Una vacanza in Sud America si è trasformata in un caso internazionale di restituzione di beni culturali. È successo a una turista genovese, rientrata dal Perù con due manufatti acquistati per curiosità, che si sono rivelati autentici reperti precolombiani appartenenti a importanti civiltà dell’area andina. Il loro ritorno è stato ufficializzato con una cerimonia di consegna al Castello D’Albertis di Genova, alla presenza dell’ambasciatore della Repubblica del Perù in Italia, Manuel José Antonio Cacho-Sousa, e dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Tra i “souvenir” acquistati dalla donna, due oggetti di tessuto: una borsetta maschile, usata tradizionalmente per contenere foglie di coca, e un frammento bordato di tessuto decorato con piccole facce stilizzate.
L’analisi condotta dai militari, in collaborazione con esperti del settore e autorità peruviane, ha permesso di identificare con precisione l’origine e la natura dei due manufatti. La bordatura di tessuto risultava essere parte di un manto funerario appartenente alla cultura Nasca, fiorita tra il 200 a.C. e il 600 d.C. nella zona meridionale della costa peruviana. Il reperto, in particolare, presentava 26 piccole faccine bifacciali, un elemento tipico del culto delle cosiddette “teste trofeo”, una pratica rituale legata alle credenze religiose e funerarie di quella civiltà. La borsetta, invece, è stata attribuita alla cultura Chiribaya, attiva nella stessa area geografica ma in epoca più tarda, tra il 1000 e il 1470 d.C., durante il cosiddetto Periodo Intermedio Tardo della storia precolombiana. L’oggetto, probabilmente utilizzato da uomini adulti per il trasporto rituale delle foglie di coca, era stato confezionato con tecniche tessili tradizionali ancora riconoscibili, e versava in ottimo stato di conservazione. La provenienza illecita dei due oggetti è stata accertata nel corso delle indagini. I manufatti erano stati sottratti in maniera illegale dal loro contesto originario, presumibilmente a seguito di scavi clandestini, e messi in circolazione nel mercato nero internazionale. Il fatto che siano finiti in mano a un’acquirente ignara ha permesso, paradossalmente, di avviare una procedura di restituzione rapida, favorita dalla collaborazione tra le autorità italiane e quelle peruviane.