Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia. Un libro sulle “Sette opere” del Pio Monte di Napoli


Recensione del libro “Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia” di Gianluca Forgione (testi) e Mauro Magliani (fotografie), edizioni ArtchivePortfolio.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente recensione del libro Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia di Gianluca Forgione (testi) e Mauro Magliani (fotografie), edizioni ArtchivePortfolio.

Chi avrà visitato la mostra Caravaggio Napoli in corso presso il Museo di Capodimonte, non avrà fatto a meno di notare tra le novità del bookshop un prodotto editoriale che si distingue già per caratteristiche tecniche, e che incuriosirà pure per l’assenza di informazioni particolari sul contenuto. Piuttosto snello e di grande formato (33x24 cm), nella copertina in brossura appaiono alcuni dettagli della ’grande assente’ nelle sale espositive – a torto o a ragione secondo i punti di vista – Sette opere di misericordia. O, piuttosto, Nostra Signora della Misericordia, come indicata in una trascrizione settecentesca della polizza di pagamento a Caravaggio, che è poi anche il titolo del fascicolo di cui qui si parla.

Gianluca Forgione e Mauro Magliani, Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia (ArtchivePortfolio, 2019)
Gianluca Forgione e Mauro Magliani, Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia (ArtchivePortfolio, 2019)

Esso rappresenta la sesta e più recente uscita del progetto ArtchivePortfolio del fotografo Mauro Magliani. Ciascun numero della collana descrive appunto una singola opera attraverso un ricco corredo illustrativo, di alta qualità estetica e tecnica e appositamente realizzato, e un testo in costante dialogo con quelle stesse immagini, che si presentano in forma di tavole sciolte. Sono ben 42 nel nostro caso, alcune prendono più pagine e nel complesso permettono di cogliere appieno l’intricata iconografia del telero, ricco di particolari – che sfuggono alla normale visione del visitatore del Pio Monte di Misericordia, ma che pure non tutte le fotografie disponibili restituivano con un apprezzabile livello di dettaglio. 

E proprio all’iconografia del dipinto è dedicato lo scritto di Gianluca Forgione, giovane studioso partenopeo (nella collana, i saggi sono affidati sempre a giovani storici dell’arte). Sarà venuto spontaneo pensare al suo nome, considerando che egli è allievo del compianto Vincenzo Pacelli, il più grande conoscitore del Caravaggio napoletano, con cui curò la sua ultima grande monografia Caravaggio tra arte e scienza. Forgione, inoltre, aveva curato nel 2014 la riedizione postuma del volume del suo maestro dedicato proprio alla grande pala di via dei Tribunali e, più di recente, aveva esposto i suoi studi sull’argomento nell’ambito di un simposio (Evidenza Caravaggio).

Di fatto il saggio è un’anticipazione dei risultati delle ricerche personali che saranno pubblicate in forma più estesa, o quanto meno integrando l’apparato illustrativo e testuale. Del resto, per come è concepita ArtchivePortfolio in questo #6 non può esservi posto, oltre che per un apparato di note, nemmeno per le immagini di altri dipinti e di opere a stampa, cui spesso si rimanda per analogie. Ed è ancorando l’invenzione del Merisi alla tradizione da cui discende, che è stato possibile riconsiderare il significato dell’opera e rileggere in un’inedita prospettiva alcuni degli episodi caritatevoli raffigurati. A partire, guardando più in alto, dalla constatazione che uno dei drappi che avvolgono gli angeli, più specificamente quello che scende sulla folla, non è nero (come pure è stato avanzato di recente da un’errata lettura generale del quadro), ma verde scuro. Questa notazione di carattere cromatico, apparentemente semplice per la sua evidenza eppure sfuggita ai più, riveste una grande importanza, poiché il drappo in questione si collega al manto della Vergine, di cui può dirsi parte integrante a tutti gli effetti; tanto da confermare una derivazione dalla classica immagine della Madonna della Misericordia, in cui la Madre di Gesù protegge i fedeli sotto il suo mantello. Ed è questa un’osservazione ancora più importante in quanto smentisce chi pure in passato non ha voluto riconoscere, per l’ancona del Pio Monte, un rapporto di discendenza da quelle antiche iconografie.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia (1606-1607; Napoli, Pio Monte della Misericordia)
Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Nostra Signora della Misericordia (1606-1607; Napoli, Pio Monte della Misericordia). Ph. Credit Mauro Magliani


Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio
Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio


Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio
Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio. Ph. Credit Mauro Magliani


Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio
Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, dettaglio. Ph. Credit Mauro Magliani

Ma questo è solo l’avvio del lavoro di Forgione. Per il quale l’immagine della caravaggesca Sette opere sembra averlo accompagnato da sempre, ben impressa in mente, talmente approfondita risulta la sua disamina e numerosi i collegamenti instaurati con opere di autori di ogni tempo e luogo. Molto di più si incontrerà nella lettura, forse non tutto condivisibile e che talvolta va preso più come una suggestione; ma che in ogni caso apre una discussione ed è uno stimolo a porsi più di un interrogativo: non si dimentichi che, più in generale, non è certo fra le più indagate la produzione napoletana di Merisi (di cui si privilegia sempre quella capitolina).

Fra diversi spunti, uno appare convincente e, si potrebbe dire, unanimemente condivisibile, per cui vale la pena riportarlo per esteso: «Nella chiesa primitiva del Pio Monte, più piccola dell’attuale, il quadro del Merisi era verosimilmente collocato più in basso, e l’invenzione caravaggesca, nella visione d’insieme delle singole scene, doveva risultare viepiù impressionante, al pari dell’effetto di sfondamento illusionistico che ancor oggi determina la Decollazione del Battista nella cappella omonima della concattedrale di Malta». Un’intuizione, questa, che avrebbe giovato alle ipotesi intorno alla configurazione dell’edificio sacro originale, di cui si è parlato ultimamente nell’ambito di Caravaggio Napoli.

A proposito di mostre, in appendice al volume, oltre alla bibliografia di base e specifica, sono presenti gli elenchi dei restauri che tra 1670 e 2004 hanno interessato la pittura e delle rassegne in cui appunto essa è stata esposta (nel 1983 a Washington ad esempio, ma erano altri tempi).

Nostra Signora della Misericordia, che esce con tiratura di 1.100 esemplari dal prezzo contenuto (22 €), disponibile anche nell’edizione inglese, è un’opera che non può e non dovrebbe mancare nelle personali librerie degli appassionati, prima ancora che degli studiosi; del grande lombardo e, naturalmente, del dipinto in oggetto in particolare. Un’opera capitale e di grande inventiva, che rese subito manifesto il genio caravaggesco nel contesto partenopeo del tempo e che, quello stesso talento, oggi testimonia su scala universale.


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