Segni del Genio: il Museo della Grafica di Pisa


Il Museo della Grafica, che trova spazio nel superbo Palazzo Lafranchi a Pisa, nasce come importante strumento per la didattica della storia dall’arte, grazie al contributo di grandi personaggi. Oggi è un’istituzione che riesce a dialogare con molteplici pubblici attraverso mostre sempre diverse.

L’Università di Pisa è detentrice di uno straordinario patrimonio culturale e scientifico, che l’Ateneo ha messo insieme nella sua lunghissima storia, che risale quantomeno al 1343, anno in cui venne ufficialmente istituito, benché secondo alcuni storici sia perfino più vecchio. Oggi questo ingente capitale è distribuito in numerosi musei universitari, taluni di fondazione molto antica o con nuclei collezionistici che hanno iniziato ad essere accumulati molti secoli fa.

Decisamente più recenti sono invece le vicende del Museo della Grafica, che occupa gli spazi di Palazzo Lanfranchi solo dal 2007, e la cui collezione si è formata dalla metà del XX secolo. Ciononostante, in un lasso di tempo relativamente breve è diventato “tra i gioielli più preziosi, anzi forse il più prezioso” dell’Università pisana, come ne scrisse Luciano Modica, politico e rettore dell’Ateneo dal 1993 al 2002. L’immensa collezione del museo formata da disegni e grafiche è tra le più grandi in Italia del suo genere, ma annovera anche manifesti, fotografie e molto altro, si lega indissolubilmente a grandi personaggi dell’Università e più in generale della storia dell’arte italiana. Le origini del museo, infatti, vanno rintracciate nel 1957 quando l’Istituto di storia dell’arte di Pisa decise sotto la direzione di Carlo Ludovico Ragghianti di celebrare l’ottantesimo compleanno di Matteo Marangoni, che dal 1929 al 1951 aveva tenuto la cattedra di storia dell’arte.

In quell’occasione si rendeva disponibile, presso i rinnovati locali dell’Istituto, la fototeca appartenuta a Marangoni, repertorio fotografico di opere d’arte su cui allenare l’occhio del connoisseur. Regalo inatteso di quei festeggiamenti fu la donazione della collezione di oltre mille fogli tra grafiche e disegni, raccolti da Sebastiano Timpanaro, fisico ed erudito, in contatto con alcuni dei più grandi intellettuali dei suoi tempi, come Eugenio Montale. La donazione formalizzata dalla famiglia fu accolta con grande lungimiranza da Ragghianti che diede così vita a una delle prime raccolte pubbliche di grafica moderna e contemporanea in Italia.

Palazzo Lanfranchi a Pisa
Palazzo Lanfranchi a Pisa
Interni di Palazzo Lanfranchi
Interni di Palazzo Lanfranchi
Interni di Palazzo Lanfranchi
Interni di Palazzo Lanfranchi

L’intento di musealizzare la raccolta rispondeva per Ragghianti a finalità didattiche: “Lo studio del disegno, e bene spesso della grafica in genere, costituisce un’esperienza fondamentale per lo studioso e per ogni studente, perché il disegno è più di frequente l’atto espressivo più autentico e diretto dell’artista, quello in cui la sua personalità formale si rivela nudamente, nel tratto carico di sentimento e di energia, in tutta la verità del processo di ricerca e di espressione.”

Nasceva così il Gabinetto dei Disegni e Stampe dell’Istituto di storia dell’arte dell’Università di Pisa, istituzione che nei mesi successivi si sarebbe immediatamente ingrandita. Questo primo nucleo di stupefacente qualità annoverava opere di Jacques Callot e Federico Barocci, Salvator Rosa e Piranesi, Tiepolo e Canaletto, ma anche autori dell’Ottocento, fra cui Giovanni Fattori, Honoré Daumier, Antonio Fontanesi, Telemaco Signorini, James Ensor, Pierre Auguste Renoir, e molti del primo Novecento che erano stati in diretto contatto con Timpanaro, come Luigi Bartolini, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Giorgio Morandi, Mino Maccari, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Carlo Carrà solo per citarne alcuni.

Ben presto grazie all’invito di Ragghianti che spronava gli artisti italiani di far omaggio a Timpanaro e Marangoni facendo “dono di disegni e opere grafiche originali”, entrarono nel Gabinetto oltre 300 opere di artisti contemporanei come Lucio Fontana, Antonij de Witt, Ennio Morlotti, Bruno Munari, Emilio Vedova. Meno di otto anni dopo erano oltre 3.500 le donazioni ricevute, tra cui una litografia con dedica da parte di Pablo Picasso. A queste si aggiunse un deposito perpetuo nel 1967 da parte della Calcografia Nazionale di Roma di una cospicua serie di incisioni, in gran parte tirature ottocentesche, e in tempi successivi un fondo di oltre seicento fogli, tra incisioni e disegni, donato dagli eredi di Giulio Carlo Argan, che testimoniavano le numerose relazioni dello storico dell’arte torinese con generazioni di artisti, come Primo Conti, Antonio Corpora, Concetto Pozzati e Giuseppe Uncini.

Con questa straordinaria collezione il Gabinetto Disegni e Stampe divenne un’eccezionale palestra per gli studenti di storia dell’arte di Pisa, e al contempo intrecciò una lunga e prolifica attività espositiva che coinvolse musei, gallerie e scuole. Dar notizia di tutte le mostre, anche itineranti, che furono realizzate dal Gabinetto è impresa impossibile, per una lista che annovera mostre collettive sulla grafica, monografiche dedicate a celebri protagonisti come Giovanni Fattori, Emilio Greco, Lorenzo Viani, o dedicate all’architettura e alla fotografia.

Il Gabinetto che si arricchì di ulteriori donazioni, avrebbe peregrinato in diverse sedi nella città di Pisa, quando finalmente nel 2007 anche con il contributo del Comune, dette vita al Museo della Grafica che trovò definitiva collocazione nell’imponente Palazzo Lanfranchi affacciato sull’Arno. L’aristocratico edificio, derivato dal rimodellamento di alcune case-torri di origine medievale, prende il nome dalla nobile famiglia pisana che vi visse con continuità dal XVI secolo fino al XIX secolo, infine fu acquistato dal Comune di Pisa alla metà del Novecento. Nei decenni successivi la residenza fu interessata da importanti lavori di restauro, che mirarono a riportarne in luce i vari interventi che si erano succeduti nei secoli, tra cui delle superfici murarie decorate a pittura.

Allestimento della mostra Sergio Ruzzier. Storie vere di gatti, topi, volpi e pulcini
Allestimento della mostra Sergio Ruzzier. Storie vere di gatti, topi, volpi e pulcini
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra L’ ARTE DELLA NATURA. Plinio il Vecchio 2000 anni dopo
Allestimento della mostra Il bosco verticale. Fotografie di Simona Bellandi
Allestimento della mostra Il bosco verticale. Fotografie di Simona Bellandi
Allestimento della mostra Al Campo Santo dei Miracoli Pisani il Trionfo della Morte e altre storie
Allestimento della mostra Al Campo Santo dei Miracoli Pisani il Trionfo della Morte e altre storie

Oggi il museo dispone di ambienti di grande fascino in laterizio e pietra, che si sviluppano su più livelli, mentre al piano terra si trovano oltre la biglietteria e il bookshop, l’aula didattica, alcuni spazi espositivi e per le conferenze, e una saletta multimediale che permette di consultare attraverso touch screen una selezione delle oltre 13.000 opere conservate nei depositi. Il museo pisano non si limita ad esporre la collezione permanente a rotazione, permettendo così di assicurare oltre alla fruibilità del patrimonio, anche la conservazione delicatissima delle carte, ma dà vita ad un’attività espositiva che per vivacità ha ben pochi rivali.

Infatti, ogni anno vengono approntate circa una ventina di mostre, e non di rado quattro o cinque in contemporanea. Sono esposizioni allestite valorizzando il patrimonio e mettendolo anche in relazione a prestiti che provengono da altre collezioni di ateneo o di altri enti o privati.

I temi delle mostre sono spesso multidisciplinari: si spazia dalla grafica fino alla fotografia, sono state dedicate mostre al fumetto, come quella del 2024 su Tuono Pettinato, e anche al cinema come, ad esempio, quella su Alfred Hitchcock. C’è spazio perfino per le scienze, con esposizioni dedicate a Galileo e alla pittura botanica, fino ad arrivare alla storia della tecnologia con una mostra sull’Olivetti. Gli aspetti messi in luce da questa esuberanza espositiva sono incalcolabili; ogni mostra inoltre benché di dimensioni contenute è generalmente preceduta da una grande attenzione per lo studio e la ricerca, la grafica e gli allestimenti.

Frequentemente il Museo della Grafica asseconda con le sue iniziative eventi o mostre che si tengono in città, fungendo da corollario e approfondimento, come accade con le grandi rassegne di Palazzo Blu, ad esempio accompagnando la mostra sui Macchiaioli del 2022/2023 con un’esposizione dal titolo Oltre la Macchia. Incisioni di Giovanni Fattori, o quella di Hokusai 2024/2025 con l’appuntamento Immagini dal Giappone che ha visto protagoniste le stampe della collezione Farnesi, accompagna inoltre altri eventi come la Biennale d’architettura di Pisa, i festival di fumetto e molto altro.

Con attività variegate, il Museo della Grafica continua a farsi erede delle finalità del Gabinetto Disegni e Stampe, cioè da un lato quello di essere utile strumento per la didattica e di valorizzare le proprie collezioni, ma riesce anche a proporre iniziative dirette a pubblici diversi tra loro per interessi ed età, e contemporaneamente a intessere un proficuo rapporto con il territorio e la comunità circostante.


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Jacopo Suggi

L'autore di questo articolo: Jacopo Suggi

Nato a Livorno nel 1989, dopo gli studi in storia dell'arte prima a Pisa e poi a Bologna ho avuto svariate esperienze in musei e mostre, dall'arte contemporanea, alle grandi tele di Fattori, passando per le stampe giapponesi e toccando fossili e minerali, cercando sempre la maniera migliore di comunicare il nostro straordinario patrimonio.



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