A Giza vogliono ricostruire la facciata della piramide di Micerino: forti critiche degli archeologi


L’Egitto ha svelato un progetto di ricostruzione della facciata della piramide di Micerino a Giza. È stato però stroncato dagli archeologi locali, che lo ritengono arbitrario. Ecco come sta andando la discussione.

La recente proposta di ricostruire la facciata di una delle piramidi nella piana di Giza in Egitto ha suscitato una forte opposizione da parte degli archeologi del paese. L’annuncio ha scatenato le critiche degli utenti dei social media, che in vari modi hanno definito il progetto “un triste disastro”: questo, in particolare, il giudizio tranchant che è stato dato da Ibrahem Badr, docente di restauro all’Università MUST di Tunisi. Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità dell’Egitto, ha reso noto, attraverso un video, il piano per la ricostruzione della facciata della piramide di Micerino, la più piccola delle tre piramidi. Il complesso delle tre piramidi, eretto circa 4000 anni fa, include tre mausolei: la più imponente dedicata a Cheope, alta 147 metri, quella di Chefren alta 136 metri, e infine la piramide di Micerino alta 61 metri.

L’obiettivo di Waziri, quindi, è quello di restaurare la facciata del monumento che un tempo conteneva 16 strati di granito, utilizzando i blocchi di granito che si trovano alla base. Il completamento del progetto è previsto in circa tre anni. Waziri ha dichiarato che il progetto ha avuto origine come collaborazione con il governo giapponese e l’egittologo giapponese Sakuji Yoshimura, il cui tentativo di erigere una piramide nel 1979 non ebbe successo. La prima fase del progetto prevede perciò lo studio dei blocchi di pietra, seguito dalla scansione laser e dalla rimessa in opera del rivestimento esterno. Nour Badr, il capo del team scientifico che ha documentato le pietre con un laser 3D, ha dichiarato che il team ha utilizzato la tecnologia giapponese per creare un modello digitale della piramide e dei presunti blocchi di pietra caduti della piramide. “Stiamo utilizzando e rimontando i blocchi reali caduti a terra dalla piramide stessa”, ha detto Badr. “Si dice che stiamo inserendo cose nuove. Utilizziamo materiali di restauro internazionali che hanno specifiche standardizzate approvate da comitati internazionali per lavori di restauro e assemblaggio.” Mohamed Al-Saidi, membro del team, ha menzionato invece le possibili scoperte scientifiche che potrebbero derivare dal progetto e ha respinto le critiche riguardanti la mancanza di considerazione del metodo scientifico o del valore accademico da parte delle autorità coinvolte nella sua realizzazione.

Così come gli utenti dei social hanno criticato il progetto, anche l’egittologa Monica Hanna, ha condiviso su Facebook una dichiarazione in cui critica l’idea di Waziri. Nel suo post, contesta l’idea che i blocchi di granito alla base della piramide fossero frammenti caduti. “Il disaccordo, più che la metodologia o l’applicazione, riguarda piuttosto i principi fondamentali e gli assiomi del lavoro archeologico”, ha detto Hanna. Osservando la manifattura non lucida dei frammenti per terra, l’egittologa sostiene che probabilmente siano stati lasciati volutamente indietro dagli operai della piramide, escludendo la caduta dei pezzi. Alcuni dei blocchi mancanti dalla piramide inoltre, furono usati un tempo dal re Ramses II per realizzare statue e rilievi. Nel corso dei secoli, gli altri blocchi di granito della piramide furono usati per costruire edifici, arsenali e infrastrutture. Ha suggerito anche che Waziri avrebbe dovuto pubblicare uno studio completo del progetto su una rivista archeologica internazionale sottoposta a revisione paritaria prima di avviare i lavori di costruzione delle piramidi, anziché realizzare un annuncio con uomini che scavavano sullo sfondo. “Tutti i princìpi internazionali sulle ristrutturazioni vietano tali interventi”, e ha chiesto ai propri colleghi di mobilitarsi immediatamente per opporsi al progetto. “Ci mancava solo piastrellare la piramide di Micerino. Quando metteremo fine a questa assurda gestione del patrimonio egiziano?”.

Hanna ha anche evidenziato il potenziale rischio che i lavori possano compromettere l’inclusione della necropoli di Menfi, che include l’altopiano delle piramidi, nell’elenco del Patrimonio Mondiale. “Il progetto”, ha dichiarato, “Equivale a manomettere le antichità egiziane e a minarne l’antichità e la storia”.

Immagine: la Piramide di Micerino. Foto: Ben Snooks

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A Giza vogliono ricostruire la facciata della piramide di Micerino: forti critiche degli archeologi


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