Ecco perché i problemi del sovraffollamento di turisti piacciono a sindaci ed assesori


Sindaci e assessori si lamentano in continuazione dell’overtourism, ma poi non fanno niente per affrontare il problema. Anzi: alcuni progetti (come il potenziamento della stazione di La Spezia Migliarina) lo aggraveranno. Come si governa allora il turismo?

Il numero dei turisti in giro per il pianeta (ed ormai anche oltre, visto il successo dei pur costosissimi viaggi spaziali) è tornato a crescere inesorabilmente. La parentesi della pandemia di Covid-19, per quanto non ancora completamente chiusa, ha soltanto rallentato un processo che porterà presto a superare la barriera dei 2 miliardi di turisti internazionali in un anno, cioè di coloro che trascorrono almeno una notte in uno stato che non è quello di residenza. Un numero che quindi non considera i turisti cosiddetti domestici, cioè coloro che fanno viaggi o vacanze all’interno del proprio paese.

La barriera dei 2 miliardi di turisti internazionali potrà essere raggiunta nel 2030, forse anche prima o forse qualche anno dopo. Ma poco cambia: il dato di fondo è che i turisti aumentano ed aumenteranno a prescindere da ogni azione di promozione o di accoglienza che il Ministero del Turismo o le singole destinazioni italiane metteranno in campo. E, del resto, questo è uno degli alibi perfetti (che non sempre si ha l’onestà ed il coraggio di dichiarare apertamente) che giustifica il disinteresse di amministratori e politici verso il turismo. Non dipende soltanto dal fatto che i turisti non votano e, dunque, conviene spendere soldi in settori che garantiscono solidi consensi elettorali, dirottando i soldi provenienti dall’imposta di soggiorno a galoppini elettorali che si occupano di curare e coltivare i preziosi serbatoi di voti. La valutazione di fondo è che appare del tutto inutile spendere soldi per governare flussi turistici che già arrivano e crescono da soli, per spinta autonoma. Salvo poi far finta di lamentarsi di fronte a fenomeni di eccesso di turisti in alcune destinazioni (o meglio: in specifici e circoscritti luoghi di una destinazione) ed annunciare provvedimenti improbabili o individuando nemici facili da colpire come gli affitti brevi nei centri storici. Nemici perfetti per lucrare il consenso degli elettori (in larga parte, italiani che odiano i turisti) ma assolutamente sbagliati. È solo un modo per dare la colpa a qualcuno e provare a nascondere che da decenni poco o nulla viene fatto per la gestione e la tutela dei centri storici in termini di politiche abitative, sistema commerciale, riduzione dell’inquinamento dell’aria e decoro urbano.

Turisti alla Fontana di Trevi
Turisti alla Fontana di Trevi
Turisti a Venezia. Foto: Jean-Pierre Dalbéra
Turisti a Venezia. Foto: Jean-Pierre Dalbéra

Dico fare finta di lamentarsi, perché poi avere una destinazione piena, o strapiena, di turisti alimenta una piccola/grande economia di base, che garantisce consensi e produce comunicati stampa trionfali di politici ed amministratori. Dico fare finta di lamentarsi del cosiddetto overtourism, perché l’adozione di serie politiche di gestione di una destinazione richiederebbe tre ingredienti che non piacciono affatto a sindaci ed assessori: spendere somme di denaro notevoli per dare servizi veri ai turisti, dare potere decisionali a tecnici competenti e che non ragionano con la testa avvolta in una bandiera di partito (di qualsiasi partito), fare scelte impopolari sul breve periodo.

Gli esempi si sprecano. Venezia promette e minaccia da anni di mettere un ticket di ingresso alla città, che servirà solo a fare cassa e dare soldi in più da spendere all’amministrazione comunale, ma non potrà ridurre il numero di escursionisti e turisti. Se io voglio vedere Venezia, potranno mai essere 5 o 10 euro di ticket a farmi cambiare idea? Se a Roma viene concesso di portare l’imposta di soggiorno fino a 10 euro a notte (una cifra senza nessun senso logico e tecnico) è soltanto per risanare il bilancio comunale, ed ovviamente anche le altre città hanno subito chiesto di poter fare altrettanto. Ma quanti rinunceranno ad andare a Roma perché la camera costa 100 euro invece di 80? Il delicato equilibrio delle Cinque Terre è messo a rischio da flussi di visitatori che sono già oltre i limiti della sostenibilità. Ma invece di trovare il modo di limitare i numeri in maniera razionale, si potenzia la stazione ferroviaria di La Spezia Migliarina per farne un hub ferroviario che renderà ancora più facile gli arrivi di massa.

Ed infine c’è il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che cerca di farci credere che ospitare la partenza del Tour de France 2024 (un evento storico ed importantissimo, ma il 29 giugno non è proprio quella data di bassa stagione in cui a Firenze ci sono pochi turisti), “servirà anche a mostrare al mondo come la città sta cambiando e sta investendo sempre di più sulla mobilità lenta e sostenibile”. Ma credo che sia solo campagna elettorale per essere eletto al Parlamento europeo.

L’unico a fare un tentativo serio è Josep Ejarque (non a caso un tecnico e non un politico), nominato destination manager di Amalfi (al momento solo fino al 31 dicembre 2023) con un programma di progressiva riduzione del numero di turisti: di fronte ad un picco giornaliero di 17.800 persone al giorno, la soglia di sostenibilità è stata fissata a 14 mila sul medio periodo, per poi scendere magari fino a 10 mila. Il sindaco Daniele Milano, al momento, lo appoggia con forza, ma saprà reggere la pressione politica di fronte ai numeri in calo ed alle proteste degli operatori economici? E, avvicinandosi la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2025, saprà tenere la barra dritta oppure dirà, come spesso è avvenuto, che i tecnici sono bravi, anzi bravissimi, ma non hanno sensibilità politica?

Turisti alla stazione di Vernazza, Cinque Terre
Turisti alla stazione di Vernazza, Cinque Terre
Turisti in piazza della Signoria a Firenze
Turisti in piazza della Signoria a Firenze

Perché tutti gli amministratori amano lamentarsi dei troppi turisti, che “invadono, non comprano, sporcano e se ne vanno, creando non pochi disagi a chi abita in questa città”, come ha dichiarato Vanna Giunti, assessore al turismo del Comune di Siena (perché in Italia abbiamo anche assessori al turismo che odiano i turisti). Ma trent’anni di esperienza mi dicono che poi, di fronte alla prima flessione di arrivi e presenze, foss’anche del 2%, scoppiano le polemiche e le accuse di non saper mantenere una destinazione attrattiva.

Un punto di svolta potrebbe essere il primo Rapporto sull’overtourism realizzato da Antonio Preiti per Sociometrica, perché cerca di definire alcuni standard oggettivi per inquadrare il fenomeno, definirlo in termini tecnici e quindi affrontarlo senza farsi distrarre da una percezione che può spesso risultare fuorviante. Basandosi, invece, sulla raccolta di dati statistici sul numero di visitatori e tassi di occupazione delle strutture ricettive; effettuando interviste e sondaggi con residenti, proprietari di attività commerciali e turisti per comprendere le loro percezioni dell’esperienza turistica; mappando i movimenti dei turisti e le aree realmente congestionate; valutando l’impatto delle politiche o delle azioni realizzate per affrontare il fenomeno.

Lo stesso Preiti scrive che si tratta di analisi costose, ma necessarie se si vuole fare un lavoro serio ed efficace. Sono realmente curioso di vedere quale sarà la prima amministrazione comunale ad adottare questo metodo di lavoro.


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