Napoli, primo atto di Schmidt a Capodimonte: una mostra sulla Flagellazione di Caravaggio


Arriva il primo atto di Eike Schmidt a Capodimonte: la Flagellazione di Caravaggio si sposta momentaneamente al Museo Diocesano di Donnaregina per una mostra dedicata: “I napoletani rivedranno il capolavoro dopo le lunghe assenze all’estero”.

L’esordio di Eike Schmidt alla direzione del Museo e Real Bosco di Capodimonte è all’insegna di Caravaggio: la Flagellazione è infatti protagonista di una mostra che dal 28 febbraio al 31 maggio anima le sale del Museo Diocesano di Donnaregina a Napoli. Un’iniziativa voluta dal direttore e dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, dopo che l’opera è rientrata dalla criticatissima mostra del Louvre, dove sono stati esposti alcuni dei maggiori capolavori del Museo di Capodimonte. Mostra che adesso vede una tappa a Torino, alla Venaria Reale: la Flagellazione però non sarà della partita e rientrerà a Napoli.

La Flagellazione dipinta da Caravaggio nel 1607 per la famiglia de Franchis e per la chiesa di San Domenico Maggiore è in effetti un’icona del Seicento napoletano, nonché italiano ed europeo: difficile pensare di tenerla troppo lontana da Napoli. È considerata il primo e incisivo incontro con il sud del linguaggio naturalistico e dello studio accurato della luce del celebre pittore lombardo, accanto alle Sette opere di misericordia del vicino Pio Monte. Dopo oltre cinquant’anni di permanenza nel centro antico di Napoli e nella chiesa di San Domenico, dove ha affascinato guide e viaggiatori per 350 anni, l’opera è stata trasferita al Museo di Capodimonte per motivi di sicurezza, diventandone uno dei capolavori più iconici e richiesti.

L’iniziativa attuale, promossa dal Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno (proprietario dell’opera) di esporre l’opera al suo ritorno a Napoli non a Capodimonte, ma al Museo Diocesano di Donnaregina, vuole rappresentare una sorta di inversione di tendenza, un tentativo di riconnettere l’opera al territorio e alla città.

Caravaggio, Flagellazione di Cristo (1607; olio su tela, 286 x 213 cm; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, in deposito dalla chiesa di San Domenico, proprietà del Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno)
Caravaggio, Flagellazione di Cristo (1607; olio su tela, 286 x 213 cm; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, in deposito dalla chiesa di San Domenico, proprietà del Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno)

In passato, la Flagellazione è stata esposta accanto ad altre opere di Caravaggio, confrontata con dipinti di caravaggeschi meridionali e analizzata insieme a copie e restauri, anche attraverso indagini diagnostiche. La mostra che si terrà a Donnaregina, curata da Pierluigi Leone de Castris, avrà un approccio diverso: cercherà di valorizzare il dipinto con l’illuminazione ottimale e fornirà una contestualizzazione sulla chiesa di San Domenico Maggiore, la cappella della famiglia de Franchis e la storia di questa illustre famiglia di giuristi e magistrati, divenuti duchi di Torre Orsaia e marchesi di Taviano nei primi anni del Seicento. Vuole essere un’opportunità per i cittadini di Napoli e i visitatori di riscoprire i legami tra questa opera d’arte straordinaria e la città, le sue grandi chiese e l’età d’oro dell’arte napoletana fra il Cinquecento e il Seicento, in seguito al Concilio di Trento.

“L’esposizione della Flagellazione di Caravaggio al Museo di Donnaregina”, spiega Eike Schmidt, che oltre a essere direttore di Capodimonte è anche presidente del cda del Fondo Edifici di Culto, “non offre solo la possibilità a tutti i napoletani di rivedere il capolavoro di Michelangelo Merisi dopo le lunghe assenze dalla città per mostre all’estero, ma consente anche un approfondimento teologico-pastorale e storico-artistico del quadro, e consolida i rapporti forti e reciproci tra le tre istituzioni coinvolte”.

“Per la città”, spiega monsignor Adolfo Russo, direttore del Museo Diocesano di Napoli, “tutta l’esposizione della Flagellazione sarà uno stimolo a non arrendersi alle difficoltà incontrate lungo il cammino del proprio riscatto sociale, ma a proseguire con indomita decisione, anche quando questo dovesse comportare il sacrificio di se stessi, l’impegno di non arrendersi mai, neppure di fronte alle sfide più alte”.


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