Troppe palpate, danneggiato il seno della Giulietta di Verona. Ma il gesto scaramantico è sessista?


A causa delle troppe palpate subite, si è danneggiato il seno della statua di Giulietta a Verona: toccarle il seno è infatti da tempo considerato un gesto scaramantico. Ma è anche un gesto sessista? La notizia del danneggiamento rinnova la polemica.

Per quanto sia una farsa, un luogo finto, ricreato per evocare la storia di Romeo e Giulietta pur non essendo affatto il luogo del dialogo dal balcone tra i due innamorati, i turisti quando entrano nel famoso cortile di Verona (non si sa neppure se effettivamente siano esistiti Romeo e Giulietta: il palazzo con il cortile era della famiglia Cappelli e il balcone è stato applicato alla casa-torre nel 1939 dall’allora direttore dei Musei Civici Antonio Avena), e trovano una statua dalle sembianze femminili a cui associare l’identità di Giulietta, non fanno altro che toccarle il seno. Come alla fine di un pellegrinaggio il cristiano arrivava a San Pietro e toccava il piede della statua bronzea di Pietro posta al suo interno, come a dire “Sono arrivato”, tanto da consumarla, così a Verona si è arrivati a consumare talmente lo strato di bronzo della statua di “Giulietta” da vederne l’interno cavo. Si è consumato, corroso, creando delle aperture proprio sul seno. Sul sito del quotidiano cittadino, L’Arena, il video dell’Ansa che mostra il foro. Può sembrare poca cosa, la statua infatti è una copia, ma la notizia ha fatto il giro del mondo e nella patria del drammaturgo inglese la notizia era in primo piano nella home page del sito del Guardian.

Un rito, quello della toccatina al seno scoperto con annessa foto e selfie, a metà tra goliardia e ironia (al limite del sottinteso erotico) che ha prodotto il risultato di questi giorni, dopo dieci anni di migliaia di mani che ci passavano sopra. È bene precisare che la statua nel cortile collocata sotto il celebre balcone in pietra è una copia della statua forgiata nel 1972 dallo scultore Nereo Costantini (commissionata dai Lions Club Verona) e a quel tempo installata. L’originale è custodit all’interno della Casa museo e la copia fu installata nel 2014 proprio per evitarne l’usura visti gli analoghi segnali di logoramento e corrosione sempre sul seno e braccio destro. La decisione di sostituire la statua nacque dall’accorato appello del fondatore del Club di Giulietta, Giulio Tamassia, che con preoccupazione ammoniva tutti dei segni del tempo e dei turisti: “La gente sale sul basamento e si aggrappa alla statua. Un giorno potrebbe cedere e mettere a repentaglio la sicurezza dei visitatori”. Fu così che lo scultore Novello Finotti, maestro di fama, che fu allievo di Costantini, realizzò la copia con Fonderia Brustolin.

Casa di Giulietta a Verona. Foto: Andrea Bertozzi
Casa di Giulietta a Verona. Foto: Andrea Bertozzi

In quel cortile di via Cappello vive la storia degli innamorati per antonomasia nel mito shakespeariano che ne fa una attrazione di grande richiamo al pari di un grande museo di opere d’arte (reali), anche grazie alla possibilità di sposarsi lì e affacciarsi dal celebre balcone, grazie al progetto “Sposarsi a Verona” per il quale vengono coppie da tutto il mondo. La corrosione da tocco su seno e braccio destro ha creato dei buchi, di qualche millimetro, in soli 10 anni, pare per colpa dell’acidità del sudore delle mani che da tutto il mondo vengono qui per mettersi in posa e fare la foto toccando la statua. Migliaia e migliaia di volte il giorno: l’accesso al cortile infatti è libero, il biglietto si paga solo per visitare la Casa Museo. Per questo il Comune con l’avvio della ristrutturazione dell’accesso al cortile e l’apertura di un nuovo ingresso dal Teatro Nuovo (mantenendo la sola uscita dal cortile) in via sperimentale, sta sondando il terreno per l’introduzione del biglietto anche per il cortile.

Ora il Comune dovrà valutare un intervento sulla copia e riflettere sul contesto, ma l’occasione ha fatto riaccendere le polemiche sul gesto ‘sessista’ della palpatina sul seno in una epoca, quella di oggi, di una diversa concezione della donna rispetto al passato, fatta di emancipazione, diritti, poltically correct: può un simbolo della letteratura mondiale essere usata come una ‘donna-oggetto’ (anche se in questo caso la statua è già un oggetto di per sè)?

Nel 2018 ci fu una petizione lanciata su una piattaforma web da Michela Morellato, influencer, che decise di dar vita a questa campagna per l’indignazione provata vedendo i sorrisetti di giovani turisti: “Ero con mia figlia – spiegò all’epoca sulla petizione – quando assistetti ad una scena raccapricciante dove, dei giovani adolescenti, stavano strumentalizzando la statua di Giulietta come fosse una Babydoll. Com’è possibile, mi sono chiesta, che nel 2018 si possa permettere questo? Com’è possibile che alcune tradizioni ci portino, tutti i giorni, a strumentalizzare il corpo di una donna, per lo più in questo caso, adolescente?”. E provocatoriamente propose di installarle accanto una statua rappresentante Romeo con le intimità in vista per “vedere chi vorrà toccagli i testicoli”. Voglio sensibilizzare e promuovere una cultura dove ogni persona possa riflettere sul significato profondo dei gesti e porre quindi fine alla strumentalizzazione del corpo femminile”. Probabilmente il riferimento era ai testicoli della statua del Toro di Wall Street a New York dove turisti e finanzieri passando di là passano una toccatina con scopi scaramantici.

Medesima polemica si è aperta a dicembre 2023 quando un ex preside di scuola toscana in visita a Verona nel cortile di Casa Capuleti ha assistito a analoga scena. Scrisse al noto programma televisivo di Antonio Ricci Striscia la Notizia, che ci fece un servizio con tanto di interviste ai turisti a Verona che sdoganavano il gesto definito ‘innocuo’. Il dirigente scolastico si lamentava del fatto che fosse “incredibile che l’amministrazione comunale o le associazioni di tutela dei diritti delle donne” non si attivino “per interrompere questo scempio pubblico collettivo del corpo di Giulietta e del patrimonio museale, e bloccare simili gesti volgari sessisti, per arginare l’assurda e nacronistica pratica collettiva operata a Verona facendo mettere un vigile” presidio o “un basamento più alto”.

Ma stupisce anche che un dirigente scolastico sia andato in quella che è a tutti gli effetti una scenografia di un film e non un luogo storico. Lo dice anche chiaramente il sito di Casa Giulietta: il museo è del Comune di Verona, e viene spiegato che “La Casa Museo di Giulietta, luogo tra i più celebri della città scaligera e punto di riferimento assoluto per gli innamorati di tutto il mondo, ha sede in un palazzo medievale di Verona dove, probabilmente, sin dal XIII secolo, risiedeva la famiglia Dal Cappello, che dà il nome alla via e il cui emblema è scolpito in un rilievo nella chiave di volta dell’arco interno del cortile dell’edificio. L’edificio, ubicato nella deliziosa via Cappello, a poca distanza dalla centralissima Piazza Erbe, è stato oggetto nel corso dei secoli di numerosi interventi di restauro e ristrutturazione, passando per le mani di diversi proprietari. Crescevano, nel frattempo, la leggenda e la credenza popolare che lo identifica come casa natale di Giulietta Capuleti, protagonista, insieme all’amato Romeo Montecchi, della celeberrima tragedia shakespeariana, e il Comune di Verona nel 1907 reputò opportuno acquisire almeno parte dell’intero complesso di età medievale”. E qui l’amara verità sul balcone posticcio: “Il celebre balcone è il risultato dell’assemblaggio di resti marmorei del XIV secolo che, fino al 1920, giacevano al Museo di Castelvecchio come pietre da re-impiegare, secondo la moda architettonica del tempo. La dimora medievale, restaurata pittorescamente da Antonio Avena all’inizio del XX sec., presenta una bella facciata interna in mattoni a vista, un portale in stile gotico, finestre trilobate, una balaustra che mette in comunicazione dall’esterno i vari corpi della casa e, ovviamente, il famoso balcone. Nel cortile è collocata la statua in bronzo di Giulietta, di Nereo Costantini”.

La copia della statua di Giulietta. Foto: Veronika Bashak
La copia della statua di Giulietta. Foto: Veronika Bashak
La copia della statua di Giulietta. Foto: Wikimedia/Claconvr
La copia della statua di Giulietta. Foto: Wikimedia/Claconvr

Avena quindi attivò una lungimirante strategia di marketing territoriale ante litteram intestando su Verona il mito shakespeariano creando gli ambienti dove questi potessero attirare i turisti, mescolando decorazioni in stile neo-medievale realizzate ex novo su pareti e soffitti insieme a elementi provenienti dalle collezioni civiche, come pietre, colonnine, camini, stemmi e arredi databili tra XIII e XV secolo. E dal momento che il cortile scelto era sprovvisto del mitico balcone del dialogo tra i due innamorati ne scelse uno destinato al macero e lo adattò (come spiega Alberto Vignolo nell’arrticolo “Sei un mito”, nella rivista dell’ordine degli architetti veronesi “ArchitettiVerona”, vol. 03, n. 122, luglio/settembre 2020, pp. 78-81.): “furono realizzate appositamente le due mensole di marmo rosso, mentre per la balaustra venne recuperata una lastra medievale proveniente dalle collezioni civiche. Vista la dimensione ridotta della lastra, furono realizzati due allunghi laterali e le chiusure laterali in marmo bianco e pietra di Avesa, su cui furono riprodotti gli stessi archetti della parte centrale”.

Davanti a molti musei si fatica a trovare code di turisti mentre per un luogo ‘artificiale’ che semplicemente evoca la storia di un dramma letterario ci si trova davanti fenomeni di massa con persone che vengono da tutto il mondo. E ci si pone pure il problema se la copia di una statua di bronzo ispirata a un personaggio immaginaria sia da tutelare. In che società viviamo? Si capisce bene che il turismo oggi si fa con gli influencer e non con la sostanza, basta quello che stuzzica il desiderio, quanto più immaginifico è, tanto più sarà desiderabile e rintracciabile. Fa niente se quel luogo è come se fosse un set cinematografico e niente altro, una Disneyland in cui gli edifici evocano delle favole o dei cartoni animati. Leggere chi sostiene che bisogna difendere la statua di Giulietta che delle lastre di vetro viene in mente che si fa così per opere come la Monna Lisa, giusto per citarne una. Tanto di cappello a chi già negli anni ‘30 del secolo scorso aveva compreso tutto questo trasformando la trama di un’opera letteraria prima in mito e leggenda e poi in luoghi dove far pagare un biglietto. Ma dove sarebbe l’arte? Dove sarebbe la cultura?


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