Roma, al Museo dell'Ara Pacis una retrospettiva sul fotografo Robert Doisneau


Fino al 4 settembre, il Museo dell’Ara Pacis di Roma accoglie una grande retrospettiva sul celebre fotografo francese Robert Doisneau, che viene raccontato con oltre 130 immagini.

Fino al 4 settembre è in corso al Museo dell’Ara Pacis una retrospettiva, a cura di Gabriel Bauret, sul celebre fotografo francese Robert Doisneau, attraverso oltre 130 immagini provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. L’esposizione è promossa e prodotta da Roma Culture - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale Project. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. Radio partner Dimensione Suono Soft.

Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati. Il percorso è articolato in 11 sezioni: Concierges (1945-1953), una serie di scatti dedicati ai portinai di Parigi poiché, come afferma Doisneau, “La vera Parigi non può essere concepita senza i suoi portinai”. Nascono così ritratti memorabili come Concierge aux lunettes, Les Concierges de la Rue du Dragon e Madame Augustin. La seconda sezione è Enfances (1934-1956): i soggetti fotografati da Doisneau sono spesso complici delle sue intenzioni, in particolare i bambini che popolano e animano le strade di periferia. Il fotografo si sente a suo agio in loro compagnia, come testimonia il gran numero di scatti che li vedono protagonisti fin dalla metà degli anni Trenta. Si prosegue con Occupation et Libération (1940-1944): quando Robert Doisneau raggiunge finalmente lo status di fotografo indipendente, il suo slancio viene spezzato dalla guerra e dall’Occupazione. La vita quotidiana e gli inverni sono duri, ma la Liberazione gli offrirà l’occasione di restituire l’effervescenza che in quel momento regna sovrana a Parigi, come nello scatto intitolato Camouflage, [Libération de Paris].

La quinta sezione è L’Après-Guerre (1945-1953): la rinascita del Dopoguerra è ritratta nel passo incerto di un bambino ne Les Premiers Pas o nelle ragazze vestite a festa di Dimanche matin o ancora nei sorrisi sui volti di Les Habitants de la Rue du Transvaal. Il lavoro è protagonista della sesta sezione, Le Monde du travail (1935-1950): Doisneau lavorò cinque anni nel reparto pubblicitario delle officine Renault che, racconta, gli permisero di “conoscere il mondo di coloro che si svegliano presto”. In mostra alcuni degli scatti che Doisneau fece agli operai dei sobborghi parigini. Si arriva alla settima sezione, Le Théâtre de la rue: nella scuola della strada, ben più ricca e accattivante di qualsiasi altra formazione scolastica, Doisneau trova una bellezza, un disordine e uno splendore che lo seducono. Dal venditore ambulante di verdure ritratto ne Les Oignons, al Pêcheur à la mouche sèche o ancora al Père de famille, nessuno sfugge allo sguardo attento di Doisneau.

L’ottava sezione è Scènes d’intérieur (1943-1970): scene di interni nelle quali, citando Jean-Claude Lemagny, “il lato ridicolo delle situazioni è accettato in primo luogo dalle sue vittime. Non ci interessa sapere se i modelli sono consapevoli di essere divertenti o commoventi”, come in Créatures de rêve. Successivamente ecco la sezione Mode et Mondanités (1950-1952): nel 1950 Robert Doisneau incontra Edmonde Charles-Roux, giornalista di Vogue e diventa un cronista della vita parigina e della vita artistica del tempo. Questa sezione raccoglie dunque alcune fotografie di Doisneau in veste di testimone dei grandi balli e dei sontuosi matrimoni del Dopoguerra. Con Portraits (1942-1961) si approfondisce una parte forse meno conosciuta dell’opera di Doisneau, quella costituita dai numerosi ritratti, spesso realizzati su commissione. Davanti al suo obiettivo sfilano pittori, disegnatori, scrittori, teatranti, cineasti, attori, scienziati come Picasso, Dubuffet, Alberto Giacometti, Jean Cocteau e molti altri con i quali il fotografo instaura amicizie sincere che influenzeranno il destino delle sue fotografie. La decima sezione è Une certaine idée du bonheur (1945-1961): “Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda Doisneau – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.” Che sia in una danza improvvisata in strada come ne La Dernière Valse du 14 juillet o nei ritratti dei matrimoni o ancora nell’iconico Le Baiser de l’Hôtel de Ville. La mostra termina con la sezione Bistrots (1948-1957): trascinato da Robert Giraud, Doisneau scopre l’ambiente dei bistrot e della banlieue di Parigi; la strada lascia così il posto all’esplorazione metodica degli universi più inaspettati dove Doisneau finirà per sentirsi a proprio agio; ne nasceranno ritratti memorabili come quello a Mademoiselle Anita.

Che si tratti dunque di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo girovagare liberamente per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. La moltitudine di personaggi e storie che popolano l’opera di Doisneau si traduce in un atteggiamento artistico e in una filosofia di vita. Se lo stile è l’uomo, come dice Georges-Louis Leclerc de Buffon, allo stesso modo la fotografia di Doisneau si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia. L’opera di Doisneau è infatti espressione di uno sguardo empatico, che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.

“Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori”. “Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente”.

All’interno del percorso espositivo vengono proiettati spezzoni tratti dal film di Clémentine Deroudille Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux e un’intervista al curatore Gabriel Bauret.

La mostra è accompagnata dal catalogo Robert Doisneau, edito da Silvana Editoriale.

Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale dell’Ara Pacis.

Nell’immagine: Robert Doisneau, L’information scolaire, Paris 1956

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraRobert Doisneau
CittàRoma
SedeMuseo dell'Ara Pacis
DateDal 28/05/2022 al 04/09/2022
ArtistiRobert Doisneau
CuratoriGabriel Bauret
TemiFotografia

Roma, al Museo dell'Ara Pacis una retrospettiva sul fotografo Robert Doisneau
Roma, al Museo dell'Ara Pacis una retrospettiva sul fotografo Robert Doisneau


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