Biennale, al Padiglione Olandese opere del collettivo congolese CATPC fatte con cacao e olio di palma


Il collettivo di artisti congolesi CATPC propongono un progetto per rigenerare la Lusanga, trasformando un’area storicamente sfruttata da una multinazionale in una foresta sacra.

Per la 60a Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, il collettivo di artisti congolesi Cercle d’Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC) celebra il blasfemo e il sacro all’interno del Padiglione Olandese, esposto nei Giardini della Biennale al Sestiere Castello, a Venezia. Creata in collaborazione con l’artista Renzo Martens e il curatore Hicham Khalidi, l’opera mette in evidenza lo sforzo del CATPC nel tentativo di recuperare le terre di piantagione esaurite e nel ripristinare la Foresta Sacra, insieme alla loro più ampia missione di revisione spirituale, etica ed economica. Le sculture esposte nel Padiglione sono realizzate in argilla proveniente dalle foreste secolari rimaste nei dintorni di Lusanga e rilavorate con cacao e olio di palma ad Amsterdam. Utilizzando queste materie prime infatti, il gruppo CATPC espone le loro idee negli stessi frutti prodotti nella piantagione, sostenendo che queste piantagioni vengono ancora oggi sfruttate e la ricchezza estratta continua a fluire nei musei grazie a sponsorizzazioni aziendali. L’obiettivo della mostra è quindi scrivere uno scenario in cui il bene contamina il male e in cui i problemi diventano soluzioni.

Il CATPC, situato a Lusanga nella Repubblica Democratica del Congo, ha potuto acquisire lotti di piantagioni di olio di palma esaurite, una volta confiscate da Unilever e sue filiali, dove ora vivono e lavorano. In dieci anni, il collettivo ha recuperato 200 ettari di terra confiscata, promuovendo una convivenza armoniosa tra uomo e natura, un’impresa chiamata “post pianificazione” per rigenerare la terra e sviluppare un’economia sostenibile. Nel loro Padiglione, hanno esposto opere che simboleggiano il passaggio da un passato doloroso a un futuro sostenibile, dove la Foresta Sacra sarà protagonista. Criticano i musei e le gallerie come veicoli di ideologie dominanti, cercando di ribaltare questa visione con il loro spazio espositivo a Lusanga, il Lusanga White Cube, che considerano rappresentativo di tutte le istituzioni white cube del mondo. Nel 2023, tramite il film-performance “The Judgement of the White Cube”, il CATPC ha condannato il concetto stesso di Cubo Bianco, chiedendo che le sue risorse siano impegnate per il bene della post-piantagione. Gli artisti del collettivo auspicano quindi che la loro storia possa ispirare cambiamenti globali partendo dal Padiglione olandese, un altro esempio di “cubo bianco”, progettato da Gerrit Rietveld nel 1954. Il gemellaggio tra il Cubo Bianco di Lusanga e il Padiglione Olandese crea un canale di comunicazione unico: grazie a un video in diretta tra i due spazi, il pubblico di Lusanga può interagire con quello del Padiglione Olandese. Si tratta perciò di un modo innovativo per abbattere le barriere geografiche e permettere un dialogo diretto tra due realtà distanti, creando un ponte culturale e umano tra due mondi. Durante la Biennale Arte, il Cubo Bianco di Lusanga è diventato un santuario per la scultura della figura di potere Balot, creata dall’artista Kwilu Pende. La scultura raffigura l’ufficiale coloniale belga Maximilien Balot, responsabile del reclutamento forzato di lavoratori per conto di Unilever fino alla loro ribellione e alla sua uccisione nel 1931. La scultura è stata intagliata come un atto di resistenza, per sfruttare lo spirito ribelle di Balot a favore del popolo Pende.

“Non siamo sicuri che le buone intenzioni abbiano il risultato desiderato o che le buone intenzioni portino davvero a una Foresta Sacra. In realtà, siamo solo all’inizio. E, anche se funziona, è un piccolo passo sulla strada che porta alla rigenerazione di quelle foreste (ai quattro angoli del Congo)”, dice il rappresentante del CATPC Ced’art Tamasala.

Padiglione dei Paesi Bassi. Foto: Peter Tihuijs
Padiglione dei Paesi Bassi. Foto: Peter Tihuijs

Note sugli artisti

Le mostre recenti del CATPC comprendono: The Learning Garden, After Rain, Diriyah Contemporary Art Biennale, Arabia Saudita / online (2024); In Schitterend Licht, Wereldmuseum, Leiden, Paesi Bassi (2023); Fruits of Labour, Museum Dhont-Dhaenens, Deurle, Belgio (2023); Kunsthal Charlottenborg Biennale 2023, Copenhagen, Danimarca (2023); Someone is Getting Rich, Tropenmuseum, Amsterdam, Paesi Bassi (2023); Dig Where You Stand, Palais de Lomé, Togo (2023); Economics the Blockbuster - It’s not Business as Usual, The Whitworth Manchester, Regno Unito (2023); Memoryis an Editing Station, 22a Biennale Sesc_Videobrasil, São Paulo, Brasile (2023); The Way We Are 4. 0, Weserburg Museum of Modern Art, Brema, Germania (2023); Monomaterial, Kunstsaele, Berlino, Germania (2023); Remember Me: Liberated Bodies, Charged Objects, Lagos Photo Festival, Lagos, Nigeria (2022); Toxicity, Lubumbashi Biennale VII, Lubumbashi, RDC (2022); Dig Where You Stand, SCCA Tamale, Ghana (2022); Hurting and Healing: Let’s Imagine a Different Heritage, Tensta konsthall, Stoccolma, Svezia (2022); Time is Going - Archive and Future Memories, Dak’art Biennale off-program, EUNIC Sénégal, Dakar, Senegal (2022); taple: What’s on your plate?, Hayy Jameel, Jeddah, Arabia Saudita (2021); BALOT, KOW Berlin, Germania (2022).


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