioni ministeriali, degli studi più aggiornati in materia di museografia e accessibilità, nonché delle osservazioni raccolte dai visitatori attraverso questionari qualitativi e quantitativi. Due sono gli obiettivi principali: valorizzare le collezioni artistiche e offrire contenuti diversificati, adatti a pubblici differenti.
Nel percorso trovano spazio le ultime acquisizioni, le opere recentemente restaurate e beni solitamente conservati nei depositi, ora finalmente accessibili al pubblico. Vengono inoltre raccontati i progetti di indagine sul paesaggio e sulla società realizzati dal museo negli ultimi decenni, in un allestimento dinamico che permette una rotazione continua delle collezioni e la realizzazione di focus tematici sempre nuovi.
Un elemento distintivo è la presenza di numerose opere provenienti da chiese e monumenti del territorio, trasferite in museo per ragioni conservative. Questo crea un dialogo costante tra museo e città, tra interno ed esterno, rafforzando l’identità del MAG come museo del territorio. La ricerca sul paesaggio dell’Alto Garda, che attraversa molte delle opere esposte, coinvolge il visitatore in un viaggio ideale che prosegue anche fuori dalle sale della Pinacoteca, favorendo una permeabilità continua tra museo e territorio.
Il nuovo allestimento, curato dal direttore Matteo Rapanà che da sempre è interessato ai temi della divulgazione culturale, si caratterizza per la volontà di offrire diversi livelli di approfondimento, pensati per soddisfare le esigenze di un pubblico eterogeneo. Ogni sezione è introdotta da un testo a parete che presenta le tematiche trattate. Accanto alle tradizionali didascalie, per le opere più significative, identificate come “gli imperdibili”, sono stati realizzati approfondimenti in formato breve (esposto a parete) e dettagliato, quest’ultimo consultabile tramite dispositivi mobili sia in modalità testo che audio.
Un’attenzione particolare è stata riservata alle “didascalie per tutti”, pensate per stimolare l’osservazione e la riflessione personale, suggerendo attività o spunti di confronto legati alle opere esposte. Questo approccio trasforma la visita in un’esperienza attiva e partecipata, in cui il pubblico è invitato a interagire con le opere e a condividere le proprie impressioni. Tutti i contenuti sono disponibili in italiano, inglese e tedesco, rispondendo così alle esigenze di un pubblico internazionale, che rappresenta circa il 60% dei visitatori autonomi del museo.
Il nuovo percorso della Pinacoteca si articola in due grandi sezioni, organizzate secondo nuclei cronologici che spesso si intrecciano e si richiamano, evocando confronti estetici, temporali e di linguaggi. La prima sezione è dedicata all’arte sacra dal Medioevo all’Ottocento, la seconda al paesaggio gardesano dall’età Moderna a quella Contemporanea.
Il viaggio nell’arte gardesana prende avvio dal Trecento, attraversando secoli di storia attraverso pittura, scultura e arti minori. Le testimonianze medievali e rinascimentali raccontano di un territorio che, grazie alla sua posizione di confine, ha saputo attrarre artisti provenienti dalle regioni limitrofe, incaricati di decorare edifici laici e religiosi di grande importanza. Un esempio emblematico è l’opera del Maestro di Sant’Anastasia, scultore attivo tra Verona, Brescia e Trento, la cui presenza a Riva del Garda testimonia la vivacità culturale del periodo. Nel Cinquecento, il linguaggio rinascimentale si afferma grazie ad artisti veneti e lombardi come il Monogrammista F.V., autore di due pale d’altare per la chiesa della Disciplina, e Maffeo Olivieri, artista bresciano attivo nel Trentino sud-occidentale, che firma la Pietà della chiesa arcipretale di Riva.
Il Seicento vede il trionfo del barocco, con opere come la rara Allegoria della Chiesa trionfante di Elia Naurizio o con imprese come il cantiere di Santa Maria Inviolata che, su incarico di Giannangelo Gaudenzio Madruzzo, coinvolge Martino Teofilo Polacco e Pietro Ricchi, quest’ultimo, importante pittore toscano a lungo attivo nel territorio di Brescia, autore della monumentale Ultima cena esposta in Pinacoteca e proveniente dal convento dei Gerolimini. L’Ottocento è segnato dalla presenza di Giuseppe Craffonara (1790 – 1837), principale esponente del Neoclassicismo trentino (è autore di opere che si caratterizzano per una piena riscoperta dell’arte classica e degli antichi maestri, in particolare Raffaello, spesso riprodotto e copiato con grande qualità nella serie delle Madonne, unita dalla lezione dei contemporanei, come Antonio Canova), e dall’influenza del Romanticismo, favorito dalla figura di Andrea Maffei, collezionista e mecenate che portò a Riva opere di Hayez e Vela.
La seconda sezione del percorso si concentra sulla rappresentazione del paesaggio gardesano, tema da sempre centrale per il MAG. Mappe, disegni, dipinti e fotografie documentano l’evoluzione dell’immagine del lago e delle comunità che lo abitano. Se già in età romana e medievale esistevano rappresentazioni dei centri gardesani, è solo nel XVI secolo, con il perfezionamento delle tecniche cartografiche, che si realizzano le prime mappe accurate, come l’Atlas Tyrolensis, prima mappa completa di un paese europeo raffigurante la contea del Tirolo e i principati di Trento e Bressanone, che sorprende per la precisione e la ricchezza di dettagli.
Nel percorso espositivo spicca la tela de La partenza delle truppe del generale Vendôme, in cui il paesaggio diventa protagonista assoluto, rappresentato con minuzia e attenzione ai dettagli topografici e architettonici. Nell’Ottocento, la rappresentazione oggettiva lascia il posto a una visione romantica, grazie anche all’arrivo di artisti nordici attratti dal fascino del lago durante i Grand Tour. Le vedute dipinte dialogano con le fotografie storiche, che dalla seconda metà del XIX secolo propongono nuovi modi di vedere e restituire il paesaggio.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’arte si apre a linguaggi innovativi, meno legati alla riproduzione fedele e più orientati all’espressione delle emozioni. L’Alto Garda diventa così la patria di esponenti delle avanguardie italiane come Luigi Pizzini, Luigi Bonazza e Umberto Maganzini. In questa sezione trova spazio anche un bozzetto della Rocca realizzato dal futurista Fortunato Depero, a testimonianza della vitalità artistica del territorio.
Nella parte conclusiva della Pinacoteca, il percorso si apre alle esperienze più recenti, presentando una selezione di progetti realizzati dal museo negli ultimi decenni: il MAG vuole dunque presentarsi anche come museo in parte dedicato all’arte contemporanea, e come soggetto produttore di cultura e arte. Artisti e fotografi sono stati invitati a interpretare il paesaggio gardesano e la società contemporanea, confermando il ruolo del MAG non solo come luogo di conservazione ed esposizione, ma anche come soggetto attivo nella produzione culturale.
Tra il 2013 e il 2015, Tullio Pericoli, Mario Raciti e Attilio Forgioli hanno dato vita a personali visioni del paesaggio gardesano, combinando fonti reali, esperienze personali e suggestioni fantastiche, in opere vibranti per intensità cromatica e forza evocativa. Un altro esempio significativo è il progetto pluriennale Der Blitz (2011-2015), che ha visto la partecipazione di artisti come Alessandro Piangiamore, impegnati in una “sfida irrealizzabile” di rappresentazione e interpretazione del territorio. Infine, le ultime due sale della Pinacoteca ospitano il progetto Sguardi gardesani, avviato a partire dal 1997 dall’allora Museo Civico di Riva del Garda, consapevole del contributo che la fotografia d’autore può dare alla conoscenza dei luoghi. Nelle diverse edizioni, autori di fama internazionale documentano il Garda con linguaggi e intenzioni differenti, senza limitarsi alla semplice lettura del territorio. Nell’ordine partecipano Gabriele Basilico e Massimo Vitali, John Davies e Martin Parr, Vincenzo Castella e Toni Thorimbert, Jordi Bernadò e Luca Campigotto, Mimmo Iodice e Bernard Plossu
Il nuovo percorso di visita del MAG Alto Garda vuole dunque rappresentare un modello di museo contemporaneo, capace di coniugare la valorizzazione del patrimonio con l’innovazione e la partecipazione attiva della comunità. Attraverso un allestimento dinamico, multilivello e inclusivo, il museo offre a ogni visitatore la possibilità di vivere un’esperienza unica, che va oltre la semplice contemplazione delle opere per trasformarsi in un viaggio di scoperta, confronto e crescita personale. Il MAG si conferma così non solo custode della memoria, ma laboratorio di idee e luogo di incontro tra passato, presente e futuro.
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