Una nuova opera d’arte contemporanea è entrata a far parte della Collezione Comunale di Fermo, segnando un nuovo tassello nel dialogo tra il patrimonio storico e la ricerca artistica attuale. Si tratta di Shape. Cercando la forma, lavoro site-specific e context-specific di Eugenio Tibaldi, presentato ufficialmente al Museo Civico Archeologico all’interno dell’ex Convento dei Domenicani. L’opera è stata realizzata nell’ambito del PAC2024 – Piano per l’Arte Contemporanea, bando promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, ed è frutto di un articolato progetto promosso dal Comune di Fermo in collaborazione con l’associazione Karussell. La presentazione dell’opera è stata accompagnata da una mostra documentaria che ne ha ricostruito il processo ideativo e creativo. Un’occasione per approfondire le motivazioni alla base dell’intervento artistico e comprendere le dinamiche partecipative che hanno caratterizzato il percorso. L’esposizione ha incluso anche Simposio, installazione realizzata da Tibaldi in collaborazione con gli studenti del Liceo Artistico Preziotti Licini, rafforzando il carattere inclusivo e formativo dell’intero progetto.
“È stato un grande successo”, dichiarano gli organizzatori, “il pubblico è rimasto stupito e incantato dalla scultura che si specchia nell’acqua ed è messa in dialogo con il paesaggio del Fermano che si vede dalle finestre alle sue spalle”.
Il progetto si inserisce all’interno di una più ampia strategia avviata nel 2021 dal Comune di Fermo insieme all’associazione Karussell, con la direzione scientifica della storica dell’arte e curatrice Matilde Galletti, presidente dell’associazione. L’obiettivo è promuovere una relazione attiva tra il tessuto culturale e sociale della città e le pratiche artistiche contemporanee, coinvolgendo figure di rilievo nazionale e internazionale. Dopo le esperienze con Vedovamazzei nel 2021 e Chiara Camoni tra il 2022 e il 2023, il progetto ha visto la partecipazione di Eugenio Tibaldi, artista che da anni esplora i margini fisici e psicologici delle società contemporanee, con un’attenzione particolare per le periferie e le dinamiche di trasformazione urbana. Per la città di Fermo, Shape rappresenta il risultato di un’esperienza artistica sviluppata attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto attivamente la cittadinanza. L’opera è nata da una serie di incontri informali, questionari e momenti di ascolto che hanno permesso all’artista di raccogliere riflessioni, visioni e memorie legate al paesaggio e alla storia collettiva del territorio. Le suggestioni raccolte si sono tradotte in una scultura stratificata e complessa, composta da libri, metallo zincato, resine e una base d’acqua. Collocata tra i reperti archeologici dell’ex Convento dei Domenicani, l’opera instaura un dialogo diretto con il contesto museale, proponendo una forma sospesa e astratta che richiama i profili delle colline marchigiane. La parte superiore dell’opera si chiude con un volume che richiama la sagoma del Duomo di Fermo, inserendosi così nel tessuto visivo e simbolico della città. L’uso dei libri come materiale principale non è puramente estetico: essi rappresentano le narrazioni sommerse, le storie locali e le memorie collettive che, stratificate nel tempo, definiscono l’identità di un luogo. La scultura diventa così un “reperto contemporaneo”, capace di restituire visivamente i cambiamenti sociali e culturali che hanno attraversato Fermo negli ultimi decenni.
Il progetto trae ispirazione diretta da La forma spezzata (Allemandi, 2023), volume realizzato dallo stesso Tibaldi, in cui l’artista riflette sul disorientamento identitario della provincia italiana tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila. Un periodo storico che, secondo Tibaldi, ha segnato una frattura profonda nel senso di appartenenza e nella costruzione delle identità collettive. L’opera si configura dunque come una riflessione visiva su questa “perdita di forma”, tentativo di darne una lettura attraverso il linguaggio dell’arte. Parallelamente, la mostra documentaria allestita negli spazi del Museo Archeologico ha offerto al pubblico un percorso immersivo nella genesi dell’opera. Sono stati esposti disegni preparatori, bozzetti, appunti e materiali raccolti nel corso del progetto, che hanno permesso di seguire le tappe principali dello sviluppo creativo. Uno spazio particolare è stato riservato all’installazione Simposio, un grande albero che si sviluppa a partire da una sedia e i cui rami ospitano una moltitudine di uccelli. Ispirata al poema persiano Il verbo degli uccelli di Farid ad-din Attar, l’opera è stata realizzata con il coinvolgimento attivo degli studenti del Liceo Artistico Preziotti Licini, che hanno collaborato con l’artista nella progettazione e costruzione dell’installazione.