Un Benvenuto Benvenuti inedito in mostra alla Pinacoteca di Collesalvetti


Fino al 16 maggio 2024, la Pinacoteca Comunale di Collesalvetti dedica una mostra a uno dei più importanti artisti italiani del primo Novecento, Benvenuto Benvenuti, con l’obiettivo di sondare un aspetto particolare della sua produzione: è infatti la prima mostra sulla sua produzione disegnativa e incisoria.

Fino al 16 maggio 2024, la Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini” di Collesalvetti dedica una mostra a uno dei più importanti artisti italiani del primo Novecento, Benvenuto Benvenuti (Livorno, 1881 – 1959), con l’obiettivo di sondare un aspetto particolare della sua produzione. La rassegna Benvenuto Benvenuti: l’architetto e il paesista. Trapunti gemmati di simboli iniziatici tra Liberty, Utopia e panteismo, a cura di Francesca Cagianelli, è infatti la prima esposizione in assoluto dedicata esclusivamente alla produzione disegnativa e incisoria di Benvenuto Benvenuti, in grado di esporre rarità di notevole valore stilistico e documentario.

La mostra, che si colloca idealmente come nuovo capitolo di una serie di mostre cominciata con Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno (30 settembre 2021 - 20 gennaio 2022), e proseguita con La Beata Riva. Gino Romiti e lo spiritualismo a Livorno. Protagonisti e Cenacoli tra la Scuola di Guglielmo Micheli, il Caffè Bardi e Bottega d’Arte (5 ottobre 2022 – 16 febbraio 2023) e con Serafino Macchiati: Moi et l’autre. Le frontiere dell’impressionismo tra euforia Belle Epoque e drammi della psiche (9 novembre 2023 - 29 febbraio 2024), intende proseguire la missione della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, votata alla rivalutazione del filone visionario ed esoterico della cultura figurativa labronica tra Ottocento e Novecento.

Nel percorso espositivo presente anche il considerevole nucleo dei disegni inediti conservati presso Fondazione Livorno – provenienti dalla donazione di Giuseppe Argentieri – selezionati in anteprima per l’occasione espositiva di Collesalvetti, che confermano la prolungata riflessione dell’artista in margine al linearismo liberty metabolizzato nel corso del tirocinio presso la Ditta Quarti, il decorativismo secessionista (da Joseph Hoffman a Joseph Olbrich) e l’utopia visionaria dei cosiddetti “architectes idéistes” della fine del XIX – in primis François Garas ( 1866 – 1925), Gabriel Guillemonat (1866-1945), e Henri Provensal (1868 – 1934) - per poi approdare a quella concezione romantica dell’architettura neogotica varata da Friedrich Schlegel, che lo spinse verso” sviluppi e teorie d’una più inconsueta cristallizzata musica”, fino a ideare veri e propri “trapunti gemmati di simboli iniziatici” (Viezzoli 1942).

La mostra prosegue lo scandaglio documentario e storiografico di latitudine nazionale e internazionale, avviatosi in territorio livornese con la pionieristica mostra Benvenuto Benvenuti. Dal vero al Simbolo (Livorno, Museo Civico “Giovanni Fattori”, Villa Mimbelli, 4 ottobre 2001-6 gennaio 2002), curata da Segio Rebora, e con il volume di Giuseppe Argentieri, Benvenuto Benvenuti. Parole in libertà. Pagine sparse, riflessioni e poesie (Pontedera 2024), da ritenersi tappe fondamentali nell’ambito della revisione storiografica della temperie culturale e figurativa livornese dei primi due decenni del XX secolo. Giocano dunque a vantaggio dell’individuazione di un ruolo egemonico di Benvenuto Benvenuti nell’entourage della cosiddetta “sinistra” dell’arte livornese, tanto l’esclusivo canale di comunicazione intrapreso con Vittore Grubicy, quanto il sodalizio instaurato con Charles Doudelet e, infine, l’amicizia strategica coltivata con uno dei più significativi “Italiens de Paris”, quale appunto l’appena celebrato Serafino Macchiati.

Consacrato già negli anni Venti, in coincidenza di alcune prestigiose iniziative espositive, nei termini di una sorta di iniziatico mentore di un’estetica spiritualistica ed elitaria, Benvenuti sarà classificato dal letterato Gustavo Pierotti Della Sanguigna nei termini di “Pittore Architetto”, la cui “Casa di Meditazione” si configura quale meta privilegiata di ardori visionari, dove “il sentimento della vanità di questo mondo transitorio e del suo vivere caduco troverà certamente ancora accordi eroici e pacati, in grazia a’ quali, l’animo irrobustito si abbandonerà con gioia serena alle attrattive del mistero degli abissi”. Sarà Valentino Piccoli, giornalista e scrittore napoletano, adepto, come Pierotti Della Sanguigna e lo stesso Benvenuti, del verbo di Vittore Grubicy, ad avvalorare nel 1933, tra le righe dell’introduzione al catalogo della mostra personale dell’artista, edito dalle Officine Grafiche C. Chiappini, la parabola stilistica di Benvenuti nella chiave di “un’immediata intuizione spirituale”, come nel caso di “Templum Artis” e, soprattutto, della “Casa del geometra”, definita quest’ultima “singolare enigma trascendentale, in cui si esprime l’essenza plastica e lineare delle forme geometriche, che costituiscono il ritmo e il substrato degli aspetti sensibili del creato”.

Si susseguono nel percorso in mostra la prima in assoluto assoluto dedicata esclusivamente alla produzione disegnativa e incisoria di Benvenuto Benvenuti, rarità di straordinario valore stilistico e documentario, quali i due bozzetti ad acquarello raffigurati nelle cartoline inviate nel 1918 a Maria Stella Benvenuti (uno dei quali identificato dallo stesso Benvenuti nei termini di “Un modello da tappeto”, ma da ritenersi vera e propria divagazione in margine al decorativismo klimtiano) così come inedite testimonianze fotografiche destinate a supportare l’ipotesi di un ulteriore ampiamento del catalogo dei finora noti disegni architettonici dell’artista.

Tra gli esiti più drammatici dell’iconografia panteistica di Benvenuti, la mostra colligiana propone uno dei capolavori intitolati alla raffigurazione del mulino, dal titolo La ruota del mulino (1924 circa) esposta nella monografica del 2001/2002, in bilico tra rappresentazione naturalistica, substrato simbolista e proiezione spettrale, drammatizzata da auree rembrandtiane e caravaggesche, tanto da evocare “l’allegoria d’un’anima disperata, di chi meditando la soppressione di sé, ponga il piede sul rasoio della soglia tra la vita e la morte”.

A coronamento di una questa di documentazione iconografica e archivistica, ancora inedita e ancora in gran parte sfuggente nei suoi legami con i movimenti teorici e filosofici dell’esoterismo europeo, si segnala la centralità dell’incunabolo esoterico, La Clèf des Grands Mystères, 1861 (trad. it. “La chiave dei grandi Misteri”, Atanor), dell’esoterista francese Alphonse Louis Constant, noto anche con lo pseudonimo di Éliphas Lévi.

La mostra è a ingresso gratuito. Per tutte le informazioni su orari e aperture telefonare allo 0586 980251 oppure visitare la pagina Facebook della Pinacoteca Servolini.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraBenvenuto Benvenuti: l'architetto e il paesista. Trapunti gemmati di simboli iniziatici tra Liberty, Utopia e panteismo
CittàCollesalvetti
SedePinacoteca Comunale Carlo Servolini
DateDal 14/03/2024 al 16/05/2024
ArtistiBenvenuto Benvenuti
CuratoriFrancesca Cagianelli
TemiNovecento, Arte Moderna

Un Benvenuto Benvenuti inedito in mostra alla Pinacoteca di Collesalvetti
Un Benvenuto Benvenuti inedito in mostra alla Pinacoteca di Collesalvetti


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