Un poeta e una contessa a Venezia: la storia d'amore tra George Gordon Lord Byron e Teresa Gamba Guiccioli


La storia d'amore tra un grande poeta, George Gordon Lord Byron, e una contessa, Teresa Gamba Guiccioli, raccontata attraverso le opere di Bertel Thorvaldsen e Lorenzo Bartolini.

Si conobbero per la prima volta a Venezia nella primavera del 1819 nel salotto della contessa Benzoni, una delle dame che molto spesso organizzava nella sua ricca dimora ricevimenti o semplici “conversazioni”, e che era conosciuta al tempo come la “Biondina in gondoletta” alla quale in città era stata dedicata una canzonetta. E fu subito colpo di fulmine tra George Gordon Lord Byron e Teresa Gamba Guiccioli.

Lord Byron (Londra, 1788 – Missolungi, 1824) è uno dei più significativi poeti romantici inglesi d’inizio Ottocento, autore del celebre poema narrativo in quattro canti Childe Harold’s Pilgrimage, pubblicato tra il 1812 e il 1818. I primi due canti del componimento furono ispirati dal viaggio che egli compì attraverso l’Europa, grazie al quale si diffuse la figura del viaggiatore vagabondo solo e malinconico, protagonista del poema. Scrisse il terzo canto influenzato dallo scenario sociale e culturale elvetico, che conobbe durante il suo soggiorno in Svizzera in compagnia di Percy Bysshe Shelley (Horsham, 1792 – Lerici, 1822) e Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 1797 – 1851), mentre il quarto e ultimo canto del suo lungo poema venne composto nel 1817, quando Byron si trovava a Venezia; qui compose anche il poemetto comico-satirico Beppo (1818), influenzato dall’italiano Luigi Pulci (Firenze, 1432 – Padova, 1484), e i primi canti di un altro dei suoi capolavori: Don Juan (1818-1822).

Anche la sua fama era quella di dongiovanni: notoriamente bello e affascinante, era solito sedurre numerose fanciulle. Dopo il matrimonio fallito con Anna Isabella Milbanke, sposata soprattutto per ragioni economiche, e la relazione amorosa con la sorellastra, Augusta Leigh, che destò molto scalpore nell’opinione pubblica, il poeta romantico fu costretto ad abbandonare per sempre l’Inghilterra intorno al 1816, prima alla volta della Svizzera, poi dell’Italia. Come padre fu un vero disastro: ebbe una figlia legittima, Ada, con la quale non instaurò alcun rapporto, dato che non si frequentarono praticamente mai, e una bambina nata da una delle sue conquiste in giro per l’Europa. Questa figlia illegittima venne affidata all’educazione delle Cappuccine di Bagnacavallo. Si racconta che malata, in gravi condizioni di vita, la piccola a cinque anni scrisse una lettera strappalacrime a suo padre per chiedergli di poterlo rivedere almeno una volta, ma lui non si fece commuovere e non realizzò l’ultimo desiderio di sua figlia, nonostante si trovasse nella vicina Pisa.

Teresa Gamba Guiccioli (Ravenna, 1799/1800 – Firenze, 1873) era una contessa ravennate, figlia del conte Ruggero Gamba. Quest’ultimo combinò il matrimonio tra la giovanissima figlia, allora diciottenne, e Alessandro Guiccioli, esponente della nobiltà di Ravenna ormai quasi sessantenne, vedovo con la fama di essere libertino, avaro, ma pronto a intraprendere stratagemmi per ottenere investimenti e favori.

Thomas Phillips, Ritratto di Lord Byron (1813; olio su tela, 91 x 71 cm; Newstead, Newstead Abbey)
Thomas Phillips, Ritratto di Lord Byron (1813; olio su tela, 91 x 71 cm; Newstead, Newstead Abbey)


Giuseppe Fagnani, Ritratto di Teresa Gamba Guiccioli (1859; olio su tela; Collezione privata)
Giuseppe Fagnani, Ritratto di Teresa Gamba Guiccioli (1859; olio su tela; Collezione privata)

Erano passati solo pochi mesi dal matrimonio, quando Lord Byron e Teresa Gamba si videro per la prima volta a quella “conversazione” in casa Benzoni nell’aprile 1819. In quell’occasione la contessa Benzoni domandò al poeta se desiderasse incontrare e conoscere la giovane contessa Gamba, giunta nel salotto con il marito; in un primo momento egli rifiutò, aggiungendo che non desiderava incontrare alcuna donna, né bella né brutta. Tuttavia, a seguito dell’insistenza della padrona di casa, egli venne presentato a Teresa come “Pari del Regno Inglese e grandissimo poeta”. Quest’ultima rimase subito affascinata dalla sua voce melodiosa e dal suo sorriso, nonché dal suo aspetto celestiale, come scrisse nella sua Vie de Lord Byron en Italie, testo elaborato dopo la morte del poeta. Teresa, nel loro primo incontro, era incinta di tre mesi e piangeva la scomparsa di sua madre e di una delle sue sorelle.

Seguirono frequenti appuntamenti a cena e a teatro, finché una sera Byron le propose di giungere da lui con una gondola, che sarebbe arrivata a una determinata ora; successivamente si sarebbero recati insieme al Casino di Santa Maria Zobenigo. In una lettera all’amico Lord Kinnaird, il poeta romantico definì la sua amata “bella come l’aurora e calda come il mezzogiorno”.

Di questi appassionati appuntamenti e della loro relazione amorosa era a conoscenza anche il marito di Teresa, Alessandro Guiccioli, che la fece rincasare a Ravenna. Qui, colpita dal mal d’amore e ricoverata per un aborto, la giovane donna non abbandonò mai il suo letto, finché egli fece accorrere Lord Byron, ospitandolo addirittura nel suo palazzo ravennate. Questo fatto confermò, davanti a tutti, che il poeta era diventato “cavalier servente” di Teresa, ovvero amante: gli incontri amorosi tra i due erano rivelati da alcune spie; inoltre giungevano al marito lettere anonime ed erano frequenti i motivetti sarcastici che gli venivano indirizzati al suo passaggio per strada, a causa della sua condizione di tradito. Tuttavia, presumibilmente Guiccioli accettava e copriva i due amanti per motivi economici, sperando di guadagnarci con uno scambio di favori, come si può dedurre dalla singolare richiesta all’amante di sua moglie di prestiti di denaro, ma Byron rifiutò. Con l’appoggio di suo padre, Teresa presentò al papa la richiesta di separazione dal marito per gravi ingiurie e oscenità; Guiccioli si difese motivando con gli infedeli atteggiamenti di sua moglie, ma il papa concesse la separazione a patto che ella vivesse con suo padre.

Con il passare del tempo, la travolgente storia d’amore tra Byron e Teresa divenne perlopiù quasi una relazione coniugale e forse fu anche per questo motivo che il poeta cercò un diversivo per partire ed evitare così la noia della vita di coppia.

Già nel corso della loro relazione, Byron si era avvicinato alla Carboneria per mezzo del fratello di Teresa, Pietro, che aderì a questa causa con un ardore tale da obbligare tutta la famiglia ad abbandonare nel 1821 Ravenna per trasferirsi a Pisa, e il poeta li seguì. Si racconta che giunse nella città toscana con sette domestici, cinque vetture, nove cavalli, una scimmia, due mastini, due gatti, tre pavonesse, alcuni polli, una considerevole biblioteca e una grande quantità di mobili. L’animo rivoluzionario che aveva accompagnato Byron in quegli anni non si arrestò, perciò, quando gli si presentò una forte causa per cui combattere, volle a tutti i costi partire per dare il suo contributo. Si trattava della lotta per la liberazione della Grecia dall’oppressione turca. Teresa sarebbe rimasta sola, senza il suo grande amore, ma Lord Byron, desideroso di sentirsi ancora “vivo” dopo il suo periodo italiano, alquanto tranquillo sia socialmente che sentimentalmente, lasciò Livorno nel luglio 1823 per dirigersi verso il territorio ellenico. Disgraziatamente però proprio in Grecia trovò la morte: si ammalò e morì a Missolungi l’anno successivo, all’età di trentasei anni.

Giacomo Trecourt, Lord Byron sulle sponde del mare ellenico (1850 circa; olio su tela, 153 x 114,5 cm; Pavia, Musei Civici)
Giacomo Trecourt, Lord Byron sulle sponde del mare ellenico (1850 circa; olio su tela, 153 x 114,5 cm; Pavia, Musei Civici)


Ludovico Lipparini, Il giuramento di Lord Byron sulla tomba di Markos Botsaris a Missolungi (1850; olio su tela, 250 x 350 cm; Treviso, Museo Civico)
Ludovico Lipparini, Il giuramento di Lord Byron sulla tomba di Markos Botsaris a Missolungi (1850; olio su tela, 250 x 350 cm; Treviso, Museo Civico)

Teresa si disperò per il tragico evento, ma decise comunque di scrivere la Vie de Lord Byron en Italie, biografia in francese sull’uomo che aveva profondamente amato e che avrebbe amato per sempre, anche se dopo la morte del poeta, la giovane si risposò con un altro uomo, divenendo la marchesa de Boissy. La biografia non fu mai pubblicata, poiché ella tenne nascosto per sé il lungo manoscritto, insieme ad alcuni oggetti personali dell’amato: oggi è tutto custodito presso la Biblioteca Classense di Ravenna.

Nel 1833 il poeta Alfred du Musset giunse a Venezia per seguire le orme di Byron e, riferendosi al rapporto amoroso tra Byron e la contessa, scrisse: “Blond cheveaux, sourcils bruns, front vermeil ou pâli; Dante amait Béatrix – Byron la Guiccioli”, ovvero “Capelli biondi, sopracciglia brune, fronte rubiconda o pallida; Dante amava Beatrice – Byron la Guiccioli”. Teresa viene infatti descritta in varie testimonianze come una bellissima ragazza dai capelli lunghi e biondi, dotata di grande sentimento e di un carattere molto dolce e gentile.

Possiamo avere un’idea dell’aspetto di Lord Byron e di Teresa Gamba ammirando due opere che li ritraggono: due sculture, o meglio due busti marmorei, che raffigurano il poeta e la contessa realizzati da due tra i più grandi artisti attivi a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. Il primo fu raffigurato da Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770 – 1844), considerato uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo: l’artista realizzò due modelli per il busto di George Gordon Lord Byron tra il 1817 e il 1833. Il secondo è conservato oggi in Italia, presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Nel maggio 1817 Lord Byron si recò presso l’atelier di Thorvaldsen, a seguito di una lettera di John Cam Hobhouse, nella quale quest’ultimo esprimeva all’artista il suo desiderio di veder rappresentato il più grande poeta inglese dell’epoca. Entrato improvvisamente nello studio dello scultore, Byron, avvolto in un ampio mantello, chiese di eseguire il suo busto. I due ebbero subito una certa incomprensione: Thorvaldsen era convinto che il poeta avesse assunto un’espressione innaturale, con addirittura smorfie, ma lui gli rispose bruscamente che quella era la sua vera espressione. Il risultato fu che lo scultore lo raffigurò seguendo una propria visione del modello e, a lavoro concluso, il poeta protestò poiché credeva che il busto non gli somigliasse per nulla, facendolo sembrare molto più triste. In realtà la scultura gli piacque e in una lettera al suo editore John Murray scrisse che l’opera aveva ottenuto una generale approvazione. Inoltre Hobhouse scrisse che la somiglianza era perfetta e l’artista aveva lavorato con amore.

Quello che si conserva alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana è uno degli esemplari eseguiti dopo la morte del poeta seguendo un secondo modello (il primo è oggi conservato al Castello di Windsor), differente dal primo solo per la forma del busto panneggiato all’antica, più indicato per la scultura eroica monumentale. Nella scultura si nota un forte equilibrio tra la raffigurazione naturale e quella ideale: è un ritratto composto, frontale e ieratico che rimanda all’antichità classica; il dato naturalistico si trova nelle sopracciglia aggrottate e nelle orecchie senza lobo, di cui Byron andava fiero come segno di nobiltà.

Ma evidentemente il ritratto eseguito da Thorvaldsen non gli bastava. Infatti, il 6 marzo 1822, quando il poeta risiedeva a Pisa, in una lettera indirizzata a John Murray scrisse che Lorenzo Bartolini (Savignano di Prato, 1777 – Firenze, 1850), celebrato scultore, desiderava ritrarlo in un busto e che acconsentì a condizione che ritraesse anche la contessa Guiccioli. Li realizzò entrambi, ma, secondo il suo parere, quello che raffigurava Teresa era più bello. Lo scultore pratese cominciò molte volte le sue prove e quando terminò il busto di Lord Byron il 4 gennaio 1822, il poeta gli disse, in toscano: “La è l’ultima volta che mi son fatto ritrarre”.

Il busto marmoreo della contessa Teresa Gamba Guiccioli realizzato da Lorenzo Bartolini nel 1822 è oggi conservato nella Biblioteca Classense di Ravenna grazie alla donazione dei discendenti della famiglia Gamba compiuta nel 1949. Precedentemente si trovava nella villa di Settimello, presso Firenze, che venne acquistata da Teresa e dal marito Hilaire Ronillé, marchese di Boissy. L’originale modello in gesso è invece custodito nel Museo di Palazzo Pretorio a Prato.

Bertel Thorvaldsen, Busto-ritratto di Lord Byron (1817; marmo, 60 x 29,3 x 22,2 cm; Windsor, Royal Collections)
Bertel Thorvaldsen, Busto-ritratto di Lord Byron (1817; marmo, 60 x 29,3 x 22,2 cm; Windsor, Royal Collections)


Bertel Thorvaldsen, Busto-ritratto di Lord Byron (1817-1833; marmo, 69 x 48 30 cm; Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana)
Bertel Thorvaldsen, Busto-ritratto di Lord Byron (1817-1833; marmo, 69 x 48 30 cm; Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana)


Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Lord Byron (1822; marmo, 47 x 32 x 26 cm; Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti)
Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Lord Byron (1822; marmo, 47 x 32 x 26 cm; Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti)


Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Teresa Gamba Guiccioli (1821-1822; marmo, 66 x 49 x 32 cm; Ravenna, Biblioteca Classense)
Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Teresa Gamba Guiccioli (1821; marmo, 49 x 66 cm; Ravenna, Biblioteca Classense)


Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Teresa Gamba Guiccioli, modello in gesso (1821; gesso, altezza 70 cm; Prato, Museo Civico di Palazzo Pretorio)
Lorenzo Bartolini, Busto-ritratto di Teresa Gamba Guiccioli, modello in gesso (1821; gesso, altezza 70 cm; Prato, Museo Civico di Palazzo Pretorio)


I busti di Teresa Gamba Guiccioli (Bartolini, Classense) e Lord Byron (Thorvaldsen, Ambrosiana) insieme in occasione della mostra Canova, Hayez e Cicognara del 2017-2018
I busti di Teresa Gamba Guiccioli (Bartolini, Classense) e Lord Byron (Thorvaldsen, Ambrosiana) insieme in occasione della mostra Canova, Hayez e Cicognara del 2017-2018

Il busto ritrae la contessa Gamba Guiccioli frontalmente con lineamenti delicati e raffinati. Abbozza un leggero sorriso e ben si percepisce la sua straordinaria bellezza. Anche l’acconciatura denota una certa signorilità: lunghi e fluenti capelli le ricadono sulle spalle, con boccoli sulle punte. Il décolleté è celato sotto a una veste ricca di pieghe. Anche in questo caso, come nel busto di Lord Byron realizzato da Thorvaldsen, la componente naturale si lega a quella ideale, creando una scultura che rimanda nella forma all’antichità classica, ma che fa trasparire tratti espressivi. La solenne dolcezza nel viso di Teresa richiama inoltre un rinnovato interesse per la tradizione del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), artista quattrocentesco che nelle sue opere spesso raffinate e delicate era in grado di coniugare dinamismo e naturalismo.

I due busti che ritraggono Lord Byron e la contessa Teresa Gamba, rispettivamente di Thorvaldsen e di Bartolini, dovrebbero essere ammirati l’uno di fianco all’altro, come realmente è stato studiato e proposto nella mostra Canova, Hayez e Cicognara. L’ultima gloria di Venezia che si è tenuta nelle Gallerie di Venezia tra il 2017 e il 2018, in occasione del bicentenario delle Gallerie. Questo perché si porrebbero vicine opere realizzate all’incirca negli stessi anni da grandi artisti, che ebbero la fortuna di ritrarre dal vero due tra le figure più in voga di quell’epoca legate da una storia d’amore e con una storia da raccontare. Una storia che ancora oggi, attraverso le opere citate, potrebbe continuare a essere raccontata.

Bibliografia di riferimento

  • Stefano Grandesso, Bertel Thorvaldsen, Silvana Editoriale, 2010
  • Edna O’Brien, Byron in Love: A short daring life, W.W. Norton & Company, 2010
  • Leslie Alexis Marchand (a cura di), Byron’s Letters and Journals, Harvard University Press, 1973
  • Leslie Alexis Marchand ( a cura di), Byron’s Letters and Journals: “Between two worlds”, Harvard University Press, 1977
  • Romano Alberto, Scritti Letterari, Guida Editore, 1928
  • AA.VV, Il Museo di Palazzo Pretorio a Prato, Giunti Editore, 2015
  • George Gordon Lord Byron, Thomas Moore, The Works: With his letters and journals, and his life, Dearborn, 1836
  • Renzo Fantappié, Rossella Agresti, Dario Grimoldi (a cura di), L’Ottocento a Prato, Pagliai Polistampa, 2000
  • Elizabeth Abbott, Mistresses: A History of the other woman, The Overlook Press, 2011
  • George Gordon Lord Byron, The Poetical Works of Lor Byron, Ward, Lock & Company, 1848
  • Jules Le-Comte, Venezia o colpo d’occhio letterario, artistico, storico poetico e pittoresco sui monumenti di questa città, Cecchini, 1844
  • George Gordon Lord Byron, Opere Complete, 1842
  • Peter Cochran, Romanticism – and Byron, Cambridge Scholars Publishing, 2009


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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