La biblioteca del Warburg Institute di Londra rischia la dispersione


A rischio dispersione la biblioteca del Warburg Institute di Londra, una delle biblioteche per gli studi classici più importanti del mondo (fu fondata dallo storico dell'arte Aby Warburg).

Come era già successo nel 2010, anche in questi giorni la biblioteca del Warburg Institute di Londra sta rischiando la dispersione. Ma prima di addentrarci nella cronaca, vediamo di comprendere che cos’è il Warburg Institute, e qual è la sua importanza. Si tratta di un istituto di ricerca (a questo link il sito web) che opera nell’ambito della cultura umanistica e che fu fondato nel 1921 ad Amburgo dallo storico dell’arte tedesco Aby Warburg (qui su Finestre sull’Arte, Ilaria ha parlato di una delle sue opere più importanti, La rinascita del paganesimo antico). L’istituto, che traeva le proprie origini dalla immensa biblioteca personale di Aby Warburg (che costituisce ancora il fiore all’occhiello dell’istituto, che è composta oggi da 350.000 volumi, tra i quali molti sono rari, se non unici, e antichi, e che rappresenta una delle più importanti biblioteche mondiali per gli studi classici), dopo l’ascesa del nazismo, venne trasferito, nel 1934 (ovvero cinque anni dopo la scomparsa di Warburg), da Amburgo a Londra, e nel 1944 fu incorporato nell’Università di Londra.

La sede del Warburg Institute a Londra
La sede del Warburg Institute a Londra
Foto: Stephen McKay

Lo scorso 19 giugno, un articolo di Jack Grove uscito su Times Higher Education, spiega cosa sta succedendo a Londra: in pratica, c’è un contenzioso tra l’Università e l’Istituto. Nel 1944 infatti, quando l’Istituto fu incorporato nell’Università, fu redatta una scrittura fiduciaria (di appena una pagina, come spiega un articolo di Nick Clark sull’Independent, dove viene descritta a grandi linee la vicenda) nella quale si dice che la collezione libraria dell’istituto avrebbe dovuto essere conservata in modo perpetuo e come un’unità indipendente: tuttavia, l’Università vorrebbe ridiscutere questi termini in quanto, apprendiamo sempre dal Times Higher Education, l’Istituto avrebbe un deficit di 500.000 sterline all’anno. Pare, tuttavia, che questo debito annuo si sia originato quando, nel 2007, l’Università decise di aumentare in modo considerevole le spese per l’occupazione degli spazi dove si trova l’Istituto, come apprendiamo da un articolo del 2010 uscito su The Art Newspaper, firmato da Anna Somers Cocks. Comunque, solo in autunno la corte si esprimerà sulla validità dell’accordo del 1944.

Se l’Università dovesse avere la meglio, questo potrebbe portare alla dispersione della biblioteca del Warburg Institute: molti suoi volumi infatti potrebbero essere destinati alla Senate House Library, secondo i progetti dell’Università, e molti altri chissà che strada potrebbero prendere. E questo, ovviamente, andrà a scapito dei criteri con i quali la biblioteca è stata creata e ordinata dal suo fondatore e da chi ha continuato la sua opera. E inoltre, si porranno anche problemi di carattere pratico, perché l’attuale biblioteca è aperta a tutti e quasi tutti i libri sono accessibili a chiunque, mentre in caso di dispersione si paventa che i libri del Warburg Institute saranno accessibili solo su richiesta.

Come si diceva in apertura, la biblioteca aveva già rischiato la stessa fine nel 2010, ma il direttore dell’istituto, Peter Mack, riuscì a salvarla momentaneamente: ora però si ripresenta la stessa situazione. Nel frattempo, un gruppo di studiosi e semplici cittadini che ha a cuore l’indipendenza della biblioteca, ha lanciato una petizione su Change.org. In sostanza, si richiede all’Università di Londra il ritiro dell’azione legale per ridiscutere il documento del 1944, per tre ragioni:

  1. Per mantenere intatta la collezione libraria del Warburg Institute;
  2. Per preservare l’eredità intellettuale di Aby Warburg, dal momento che il sistema di classificazione dei libri, inventato dallo stesso Aby Warburg, è unico al mondo, e distruggerlo significherebbe distruggere un’opera unica, oltre che la memoria di uno dei più grandi studiosi d’arte e di tradizioni classiche della storia;
  3. Per mantenere viva la comunità di chi frequenta la biblioteca, che negli anni ha accolto tantissimi studiosi provenienti da tutto il mondo.

E da parte nostra, come amanti dell’arte e divulgatori, non possiamo che accogliere le richieste degli amici dell’Istituto: disperdere una collezione ancora intatta, e anzi accresciuta negli anni dal lavoro di chi ha portato avanti le idee di Aby Warburg, sarebbe un atto irresponsabile, che davvero non farebbe onore a un ateneo come quello londinese. È un patrimonio culturale di una importanza elevatissima, e ci auguriamo che l’Università di Londra possa riconsiderare i suoi propositi.

Federico Giannini - Ilaria Baratta


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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