“Farò di tutto per restituire al più presto il Guercino a Modena”. Intervista a Maria Grazia Gattari


Intervista a Maria Grazia Gattari su danni e interventi relativi al dipinto del Guercino trafugato a Modena dalla chiesa di San Vincenzo nel 2014.

La Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo, il dipinto del Guercino trafugato dalla chiesa di San Vincenzo a Modena nel 2014, recuperato nel febbraio di quest’anno in Marocco e tornato in Italia a metà luglio, andrà incontro a un restauro che dovrà risarcire i pesantissimi danni che la tela ha subito a causa del furto. Lo scorso 31 luglio abbiamo intervistato Maria Grazia Gattari, funzionario restauratore conservatore della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (a lei spetterà il compito di valutare il progetto di restauro inoltrato dall’ Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, istruire la pratica autorizzativa, occuparsi dell’alta sorveglianza e dirigere il restauro in tutte le sue fasi), e abbiamo parlato con lei dei danneggiamenti subiti dall’opera e degli interventi a cui andrà incontro nei prossimi mesi.

Guercino, Madonna col Bambino e i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo
Guercino, Madonna col Bambino e i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo (1629-1630; olio su tela, 293 x 184,5 cm; Modena, San Vincenzo)

Che tipo di danneggiamenti ha subito la tela del Guercino? Il dipinto su tela è stato tagliato dal proprio telaio con un cutter, con un bisturi o con uno strumento simile tagliente, in particolare è stato rifilato lungo il suo perimetro proprio a filo del telaio che non è stato più ritrovato e probabilmente è andato distrutto. L’opera è stata poi arrotolata in un tappeto con la parte dipinta verso l’interno, e questa operazione, molto deleteria per la corretta conservazione del manufatto, ha provocato numerose crettature della pellicola pittorica, in diversi punti, con il conseguente distacco di pezzi di mestica (nota: strato di materia, generalmente gesso e colla animale, applicato al supporto – tela o tavola – per ottenere una superficie uniforme ed idonea a ricevere i pigmenti in base alla tecnica pittorica adottata) e policromia ,di varie estensioni, verificatesi al momento dello srotolamento. Un’operazione effettuata forse per preservare l’opera da eventuali danneggiamenti rendendo allo stesso tempo più agevole il trasporto della refurtiva. In realtà tale procedura ha messo in atto un’azione invasiva ed altamente distruttiva, in quanto ha provocato il danneggiamento della preparazione della pellicola pittorica, con le evidenti perdite di gran parte della decorazione che è andata in frantumi. Il danno quindi è ingente, anche perché, evidentemente, il dipinto è rimasto arrotolato per molto tempo ed è stato aperto e richiuso ripetutamente senza le dovute attenzioni di recupero e ricollocazione dei frammenti distaccatisi.

Si parla addirittura di un 30% di superficie danneggiata... Abbiamo fatto una stima a occhio: in realtà la quantità di superficie danneggiata è forse anche superiore a quel 30% dichiarato inizialmente. Perché parliamo, come detto, della policromia ma anche della mestica: osservando il dipinto si noterà che il danno è esteso al punto che, in alcune parti, si può scorgere direttamente la tela originaria di supporto. Insomma, le lesioni e le lacune sono frutto di sollevanti talmente profondi ed ampi da mettere in evidenza il supporto originario. Il manufatto, a sua volta, ha subito dei pregressi interventi di restauro precisamente nel 1965 e nel 1990: nel 1965, in particolare, è stato rifoderato, con doppia foderatura, così com’era prassi all’epoca per pressoché tutti i dipinti che entravano nei laboratori di restauro. Tale operazione veniva effettuata in automatico senza badare se il supporto necessitasse di rifoderatura perché il suo stato fosse precario o lesionato, ma soprattutto per mantenere più in tensione la tela, semplicemente per un effetto estetico: questo è un dettaglio molto importante dal momento che questo tipo di intervento,oggi obsoleto se non necessario per le condizioni precarie del supporto, ha inciso molto sulla conservazione del manufatto al momento del trasporto a seguito del furto. La maggior rigidezza dovuta alla doppia foderatura, infatti, ha fatto sì che la pellicola pittorica e la sua preparazione, nelle aree più fragili, magari nelle zone ritoccate o nei bordi perimetrali, saltassero via più facilmente quando il dipinto è stato arrotolato dopo essere stato asportato dalla chiesa di San Vincenzo. Probabilmente se l’opera non fosse stata rifoderata, oltretutto con doppia foderatura, il danno sarebbe stato sicuramente meno esteso ed ingente.

I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari
I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari


I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari
I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari


I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari
I danneggiamenti sul dipinto del Guercino. Foto su gentile concessione di Maria Grazia Gattari

Sono già state effettuate analisi preliminari sul dipinto? Adesso siamo solo in una fase esplorativa: il dipinto è rientrato dal Marocco in luglio e io ho effettuato un sopralluogo preliminare per accertarmi esclusivamente dello stato conservativo dell’opera, dal momento che il dipinto proviene dal nostro territorio e quindi deve seguire l’iter autorizzativo previsto dall’articolo 21 del Codice dei Beni Culturali. Ad oggi sono in attesa di ricevere il progetto di restauro dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma a cui è stato affidato l’incarico, progetto che verrà valutato e che seguirà le normali prassi previste per interventi di restauro su opere tutelate. Si procederà quindi con la fase d’indagine diagnostica: in particolare si potranno utilizzare i numerosi frammenti di policromia e distacchi di mestica che sono stati trovati all’interno del dipinto. Alcuni potranno essere ricollocati, anche se con molta difficoltà, mentre quelli più minuziosi saranno ottimizzati al fine di condurre analisi e approfondire le tecniche pittoriche del Guercino, dopodiché si procederà con le fasi di intervento di restauro tecnico-scientifico. Le osservazioni maggiori saranno quelle volte a comprendere come poter ricostruire quanto è andato perduto mediante il recupero della documentazione fotografica di archivio relativa all’opera precedentemente al furto. L’intervento che andiamo a svolgere oggi è quello di recupero e ricostruzione dell’opera nel suo deterioramento accidentale in quanto la stessa si è ben preservata ed ha sempre avuto, nel tempo, un’ attenta e puntuale manutenzione, e di recente era stata esposta ad una mostra alla Reggia di Venaria Reale, nel 2014. Sono certa che in quell’occasione il dipinto è stato dato in prestito dopo un’attenta analisi valutativa del suo stato conservativo. Finita la fase d’indagine dei materiali costitutivi per ricomporre le lacune con prodotti similari o compatibili, si procederà alla rimozione della rifoderatura che ha irrigidito molto la tela e ha comportato craquelure e notevoli sollevamenti avendo prima effettuato l’operazione di mappatura e velinatura del fronte ed il recupero dei frammenti selezionati che andranno ricollocati contemporanemante alla fase di consolidamento della pellicola pittorica per procedere alla ricostruzione della decorazione mancante con metodologia idonea (nota: la velinatura è un’operazione protettiva e viene spesso effettuata prima di rimuovere un dipinto che necessiti di restauro, in modo da impedire che parte del film pittorico possa distaccarsi e perdersi nel corso delle movimentazioni e delle successive operazioni. L’intervento consiste nello stendere del collante sul film pittorico, compatibile con l’originale e facilmente removibile, protetto da speciali carte, dette carte giapponesi o carte di riso, non soggette a contrazione e ad alto grado di assorbimento).

Alla fine del restauro, come apparirà l’opera? Le lacune saranno risarcite? Certo, non possiamo lasciare vuote le lacune. Un’opera di gran talento come questa dev’essere ricostruita per dare la dovuta lettura d’insieme. Fortunatamente le parti mancanti non hanno intaccato i volti: nessun viso delle figure che compongono il dipinto è stato colpito da lacerazioni o cadute di colore. È un dato rilevante perché l’espressività di un volto corrisponde alle intenzioni dell’artista , una sorta di comunicazione emotiva e la sua ricostruzione genera un’ interpretazione personale anche nella pura imitazione, anche se disponiamo di un’approfondita documentazione fotografica del dipinto prima del furto e si potrebbe, volendo, ricostruire tutto con grande precisione. Ma non è comunque questo il punto: è necessario mantenere e preservare l’originale applicando la corretta metodologia di restauro tecnico scientifico anche se l’intervento non riguarda un restauro dovuto al deterioramento del manufatto dovuto al tempo ma a danni provocati accidentalmente ad opera umana.

Avete già previsto delle tempistiche per la fine dei lavori? Il mio desiderio è di riportare il dipinto a San Vincenzo nel giro di un anno e auspico che i lavori possano terminare entro tale data. La proprietà e la città di Modena desiderano fortemente che la loro “Madonna in trono” ritorni presto a casa: si tratta di una comunità molto attaccata al proprio patrimonio culturale e che nutre un profondo amore verso il proprio territorio, e io farò di tutto perché possa riavere l’opera al più presto possibile. Ovviamente ciò non esclude che l’intervento venga svolto a regola d’arte presso una scuola di alta formazione come l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e non mancherò di seguire passo passo ed approfonditamente tutti gli interventi approvati da questa Soprintendenza, che non dovranno essere tempestivi per il solo fatto che l’opera deve tornare a casa presto. Al contrario, gli interventi dovranno essere meditati: faremo delle valutazioni puntuali ed approfondite assieme all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro per capire come impostare il lavoro, che è ancora in fase iniziale, dato che devo ancora ricevere il progetto, ragion per cui al momento non abbiamo preso alcuna decisione. Io sarò comunque solerte nella valutazione e nell’approvazione del progetto: da parte mia garantisco il massimo della collaborazione e della disponibilità. Non posso dare dei tempi certi, ma credo che nel giro di un anno, un anno e mezzo, l’opera possa tornare a casa, tuttavia sarà argomento da affrontare al prossimo sopralluogo. È un obiettivo che vogliamo darci e faremo al meglio affinché si possa realmente raggiungere.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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