Il coraggio di New York: entra in vigore la legge anti-Airbnb sugli affitti brevi


New York ha detto basta al fenomeno degli affitti brevi: con una norma draconiana ha deciso di abolire di fatto gli Airbnb, per far tornare i newyorkesi in città, abbassare il prezzo degli affitti e frenare l’abusivismo. Ecco come funziona la norma. In Italia e in Europa verrà seguita?

New York, New York”, cantava Frank Sinitra: “Voglio svegliarmi nella città che non dorme mai / Per scoprire che sono una persona importante, al vertice”. Ma adesso in molti rischiano di non dormirci, perlomeno non in albergo. La vera e propria guerra agli affitti brevi stile B&B (che poi B&B non lo erano) trova nella local law numero 18 di New York del 2022 (la “Short-term rental registration law”) uno spartiacque sul fenomeno della “sharing economy”. È come se avesse detto “la ricreazione è finita”, “rimettiamo un po’ ordine”. A New York, con una misura draconiana, stanno infatti sostanzialmente facendo tornare alle origini l’idea del B&B così come nato in Irlanda due secoli fa: ospito il forestiero in casa mia, gli offro la colazione e il giorno dopo riparte.

Vediamo nel dettaglio. Da ieri, 5 settembre, è entrata in vigore nella Grande Mela la legge che stabilisce il divieto di far dormire più di due persone (indipendentemente dalla grandezza della casa), per più di 2 notti, nella casa dove, tra l’altro, obbligatoriamente deve risiedere anche il proprietario e dove, è specificato nella legge, non ci possono essere le porte interne chiuse a chiave. Il tutto per un massimo di 30 giorni l’anno.

New York
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Il fenomeno economico che è esploso negli ultimi 8-10 anni in tutto il mondo, con lo svilupparsi di siti appositamente dedicati (Airbnb, Booking e simili), andando a espandersi soprattutto nelle città d’arte e i centri storici come alternative degli alberghi (con l’idea, o così almeno era lo spirito originario, di far vivere un’esperienza in più al turista se andava a vivere in una casa di un autoctono anziché in un hotel standardizzato), è andato a svuotare interi palazzi dai residenti che preferivano trasferirsi in periferia per affittare a prezzi sempre maggiori le loro case in centro. Addirittura c’è stata la corsa all’acquisto di case in centro per poterle affittare ai turisti come investimento molto più redditizio che con le famiglie. Finestre sull’Arte ne ha parlato già in altre occasioni, toccando l’argomento dell’overtourism, e poi ancora le ipotesi di introduzioni di ticket o contributi per entrare a Firenze o Venezia (e ancora su Venezia qui e qui) con il confronto di sviluppo economico che le case affittate portano rispetto agli alberghi qui.

New York ha detto basta. Il livello vertiginoso delle case per residenti e studenti stava subendo il fenomeno turistico, e così è stata introdotta questa norma che definire restrittiva è dir poco. Innanzitutto perché, veramente, per affittare la propria casa al forestiero bisogna viverci quando il turista è presente, mentre oggi tutti affittano case vuote (anzi spesso anche più di una), e vivono altrove facendone una vera e propria attività imprenditoriale (e quindi non l’arrotondamento dello stipendio come era all’inizio). Inoltre New York ha pensato bene anche di inserire il divieto che le stanze interne della casa affittata al turista siano chiuse a chiave, perché tutta la casa deve essere accessibile all’ospite: cosa che fa sorridere, ma che punta a evitare che il proprietario si divida in due l’appartamento per isolarsi, con servizi indipendenti aggirando così la norma.

New York
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Ma non è finita: il colpo esiziale al fenomeno potrebbe essere quello che prevede massimo due ospiti per volta e per massimo due giorni. È praticamente impossibile quindi fare concorrenza ad una struttura ricettiva classica. E vuole porre fine anche al fenomeno del sommerso obbligando chi volesse fare questa attività di registrarsi in un apposito sito (un registro comunale) dove verrà identificato con un codice univoco dalle autorità e finché non avrà l’autorizzazione avrà divieto di fare pubblicità alla sua casa in offerta. E di case in ‘vetrina’ sui siti specializzati ce ne sarebbero state circa 40mila prima che entrasse in vigore la norma: il numero è destinato drasticamente a diminuire, e la norma a indurre i proprietari (questo almeno è l’auspicio del legislatore alla base della legge) a rimettere le case sul mercato degli affitti residenziali contribuendo quindi ad abbassare il prezzo degli affitti aumentando l’offerta. Una famiglia che volesse affittare un appartamento nella Grande Mela infatti, a inizio 2023, doveva confrontarsi con canoni mensili che si aggiravano attorno ai 4.400 dollari a Manhattan, i 4mila di Brooklyn e i quasi 4mila del Queens. Le sanzioni per chi sgarra sono da 5mila dollari per i proprietari e 1.500 per le piattaforme per ogni affitto “irregolare”.

In Italia e in Europa (Parigi, Berlino, Amsterdam, Barcellona...), sembrava che ci stessero provando a trovare una quadra a un sistema che tenesse insieme la novità del fenomeno e le esigenze dei residenti ma senza riuscita. New York ha agito in modo drastico: non si potrà affittare il proprio appartamento nemmeno quando si è in vacanza in quanto corre l’obbligo di essere presenti quando c’è l’ospite. E su questo occorre riflettere.

New York, il cui sindaco è il democratico Eric Leroy Adams, è stata spinta dall’esigenza di far tornare a vivere la città da newyorkesi che oggi sono meno del 2019, dell’era pre-Covid, con la paura di una crisi immobiliare drogata dal lievitarsi degli affitti brevi.

New York
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Esultano gli albergatori di tutto il mondo perché di fatto New York farà chiudere l’esperienza della casa in condivisione: quanti oggi tengono alla propria riservatezza, la privacy, e sono disposti ad avere estranei per casa? Airbnb non è stata a guardare e ha cercato di fermare la legge negli scorsi mesi, con il direttore delle Politiche Globali di Airbnb Theo Yedinsky che ha definito l’entrata in vigore della legge “Un duro colpo per l’economia turistica di New York City e per le migliaia di newyorkesi e piccole imprese nei quartieri esterni che si affidano alla condivisione della casa e ai dollari del turismo per aiutarsi a sbarcare il lunario”.

In Italia, dopo vari tentativi in ordine sparso di regioni e comuni negli ultimi 5-6 anni, il Governo a luglio ha proposto una bozza di disegno di legge agli enti locali e categorie per confrontarsi su un tavolo e trovare la via italiana. Anche in questo caso si prevede un codice identificativo del proprietario (già in atto in molte regioni da anni) e vedrebbe un minimo di permanenza di 2 notti e si focalizza sui nei comuni a vocazione turistica (città come Milano, Roma, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Venezia, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari ma anche località balneari o montane). Staremo a vedere cosa verrà fuori dal confronto e il testo definitivo del disegno di legge.


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