Chiara Ferragni si presenta al Festival di Sanremo indossando tre opere d'arte


Tre opere d’arte indossate da Chiara Ferragni durante la prima serata del 73esimo festival di Sanremo. La famosa influencer ha calcato il palco dell’Ariston con abiti Dior ispirati a opere di Claire Fontaine, Lucas Cranach il Vecchio e Jana Sterbak. Le opere scelte come inno alla libertà delle donne.

Tre opere d’arte indossate sul palco del Festival di Sanremo, giunto in questo 2023 alla sua 73esima edizione. Le ha portate Chiara Ferragni, conduttrice assieme ad Amadeus per la prima serata. La famosissima influencer si è infatti presentata sul palco dell’Ariston dapprima con un abito Dior coperto da una stola su cui si vedeva chiaramente la scritta Pensati Libera, frase che compare in un’opera di Claire Fontaine, due concettuale formato nel 2004 a Parigi dall’italiana Fulvia Carnevale e dal britannico James Thornhill che lavora soprattutto con ready made, utilizzati per criticare il sistema dell’arte contemporanea.

Anche Pensati libera è un readymade, una frase trovata su uno stemma in pietra per le strade di Genova, scritta durante una manifestazione, come ha spiegato il duo. “‘Pensati Libera’ una frase trovata su un muro dopo un corteo femminile a Genova. La sentenza canalizza con forza un incoraggiante invito a tutte le donne a staccarsi dal ricatto emotivo della loro vita quotidiana. La libertà delle donne non comporta l’irresponsabilità, ma la possibilità del vero amore, perché l’amore può avvenire solo senza vivere nella paura della violenza dell’altro. La violenza contro le donne è proporzionale al grado della loro libertà e non alla loro sottomissione; gli uomini temono le donne indipendenti che apprezzano veramente il loro amore e lo scelgono liberamente. La libertà delle donne in questa frase evoca un mondo in cui l’amore è finalmente possibile per uomini e donne senza paura”.

È stata Chiara Ferragni stessa a spiegare le ragioni della scelta dell’opera di Claire Fontaine con un post sul suo seguitissimo account Instagram. “Quando abbiamo iniziato a pensare agli abiti per le due serate di Sanremo”, ha scritto, “abbiamo subito capito di non volere vestiti solo perché eccentrici o pretenziosamente belli, ma sentivamo la necessità di portare sul palco più popolare d’Italia un messaggio sociale, anche attraverso la moda. L’abito manifesto che da il via alla 73esima edizione del Festival di Sanremo è frutto di una conversazione tra noi, Maria Grazia Chiuri direttrice artistica di Dior, Rachele Regini e Fulvia Carnevale del duo artistico Claire Fontaine. Il risultato è un abito a corolla di seta nero ispirato alla tradizione Dior e completato dalla stola-manifesto con ricamato il claim ‘Pensati libera’. Le semplici e pur così forti parole arrivano da un’opera di Claire Fontaine che speriamo possano ispirare tutte le donne a sentirsi libere di uscire dal ruolo che è stato a loro imposto dalla società. Una presa di coscienza della stessa Chiara Ferragni che lotta per non essere incasellata in uno spazio identificato per lei dal patriarcato, e anche una promessa che lei stessa si fa ogni giorno mentre lotta per non doversi sentire in colpa del suo successo di donna. ’Pensati libera’ è dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse senza essere giudicate”.

Il primo abito di Chiara Ferragni
Il primo abito di Chiara Ferragni
Claire Fontaine, Pensati libera
Claire Fontaine, Pensati libera

Non è stata questa l’unica opera indossata da Ferragni sul palco dell’Ariston ieri sera. Poco dopo, infatti, l’imprenditrice si è presentata con un abito nude look, sempre pensato da Chiuri per Dior, ispirato alla Eva di Lucas Cranach il Vecchio della quale esistono diverse varianti (la più famosa è quella degli Uffizi, anche se la fotografia scattata alla Ferragni per presentare l’abito sembra ispirarsi alla variente del Kunsthistorisches Museum di Vienna). Si tratta in questo caso, come ha spiegato la stessa Chiuri, di un omaggio alla bellezza del corpo femminile.

“Il secondo abito pensato per Chiara Ferragni”, ha scritto Chiuri, anche lei sul suo account Instagram, “rende omaggio alla bellezza del corpo delle donne in un momento in cui, in alcuni paesi del mondo, i loro diritti riproduttivi sono minacciati, la loro libertà di studio e di lavoro gli è sottratta, il loro diritto a una vita pacifica è calpestato dalla guerra. Un abito che rivendica senza scuse il diritto di ogni donna a brillare celebra il potere delle donne come soggetti e non solo oggetti del desiderio; mostra che nessuna donna dovrebbe vivere nella paura, nello svantaggio, nella povertà o provare vergogna per essere nata donna”.

Perché proprio Eva. Lo ha spiegato Fabio Maria Damato, manager di Chiara Ferragni: "Riportare l’attenzione sui diritti delle donne, del loro corpo e su come il disporre del corpo femminile dalle stesse sia, purtroppo, ancora considerato discusso e discutibile. Questo è l’obiettivo dietro questo look. L’idea di un abito che simulasse il corpo nudo di Chiara ci è arrivata immediatamente prendendo ispirazione da una creazione di Maria Grazia Chiuri per Dior della primavera/estate 2018. Realizzato negli atelier alta moda Dior il vestito in tulle color carne riproduce con un ricamo trompe l’oeil il corpo di Chiara Ferragni al naturale e liberato da quella vergogna che hanno sempre imposto a tutte, a partire da Eva, la prima donna della storia indotta a provare vergogna. Questa illusione di nudità vuole ricordare a tutte il diritto e l’uguaglianza di genere che hanno nel mostrare, disporre di se stesse senza doversi sentire giudicate o colpevoli. Questa illusione di nudità vuole ricordare che chiunque decida di mostrarsi, o sentirsi sexy non autorizza nessuno a giustificare le violenze degli uomini o ad attenuarne le colpe. Questo è il corpo di una donna, quello di Chiara Ferragni che vorrebbe dare voce a tutte le donne del mondo a cui vengono imposti divieti e abusi, a tutte coloro a cui viene detto che il loro corpo genera vergogna, che è solo un oggetto del desiderio o che istiga al peccato. Questo è il corpo di tutte. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

Il secondo abito di Chiara Ferragni
Il secondo abito di Chiara Ferragni
Lucas Cranach il Vecchio, Eva (1510-1520 circa; tavola, 150,5 x 67,7 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)
Lucas Cranach il Vecchio, Eva (1510-1520 circa; tavola, 150,5 x 67,7 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)

Infine, terzo look di Chiuri per Dior è l’abito-gabbia ispirato a un’opera di Jana Sterbak, artista britannica di origini ceche che nel 1989 creò un’opera intitolata Remote Control, tipico esempio della sua pratica con cui l’artista destabilizza costrutti tradizionali come maschile/femminile, ragione/sentimento, cultura/natura e corpo/macchina. Remote Control in particolare è una grande gabbia d’acciaio motorizzata che lo spettatore o chi la indossa può azionare tramite un dispositivo di controllo remoto, un telecomando. L’opera è stata pensata per rendere impotente chi la indossa, poiché la persona non soltanto è controllata ma viene sospesa a diversi centimetri dal pavimento.

“Liberare le nuove generazioni dagli stereotipi di genere nei quali spesso le donne si sentono ingabbiate”, ha commentato Chiara Ferragni. “Questa è l’idea che Maria Grazia Chiuri ha voluto rappresentare con questo abito alta moda di @dior composto da una tuta di jersey ricamata di strass intrappolata in una gonna di tulle che prende ispirazione dall’opera di Jana Sterbak. Questo abito rappresenta la speranza di rompere le convenzioni imposte dal patriarcato. Una speranza che riponiamo nelle bambine di oggi che saranno le donne di domani. Questo è l’augurio di una mamma alla sua bambina, che possa finalmente gridare Vittoria!”.

Il terzo abito di Chiara Ferragni
Il terzo abito di Chiara Ferragni
Jana Sterbak, Remote control (1989; Barcellona, MACBA)
Jana Sterbak, Remote control (1989; struttura in alluminio su ruote, motore telecomandato, telo in cotone e video monocanale, colore, silenzioso, loop, 154,8 x 158,4 cm; Barcellona, MACBA)

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