Restaurata grazie a Louis Vuitton la spinetta del Museo Correr di Venezia. È tornata a suonare dopo oltre due secoli


Restaurata grazie al sostegno di Louis Vuitton la spinetta del Museo Correr di Venezia, realizzata intorno al 1552 da Franciscus Patavinus. Ora, dopo oltre due secoli, ha riacquistato la sua piena funzionalità sonora. 

Restaurata la spinetta del Museo Correr di Venezia realizzata intorno al 1552 da Franciscus Patavinus e ora, dopo oltre due secoli, torna a suonare. Il restauro è stato reso possibile grazie al sostegno di Louis Vuitton, in un intervento che rientra nelle attività di valorizzazione del patrimonio artistico della Fondazione Musei Civici di Venezia, curato da Graziano Bandini con la collaborazione del Laboratorio Arvedi di Diagnostica Non Invasiva (CISRIC) dell’Università di Pavia.

Appartenente alla famiglia del clavicembalo, la spinetta si distingue per le sue dimensioni ridotte e una sonorità più raccolta, destinata ad ambienti privati. Diffusissima tra la fine del Quattrocento e il Seicento, era infatti utilizzata in contesti aristocratici e colti ed era spesso suonata da donne. L’esemplare veneziano, realizzato da Franciscus Patavinus e datato alla metà del Cinquecento, è un caso raro di conservazione pressoché integrale. L’attribuzione è stata confermata da un confronto con un virginale, piccola spinetta diffusa in Inghilterra in epoca elisabettiana, conservato al Conservatoire Royal de Musique di Bruxelles. A Patavinus è inoltre attribuito un cembalo conservato al Deutsches Museum di Monaco. Anche la scritta «basi» incisa nella parte sinistra della tastiera è u elemento di autenticazione.

Questa preziosa testimonianza della cultura musicale della metà del Cinquecento venne acquistata dal Museo Correr all’inizio del Novecento e studiata dettagliatamente nel 1995 dallo specialista Grant O’Brien. Solo con il recente intervento avviato nel 2021 e curato da Graziano Bandini, la spinetta ha riacquistato piena funzionalità.

La spinetta restaurata
La spinetta restaurata
La spinetta restaurata
La spinetta restaurata

Il restauro ha riguardato in particolare il mobile ottocentesco che la custodisce, mentre lo strumento cinquecentesco è stato ritrovato in condizioni eccezionali: i ponticelli erano ancora nella loro posizione originale e la tavola armonica non presentava rimaneggiamenti. Per ripristinare la funzionalità musicale, sono stati ricostruiti i salterelli, ovvero i piccoli leveraggi in legno che permettono ai tasti di pizzicare le corde, attraverso un accurato intervento tecnico che ha restituito allo strumento la sua voce originale. Le corde sono state reinstallate, mentre i salterelli originali sono stati accuratamente conservati. L’intervento è stato anche occasione per applicare metodi di ricostruzione storica, basati sull’uso di unità di misura pre-metriche come once e piedi veneziani.

“Il ritorno al suono di questo strumento non è solo un gesto conservativo”, ha sottolineato Andrea Bellieni, curatore del Museo Correr, “ma un modo per riattivare una memoria viva. Restituire voce a un oggetto antico significa ricollocarlo nel suo contesto originario: non come semplice reperto, ma come testimone attivo della cultura che lo ha generato”.

“La straordinaria conservazione della spinetta”, ha affermato Graziano Bandini, “costituisce la sua unicità. Ritrovare lo strumento intatto nella sua struttura originale è un evento davvero raro nel panorama degli strumenti musicali antichi”.

Il Museo Correr, parte del sistema dei Musei Civici di Venezia, custodisce oggi una collezione di circa settanta strumenti storici, grazie a donazioni, lasciti e acquisizioni. Tra i pezzi più rilevanti spiccano, oltre alla spinetta di Patavinus, l’organo realizzato da Lorenzo Gusnasco da Pavia nel 1494, capolavoro dell’arte organaria del tardo Quattrocento.

La spinetta torna a suonare
La spinetta torna a suonare


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