Il Parco archeologico di Altino (Venezia), parte dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna, ha annunciato l’avvio di una nuova campagna di scavi nell’area individuata come foro dell’antica città romana. L’intervento, previsto per la fine di ottobre, rappresenta la prima occasione in cui una ricerca archeologica si concentra su una zona così centrale dell’abitato antico, integrando i lavori condotti tra il 2022 e il 2024 nell’Area del decumano.
La campagna è promossa e gestita direttamente dal Parco, con un finanziamento della Direzione Generale Musei, e coinvolge, oltre allo staff tecnico del Parco, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova e alcuni archeologi liberi professionisti. L’obiettivo principale dello scavo riguarda la zona meridionale del foro e intende approfondire i risultati ottenuti tra il 2007 e il 2009 dall’Università di Padova in collaborazione con la Soprintendenza e la Regione del Veneto. In quel periodo, mediante l’interpretazione di fotografie aeree e satellitari e prospezioni geofisiche, era stato possibile ricostruire l’assetto urbanistico della città antica, mappandone strade, isolati e edifici pubblici, e identificare le tracce del centro monumentale: il foro, i due teatri e l’anfiteatro situato al di fuori del perimetro urbano, riconoscibile per la sua caratteristica forma ellittica.
“Nei Musei e Parchi archeologici la ricerca non è un’attività accessoria, ma un aspetto fondante della loro missione”, afferma il Direttore generale Musei, Massimo Osanna. “Attraverso lo studio e lo scavo archeologico possiamo far progredire la conoscenza del nostro patrimonio e garantire forme più adeguate di tutela, di fruizione e di accessibilità. Quando i risultati vengono tempestivamente comunicati, Musei e Parchi si trasformano in luoghi vivi, in costante aggiornamento e in dialogo continuo con i propri pubblici. Per questo il Ministero della Cultura ha destinato fondi specifici a campagne di scavo in numerosi Parchi archeologici nazionali, promuovendo anche le attività svolte in collaborazione con Università e istituti di ricerca. Un impegno che consolida il ruolo del Sistema museale nazionale come laboratorio di conoscenza e innovazione”.
“Con questi scavi indagheremo per la prima volta il cuore monumentale di Altino romana”, afferma Marianna Bressan, direttrice dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna e del Parco archeologico di Altino. “Di questa parte di città si conosce solo una sorta di radiografia, restituita attraverso l’interpretazione delle tracce del remote sensing e delle prospezioni geofisiche. Ora abbiamo la possibilità di dare sostanza, attraverso lo scavo stratigrafico, a quanto previsto con le indagini non invasive. L’interesse della ricerca è dunque duplice: da un lato, testare l’efficacia delle previsioni prodotte dagli strumenti tecnologici, dall’altro, naturalmente, conoscere la consistenza delle tracce sepolte e decrittarne la complessità per scrivere un nuovo capitolo della storia di Altino. Le indagini da remoto lavorano su grandi scale e fotografano ampie superfici per restituire un quadro d’insieme orizzontale; lo scavo, per limiti oggettivi di tempi e costi, si concentra in un settore molto ridotto rispetto ai grandi monumenti che ambisce a indagare. Per contro, permetterà di scendere verticalmente e di conoscere le successive fasi di attività antropica nel settore, restituendo così la successione storica degli eventi. Sarà interessante inoltre verificare la consistenza dei resti archeologici sepolti, onde valutarne in futuro la valorizzazione nel contesto di una nuova area archeologica aperta al pubblico”.
I terreni oggetto della campagna appartengono a recenti acquisizioni demaniali e saranno sottoposti a scavo archeologico per la prima volta. L’elemento conferisce particolare rilevanza alla ricerca, che si inserisce in un contesto di studi già attivi negli ultimi anni, condotti dal Parco o concessi alle università Ca’ Foscari di Venezia e di Padova. La campagna sarà articolata in tre fasi. La prima prevede nuove prospezioni aeree e terrestri condotte dal team della professoressa RitaDeiana, direttrice del Centro Interdipartimentale di Ricerca per i Beni Culturali dell’Università di Padova, finalizzate a individuare il punto più strategico per il saggio di scavo. Successivamente, gli archeologi della ditta Malvestio s.n.c. realizzeranno la campagna di scavo vera e propria sotto la supervisione della direzione del Parco. L’ultima fase sarà dedicata alla restituzione dei dati raccolti, con rilievi topografici e analisi dei reperti mobili rinvenuti. La durata prevista dello scavo è di circa due mesi, durante i quali ci si attendono risultati importanti dal punto di vista archeologico.
Come da consuetudine, non appena gli scavi produrranno risultati rilevanti, il Parco organizzerà un appuntamento di scavi aperti al pubblico. L’iniziativa mira a favorire la divulgazione dei risultati della ricerca, permettendo ai cittadini di osservare da vicino le attività archeologiche. L’iniziativa si inserisce nella strategia del Parco di rendere accessibile e partecipata la conoscenza del patrimonio archeologico, con momenti di incontro che suscitano regolarmente un forte interesse.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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