A Bergamo la prima mostra di sempre su Cecco del Caravaggio, allievo misterioso del Merisi


Dal 26 gennaio al 4 giugno 2023, l’Accademia Carrara di Bergamo ospita la prima mostra di sempre dedicata a Francesco Boneri, alias Cecco del Caravaggio, allievo e modello misterioso di Caravaggio, e forse anche suo amante. 

Dal 26 gennaio al 4 giugno 2023, l’Accademia Carrara di Bergamo presenta, negli spazi rinnovati del museo, la prima esposizione mai dedicata in Italia e nel mondo a Cecco del Caravaggio (Francesco Boneri, 1585 circa – dopo il 1620), il più misterioso allievo e modello di Caravaggio. La rassegna, intitolata Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello e curata da Gianni Papi e Maria Cristina Rodeschini, conta sulla presenza di 41 opere: 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, 2 opere di Caravaggio e, insieme, artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo affascinante pittore, con prestiti nazionali e internazionali da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.

Cecco del Caravaggio è noto per essere stato modello di molti capolavori di Michelangelo Merisi: è infatti l’Amore vincitore di Berlino, irriverente e giocoso, è il sensuale San Giovanni Battista della Capitolina, è molto probabilmente il chierichetto urlante del Martirio di San Matteo a San Luigi dei Francesi a Roma, è l’angelo nella Conversione di San Paolo delle collezioni Odescalchi, è David che esibisce la testa tagliata di Golia nel dipinto Borghese, e Golia è Caravaggio. È “his boy”, il ragazzo “that laid with him”, come racconta un viaggiatore inglese a metà del Seicento. È il pittore che più di altri porta la lezione del maestro a delle conseguenze estreme, libere, anticonformiste, ed è inoltre l’autore di composizioni che indicano la strada verso un iperrealismo ante litteram.

Atipico, insofferente alle regole, destinato a suscitare contrasti e forse inimicizie, sebbene pressocché assente dalle cronache storiche e da quelle giudiziarie (a differenza della maggior parte dei suoi colleghi della cerchia caravaggesca), l’enigmatica figura di Cecco del Caravaggio appare come anticonformista, capace di clamorose novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura straordinaria, implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista oltranzista, audace, prepotente e privo di timori censori, a tratti esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali.

Nato molto probabilmente all’interno del territorio bergamasco, viene considerato per anni fiammingo, francese o spagnolo; Roberto Longhi scrive di lui che è “una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico”, mentre ora grazie all’aggiornamento degli studi, quel “nordico” deve essere inteso come del Nord d’Italia, e non più d’Europa. Il caso Cecco del Caravaggio è relativamente recente: i nuovi studi avviati da Gianni Papi a partire dagli anni Novanta, così come i traguardi raggiunti, tra questi la scoperta di alcune opere, dimostrano quanto la storia dell’arte sia materia viva e vivace, capace, se perseguita, di rinnovarsi continuamente anche contro quella sorta di damnatio memoriae che ha ben presto colpito le vicende artistiche di Boneri; una specie di trascuratezza sistematica che oggi potrebbe rientrare nell’ampio spettro della Cancel Culture.

Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali (1610 circa; olio su tela; Londra, Apsley House, Wellington Museum) ©Historic England Archive
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali (1610 circa; olio su tela; Londra, Apsley House, Wellington Museum) ©Historic England Archive
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa; olio su tela; Berlino, Gemäldegalerie)
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa; olio su tela; Berlino, Gemäldegalerie)
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Angelo custode con i Santi Orsola e Tommaso (1615 circa; olio su tela; Madrid, Museo del Prado)
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Angelo custode con i santi Orsola e Tommaso (1615 circa; olio su tela; Madrid, Museo del Prado)

Per Cecco non solo vige l’assenza delle fonti ma anche una serie di cattive interpretazioni: all’iniziale confusione rispetto alla sua provenienza, ora però spiegata da Gianni Papi anche grazie ai tanti punti di contatto con la pittura di Giovanni Gerolamo Savoldo (Brescia, 1480 circa – post 1548) che, tra naturalismo e classicismo, può essere considerato il secondo grande ispiratore di Cecco, si aggiunge, nei decenni, una spiegazione del suo soprannome assai lontana dal più logico significato e cioè che “del Caravaggio” alluda semplicemente a una dimensione di vicinanza, quasi di appartenenza. A favore di questa tesi, il brano del succitato viaggiatore inglese presente a Roma intorno al 1650: il passaggio svela molto anche rispetto al fatto che il modello di Amor Vincit Omnia altri non fosse che il futuro pittore Cecco, oltre a dare una conferma alla controversa questione delle inclinazioni omosessuali di Caravaggio.

Quello che è certo è che l’apprendistato nello studio di Caravaggio doveva essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane: pressoché senza regole, gli allievi imparavano a dipingere osservando il maestro, sempre ritraendo modelli dal vero, mescolando mestiere ed esperienze di vita. L’apprendistato di Cecco ripeteva il percorso che era già stato del suo maestro e cioè quello di entrare, ragazzo, nello studio di un artista affermato e proveniente dallo stesso territorio d’origine: Simone Peterzano per Caravaggio, lo stesso Caravaggio per Cecco. Francesco Boneri vive così a fianco di Caravaggio, viene citato in alcune fonti come “Francesco garzone” o “il suo Caravaggino” o “Francesco detto Cecco del Caravaggio” nella “schola” di Caravaggio insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, a tutt’oggi considerati i quattro pittori più vicini al maestro. Cecco figura come modello per almeno sei dipinti del Merisi, tra cui il San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e il David con la testa di Golia della Galleria Borghese, che saranno in mostra.

Il percorso mette in evidenza sia autori, come Merisi e Savoldo, da cui Cecco trasse ispirazione, sia una serie di artisti che furono a lui vicini (tra i quali Valentin de Boulogne, Bartolomeo Mendozzi e Pedro Núñez del Valle), attraverso prestiti da collezioni soprattutto pubbliche: Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze, Museo del Prado di Madrid, Kunsthistorisches Museum di Vienna, National Gallery di Atene, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, Gemäldegalerie di Berlino, Galleria Borghese e Pinacoteca Capitolina di Roma, Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, Wellington Museum di Londra, Ashmolean Museum di Oxford, per citarne alcune.

La mostra di Bergamo vuole offrire per la prima volta uno sguardo trasversale e pressoché completo sull’operato di Cecco, riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore. In particolare, la Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa), proveniente da Gemäldegalerie di Berlino, ha avuto un ruolo essenziale nel determinare il primissimo nucleo di opere da parte di Roberto Longhi e dunque nel definire l’identità del linguaggio pittorico. La tela esprime l’adesione ai grandi maestri: da una parte Caravaggio, nella composizione movimentata e nelle espressioni di terrore delle figure e, dall’altra, Savoldo, nell’atmosfera tagliente e nitida, nei colori puri, nei panneggi contorti e schiacciati. Gianni Papi ha individuato un autoritratto di Cecco nell’elegante ragazzo all’estrema sinistra che, con atteggiamento defilato e un po’ dandy, osserva la scena. Il cappello rosso che indossa il giovane è un tema ricorrente nelle prime opere e lo si può ritrovare, in mostra, anche nelle tele di Varsavia e Bratislava; così come è possibile rintracciare l’elegante foggia degli abiti dei mercanti nei dipinti di figura in prestito da Atene, Londra e Oxford.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, David con la testa di Golia (1609-1610; olio su tela; Roma, Galleria Borghese) Foto di Mauro Coen
Michelangelo Merisi detto Caravaggio, David con la testa di Golia (1609-1610; olio su tela; Roma, Galleria Borghese) Foto di Mauro Coen
Gian Gerolamo Savoldo, Adorazione dei pastori (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
Gian Gerolamo Savoldo, Adorazione dei pastori (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)

Del pittore conosciamo bene il volto anche grazie a Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente da Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze nel protagonista dell’Amore al fonte, da collezione privata, oltre che grazie ai due dipinti di Caravaggio presenti in mostra, per i quali, come si è detto, Cecco posò come modello. All’interno del percorso espositivo, di opera in opera, il linguaggio di Boneri si fa sempre più riconoscibile: nell’esecuzione tormentata dei panneggi, nei bianchi dall’intensità fosforescente, nella precisa definizione degli occhi e delle palpebre e nel nitido disegno delle labbra solcate da una spessa linea che le fa sembrare dischiuse, impegnate in un canto, un sospiro, un grido soffocato.

Se la vita di Cecco è ancora avvolta nel mistero, non si può dire altrettanto, anche grazie a questo progetto curato da Gianni Papi e Maria Cristina Rodeschini, delle influenze che il pittore ha ricevuto ed esercitato, queste ultime soprattutto sulla scena romana e napoletana dell’epoca (si ipotizza infatti che Boneri seguisse Caravaggio nella sua fuga a Napoli dopo l’omicidio di Ranuccio Tomassoni nel maggio 1606). Oltre a quella bergamasca, provincia in cui probabilmente nacque e forse fece ritorno a un certo punto della sua carriera.

Considerato tra i grandi protagonisti della natura morta caravaggesca, insieme a Bartolomeo Cavarozzi e Antiveduto Gramatica, Cecco dovette influenzare anche la ricerca di Evaristo Baschenis (1617 – 1677). Il prete-pittore di origini bergamasche, ampiamente rappresentato nelle collezioni di Accademia Carrara, è certamente debitore della lezione magistrale del Boneri nel realismo dei brani di natura morta e nella resa degli strumenti musicali della serie dei Fabbricanti. In mostra, il confronto tra i due autori è favorito tramite un’opera in prestito e, all’interno del percorso permanente, nella sala dedicata a Baschenis.

Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello, prima esposizione a occupare i nuovi spazi del museo dedicati ai progetti temporanei, oltre a fare luce su un autore importante, aspira anche a restituire attenzione a quei “pittori della realtà” di origine lombarda - secondo la definizione di Roberto Longhi - ai quali si cerca di restituire il giusto ruolo nel panorama artistico europeo di quegli anni.

“Cecco si distingue per una raffigurazione iperrealista e anticonformista, tagliente e inquieta, satura di una materia pittorica densa e lucente”, afferma Gianni Papi. “Una cifra stilistica particolare: come lui nessuno maneggia e costruisce interrogativi figurativi (per noi, a distanza di quattro secoli, blindati e criptici), rivestendoli di un esasperato naturalismo”.

“La mostra di Cecco”, sottolinea Maria Cristina Rodeschini, “presenta un pittore che merita di entrare nell’Olimpo dei più interessanti pittori caravaggeschi italiani. La sua più che probabile origine nel territorio di Bergamo è un motivo in più per aver fatto questa scelta. Inoltre l’interesse del pittore per la magnifica pittura di Savoldo e l’influenza esercitata su Evaristo Baschenis, declina un trait d’union tra Brescia e Bergamo - città e territori che nel 2023 avranno insieme il titolo di Capitale italiana della cultura – di sicura prospettiva”.

Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito dell’Accademia Carrara, https://www.lacarrara.it/.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraCecco del Caravaggio. L’Allievo Modello
CittàBergamo
SedeAccademia Carrara
DateDal 26/01/2023 al 04/06/2023
ArtistiCaravaggio, Cecco del Caravaggio
CuratoriGianni Papi, Maria Cristina Rodeschini
TemiSeicento, Barocco, Arte antica

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